Come separare la propaganda elettorale dalle vere questioni
SIENA. Che la questione del Monte e della Fondazione fosse uno dei temi più importanti della campagna elettorale era abbastanza prevedibile, come era prevedibile che molti dei candidati, per limiti politici o personali, usassero questo tema a scopo eminentemente propagandistico, sollevando questioni in modo esclusivamente demagogico, dimostrando di conoscere solo superficialmente gli argomenti rilevanti.
Proviamo quindi noi a fare un po’ di chiarezza, a separare il grano dal loglio, la propaganda elettorale da quelle che sono le vere questioni sul tappeto.
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Chiarezza su ciò che è avvenuto: come sia stato possibile che una delle banche più robuste e una delle fondazioni più ricche d’Italia si siano ridotte nell’attuale stato comatoso. Visto che il conto di tutto ciò l’ha pagato, lo sta pagando e lo pagherà la comunità, essa ha il diritto di sapere la verità. Il prossimo sindaco dovrà impegnarsi strenuamente per offrire questa verità al suo popolo. Nonostante tutto il loro sforzo e sfarzo propagandistico è più che evidente che non potranno farlo né Valentini (che ha appena ottenuto l’endorsement di Ceccuzzi, primo artefice del disastro e che fa parte organica del PD, partito con le massime responsabilità sia politiche che, forse, penali in ciò che è accaduto) e che è il candidato del Monaci che faceva parte del gruppo di potere che ha comandato in città fino a ieri e che è il capo di quel Gabriello Mancini che ha sfasciato la fondazione, nè il Neri , (che è il candidato dell’altro Monaci e di quel PDL che è stato il compiacente alleato, con Verdini ed il gruppo dirigente senese, di Ceccuzzi). Per loro sarà impossibile; loro sono stati scelti per coprire non per scoprire la verità. Solo un sindaco nuovo del tutto e non compromesso con il passato regime può farlo.
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Difesa dei livelli di occupazione. Qui è il trionfo della demagogia. Dire di essere contro alle esternalizzazioni o ad altri comportamenti punitivi nei confronti dei lavoratori è facile, specialmente prima delle elezioni. Riuscire ad immaginare un percorso credibile di rilancio e di ripresa della banca è molto più difficile. E’ abbastanza improbabile che coloro che ne hanno causato lo sfascio del Monte e della Fondazione e chi li sostiene (Valentini e Neri) possano credibilmente presentarsi come quelli che le rilanceranno.
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Il futuro del Monte. Questo è il punto più critico e sul quale gli altri candidati a sindaco hanno poco o niente da dire. Il piano di Profumo è invece abbastanza chiaro se si hanno gli occhi per vedere. Tentare di costi di ridurre i costi della banca – attraverso il canale più semplice , quello che richiede meno fantasia e capacità imprenditoriale, la riduzione del costo del personale (licenziamenti, esternalizzazioni e quant’altro) -, liberarsi dalla regola statutaria che limita al 4% il voto in assemblea, per tutti i soci diversi dalla fondazione e poi offrire la banca al miglior offerente. Che potrà essere o un solo socio forte, magari un’altra banca non italiana con cui Profumo è già d’accordo, o magari un gruppo di investitori non industriali che lascerebbero il comando al Presidente – e forse è questa la soluzione a cui Profumo sta lavorando.
La cosa ancora più grave è che la comunità senese, da sempre proprietaria della banca, ha perso, grazie all’insipienza della sua classe dirigente, ogni possibilità di intervento e ogni voce in capitolo non solo sulle scelte strategiche ma anche sul futuro assetto proprietario della banca stessa. Mentre è certo che nulla potrà essere più come prima e che la fondazione non potrà che diminuire ulteriormente il pacchetto di azioni della banca, il destino della nostra banca è quanto mai incerto e nessuno sembra intenzionato realmente a discuterne. Chi deciderà il tutto? Profumo. Il ruolo della comunità senese: nullo, assolutamente nullo. Cosa dicono Neri e Valentini, nulla, solo parole al vento. Ben nascosti dietro Profumo.
Il nuovo sindaco dovrà nei prossimi mesi svolgere un ruolo attivo e creativo. Non di semplice e retorica protesta ma di proposta intelligente e motivata.
Questo è quello che faremo noi quando Laura sarà sindaco:
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Chiedere con forza che il futuro del Monte non venga deciso né dal solo Profumo che massimizzerà il suo personale beneficio e non già quello della comunità locale e nazionale, né, come la retorica liberistica potrebbe suggerire, dal mercato;
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Porre nell’interesse della comunità nazionale e della stabilità dei mercati bancari europei al centro della discussione il tema della “diversità” della struttura proprietaria del Monte: banca di diritto privato ma con un azionariato di riferimento che non è un’altra banca o il capitale finanziario ma una comunità di cittadini;
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Aprire immediatamente un tavolo di contrattazione con il governo nazionale sul futuro del Monte. Se, come è molto probabile, la banca non riuscirà a restituire i Monti Bond – e forse sarebbe conveniente non lo facesse – , lo stato entrerà massicciamente nel capitale della Banca. La posizione del Governo non può essere solo passiva; ma deve dimostrare di saper adottare una strategia attiva di politica industriale simile a quelle adottatale da altri paesi europei, Germania compresa, che hanno saputo difendere con forza la peculiarità del loro sistema bancario.
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La specificità della struttura proprietaria del Monte può e deve diventare il suo asset principale. In questo momento storico le banche non godono di particolare polarità, ma il prodotto principale che vende la banca è proprio la fiducia. Presentarsi come la banca di una comunità sebbene con le peculiarità di una banca medio-grande può, se ben gestito, essere la principale fonte di vantaggio competitivo del Monte e il primo tassello di un nuovo piano industriale.
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Nel contempo la nuova sindaca garantirà attraverso nomine trasparenti e basate esclusivamente sulla competenze e sul merito che la nuova deputazione della Fondazione riformi integralmente il prprio statuto per garantire la comunità locale e quella nazionale che le storture, per usare un eufemismo, del passato non si ripeteranno nel futuro.
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Solo una politica di recupero e di rilancio è in grado di difendere concretamente i livelli occupazionali, condizione necessaria per far ripartire economicamente tutto il tessuto sociale cittadino.
Il gruppo di potere che ha sgoverrnato Siena negli ultimi vent’anni – Valentini compreso – ha quasi completamente distrutto insieme all’immagine della città anche il secolare patrimonio della nostra banca. Difenderne quel che resta dagli avvoltoi che già gli volano sopra in cerchio non sarà facile.
Difendere nella realtà la specificità della nostra banca è qualcosa che vale la pena fare sia nell’interesse di Siena che dell’Italia intera ed è quello che farà Laura quando diventerà sindaco di Siena.
Sinistra per Siena – Circolo Città Domani