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Direttore responsabile Raffaella Zelia Ruscitto
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Spotorno toglie l’ultimo velo alla politica. E ne mostra ogni distorsione

Il presidente dei Funzionalisti presente al convegno della CDL, a Poggibonsi, parla di "voto di scambio", "referendum" e "democrazia"

di Raffaella Zelia Ruscitto e Erica Nencini

SIENA. “Ho abitato il palazzo romano del potere. Ho fatto politica dentro il palazzo romano del potere. So che succede dentro il palazzo romano del potere”. Si è presentato così Giannantonio Spotorno, ex dirigente di spicco della Dc e dell’Udc, giornalista ed attualmente presidente del gruppo “Funzionalisti” durante il convegno della CDL regionale tenutosi a Poggibonsi lo scorso venerdì.

“Apparteniamo ad uno Stato criminale; non corrotto o ladro, ma criminale. Il peggior nemico del popolo è lo Stato, mettiamocelo in testa. E ora vi dico come fa a sfruttare il popolo.  Come fanno a tenerci fuori dalle decisioni reali (perchè sia chiaro non siamo in democrazia)? E’ molto semplice: con il voto. Sapete cos’è il voto di scambio? C’è qualcuno che mi sa dire in quali voci del bilanci pubblico grava, per quanti voti e per quanti milioni di euro? Questo Paese, compra dieci milioni di voti e spende più di cento miliardi di euro all’anno per pagare questi dieci milioni di voti. Sapete come fa? Questo paese ha sessantadue milioni scarsi di abitanti, quasi quarantacinque milioni di aventi diritto al voto e il 50% non vota più, esattamente ciò che il potere politico vuole. Andare a votare non serve più a niente, tra l’altro, ed è quello che il potere vuole. La metà di 40 milioni e rotti, diciamo che fa 21 milioni circa e sono il numero di coloro che mediamente vanno a votare. La metà di questi  ventuno milioni sono dieci milioni: il famoso voto di scambio”.

“Partiamo dal fatto che il rapporto popolazione e stipendio pubblico italiano è il più alto del mondo – dice Spotorno –  Sessantadue milioni di abitanti con quattro milioni circa di impiegati dello Stato, a cui vanno aggiunti i parenti.  Spesso si inventano ruoli ed enti per poter dare lavoro a persone. Circa la stessa cosa avviene con quelle che io chiamo le consulenze. Ci sono persone che accedono a Palazzo Madama per dare consulenza professionale chi da medico, chi da avvocato, chi da ingegnere, a 30 mila euro al mese. È chiaro il discorso? E qua abbiamo 2 milioni di individui che però sono privati, non assunti ma hanno un rapporto professionale. E gli appaltifici? Qui abbiamo ancora un 3 milioni e poco più di voti. Poi abbiamo ancora un milione circa di voti che costano pochissimo che sono pagati direttamente dal candidato. Vi faccio l’esempio. Sono un professionista candidato in un partito. Trasformo il mio studio professionale in una sorta di call center e i miei impiegati hanno l’elenco degli indigenti del mio collegio elettorale. Questi vengono chiamati e invitati ad un incontro con  me, professionista candidato. Quelli, che non hanno soldi per campare vengono nel mio studio… Se io vi dico – perché vi voglio scandalizzare – che una scheda elettorale falsa può diventare vera?”. In sala i presenti si guardano, tra il sorpreso e l’incredulo.

“Ma dico io… ci vorrebbe tanto a stampare un numero progressivo sulle schede elettorali? No! Eppure le schede elettorali  vengono stampate a camionate e arrivano al seggio dove vengono vidimate nell’istante in cui il presidente del seggio mette il timbro del seggio e la firma. E chi nomina i presidenti di seggio? I partiti, attraverso le amministrazioni comunali. Quindi io, tornano all’esempio, ho nel seggio 51, un amico che è di fiducia e che io ho segnalato. In quel seggio arriva una camionata di schede. Cosa fa il mio amico? Prende una scheda, la firma, la vidima e me la passa in bianco. Io prendo questa scheda, la piego e la metto in tasca. Parlo poi con la persona che la mia segretaria ha contattato e che è venuta nel mio studio. Gli faccio tutto il discorso retorico circa l’aiuto che vorrei dargli vista la sua condizione economica precaria e poi chiedo: “Mi voti?”.  E gli offro 100 euro. Gli dico, in tutta confidenza che posso dargli una scheda già compilata. Gli spiego che dovrà solo andare al seggio, prendere la scheda che gli verrà data dal presidente, entrare nella cabina elettorale, togliersi di tasca la scheda già compilata e mettersi in tasca quella bianca. Consegnare la scheda compilata e portare a me la scheda bianca. Sarà la prova che l’uomo si è recato a votare e che la scheda compilata è nell’urna. Cinquanta euro prima del voto, 50 euro alla consegna della scheda bianca. E tu sei mio amico. Questo giochino avviene per circa un milione di voti”.

Dichiarazioni shock quelle di Giannantonio Spotorno che non cambiano di una virgola l’opinione che la platea ha dei politici in generale ma che danno una misura ben più estesa di quanto umanamente immaginabile da parte di chi nelle stanze del potere non c’è mai entrato. Ma Spotorno è un fiume in piena e non intende fermarsi.

“Volete parlare dei referendum? Sono la prima truffa popolare. Balle che il referendum è uno strumento di politica popolare. Ve ne racconto una che vi farà rizzare i capelli sulla testa. Sono in Palazzo Chigi con il naso contro uno dei vetri delle finestre al primo piano a guardare una manifestazione di protesta in piazza Colonna. Mi viene accanto un vecchio senatore di cui non faccio il nome perché è morto  ma spero che non sia in paradiso), e mi fa: “Quanto sono deficienti” “Mi scusi senatore, ma sta parlando di italiani” “Sono dei deficienti. Venga in commissione che le faccio vedere”. La commissione aveva deciso che con la legge che passava sotto il nome di finanziamento pubblico ai partiti si prendevano pochi soldi (ovvero 12o milioni di euro all’anno).  Erano pochi. Siccome questo popolo vuole sempre punire i politici qualcuno disse: “Ci vuole in minuto. Mettiamo sulla bocca del popolo che questa legge va abrogata, questi ci cascano come cretini e dopo sei mesi le cambiamo il nome e raddoppiamo i contributi. Infatti oggi non si chiama più finanziamento pubblico ai partiti ma contributo elettorale. Ed è passata da 120 milioni di euro a 250 milioni di euro. E noi stupidi abbiamo votato si al referendum”. “I pateracchi che sta combinando Renzi con questo referendum di ottobre sono inenarrabili – e Spotorno passa all’attualità – Addirittura ha fatto in modo che a questo referendum, essendo di materia costituzionale, non sia obbligatorio il quorum del 50 per cento.Qui non solo si deve andare a votare… i no devono battere i si”.

Poi torna a descrivere il funzionamento di alcuni aspetti della politica, passando da vicende personali ad esempi generalizzati che però danno la misura esatta, e desolante, del modus operandi di chi ci governa.

“Temi di carattere umanitario – dice il presidente dei Funzionalisti – diventano argomenti di carattere speculativo. Immigrazione, gestione delle rsa, discariche. Il “problema” come si risolve? Io “Potere” istituisco delle cooperative secondo il vocabolario del bigottismo politico. Basta che io parli di cooperative, di difesa del debole, di difesa degli anziani… di tante palle che il popolo beota crede. Allora il “Potere” dice al suo referente: “tu fai la cooperativa ti gestisci 10 mila immigrati io ti do 35 euro al giorno per immigrato ma non lo do all’immigrato bensì alla cooperativa. La cooperativa ne spende cinque per l’immigrato,  ne ritorna 15 al potere e se ne tiene 15 . La stessa cosa accade per l’anziano. All’anziano arriva ben poco, spesso viene addirittura trattato male. La spartizione è simile. Le discariche sono la stessa cosa. Se io vi dico che alla polizia stradale viene segnalato un camion che non può essere fermato perché sta trasportando rifiuti di cui non si può dichiarare la provenienza, voi ci credete? Succede tutto questo”.

E poi ancora. “Il Manuale Cencelli era un listino prezzi scritto da un primo dirigente della Democrazia Cristiana addirittura sul finire degli anni ’50. Diede ad ogni ruolo pubblico una valutazione, un punteggio politico. Vi faccio ridere… in matematica due più due fa quatto- Adesso io vi dimostro come in politica due più due fa cinque. Esempio: “ad un congresso io prendo il 12 per cento dei voti. Un altro candidato prende il 15 per cento. Ma io prendo il 12,7 lui il 15,3. Prima si calcola il mio 12 e il suo 15. Per il Manuale Cencelli al 15 per cento corrisponde un senatore, un parlamentare, un rettore universitario, un consigliere comunale, quattro bidelli e una guardia carceraria. Al mio 12 un po’ meno. Restano i decimali. Il mio 0,7 con il suo 0,3 fanno l’1 per cento. A questo punto, nel Manuale Cencelli  si passa dalla carica di tipo politico a quella di tipo amministrativo. Oppure alla carica di tipo dirigente di partito. Con l’1 per cento a cosa ho diritto? Ad una guardia carceraria in più. Al bidello di un asilo o all’insegnante di una scuola materna. Dunque i decimali, vengono arrotondati ed hanno un loro valore aggiuntivo. Dunque: due più due fa cinque”.

Di fronte a logiche spietate quanto semplici nella loro attuazione, si dovrebbe poter trovare delle “contromosse” altrettanto semplici per sovvertire il principio deformante di una democrazia che non ha più, ormai, alcuna caratteristica tipica – oltre che imprescindibile – della democrazia. Le leggi vengono fatte, in gran parte, per beneficiare il potente di turno a fronte di un accordo economico, politico e di interesse di parte. I partiti non sono più strumenti di comunicazione tra chi amministra e chi è amministrato ma mezzi per arrivisti, abusati a loro uso e consumo, per arrivare al potere. Non è un caso che esponenti di spicco dei vari partiti di maggioranza siano poi anche presidenti del Consiglio, ministri, deputati, senatori ed abbiano cariche di varia ed eventuale natura.

“Il popolo di politica non sa niente, zero. E ha una grande voglia di parlare e dice un sacco di palle quando parla, non sa nulla di politica, lo zero assoluto – afferma Spotorno – Siamo un popolo campione nell’individuare problemi, ma c’è mai una persona che riesce a suggerire una strategia per acquisire i poteri politici per ovviare a quei problemi? Tutti siamo capaci di dire che lo Stato è criminale, tutti che i parlamentari rubano, tutti siamo capaci di dire che abbiamo stipendi e pensioni d’oro non meritate, tutti vogliamo dimezzare lo stipendio dei parlamentari, tutti vogliamo fare un sacco di cose. C’è qualcuno che mi ha mai detto come dobbiamo fare queste cose? Forse facendo mille partiti? No. Forse facendo mille gruppi? No. C’è un popolo incapace di fare squadra. Quelli che vanno a votare sono divisi in centomila gruppi, sono divisi in centomila partiti, sono divisi in centomila distinguo, sono divisi in centomila vanità, vanaglorie e ignoranze: questo è il popolo italiano”.

L’ex esponente dell’UDC crede fermamente nell’importanza dei partiti ma spiega che la gente dovrebbe conoscere meglio la politica per poter unire le forze contro il suo principale nemico che, al momento, è il potere precostituito ed attualmente imperante.

Conoscere vuol dire essere consapevole ed essere consapevole vuol dire riappropriarsi del potere di autodeterminarsi. Un potere, questo, che è stato sottratto ad un popolo inconsapevole in parte e in parte complice.

Per opporsi a queste logiche, Giannantonio Spotorno ha accettato l’invito di Arturo Diaconale, direttore dell’Opinione  e membro del consiglio d’amministrazione della Rai. “Un giorno mi telefona a casa e mi dice: ”Spotorno, sei l’unico dirigente politico in Italia che io conosco che se ne è andato dalla politica e si è messo a parlare. Perché oggi i politici o fanno i paraculi o vanno via e se ne stanno zitti. Tu sei andato via e parli. Io non so se sono l’unico, Diaconale dice così, l’ha detto per cortesia. Insomma lui mi dice: scrivi per favore un libro, fai un corso, ti do il giornale, ti do una rubrica, ti do tutto lo spazio che vuoi. Ebbene, io scrivo ogni settimana e racconto la politica. 100 capitoli in cui racconto non la politica di quali sono i consiglieri comunali, quali sono i compiti di un sindaco, ma i veleni dei partiti e come i partiti fottono il popolo”.

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