Per Mps nuova inchiesta a Prato su mutui alla comunità cinese
di Red
SIENA. Non c’è pace per il Monte dei Paschi: le inchieste si allargano e si intrecciano mostrando un groviglio per niente armonioso. Come riferisce Andrea Pamparana nel TG5 delle 20, un nuovo filone tocca Prato. Le indagini della procura e della Guardia di finanza hanno accertato che il Monte dei Paschi tra il 2005 ed il 2009 ha concesso circa 80 milioni di “mutui facili” ad esponenti della comunità cinese per l’acquisto della prima casa. Spesso si trattava di “persone che non capivano una parola di italiano” e con un basso reddito. Per completare il target imposto dai vertici, i venditori imponevano l’erogazione del mutuo parte in denaro parte in derivati obbligazionari facendo la banca da garante. Poi, se qualche cinese non pagava, la banca si ritrovava con appartamenti di basso valore da gestire. Anche il Comune di Prato ha effettuato una propria indagine per scoprire che le banche pratesi hanno erogato mutui per circa 200 milioni di euro. (per i dettagli: http://comunicati.comune.prato.it/generali/?action=dettaglio&comunicato=14201300000292)
Avendo aperto la questione della responsabilità, non solo morale ma economica del dissesto di banca Monte dei Paschi di Siena, la banca non ha più scuse e deve andare in profondità a colpire coloro che la Magistratura sta individuando come collegati al sistema che ha generato questo mostro che si è divorato la città. Non vi piacerebbe recuperare i 40 milioni che hanno sequestrato a Baldassarri e Tognaccini? Poca cosa, rispetto ai miliardi sperperati nella difesa del potere e nell’incapacità finanziaria, mentre nelle filiali decine di migliaia di dipendenti portavano in utile gli euro come le formichine operose. Ma sempre tanti soldi. Ci sarebbe da indagare meglio su certe operazioni immobiliari romane a suo tempo denunciate dall’onorevole Lannutti, che abbiamo riferito ai nostri lettori e sulle quali da Rocca Salimbeni non si è mai levata una voce di smentita. Per rinfrescare la memoria, un sunto dal resoconto stenografico del Senato del 28/3/2012: “Gli intrecci senesi talvolta sfiorano il paradosso. Può una banca essere al tempo stesso creditrice e debitrice di se stessa e autopignorarsi? La risposta è alla periferia nord di Roma dove si sta realizzando una grande operazione immobiliare. Il progetto della Eurocity Sviluppo Edilizio prevede la costruzione di un quartiere residenziale con 4 torri da 16 piani alte 61 metri più altre tre torri minori e 7 edifici; 253 mila metri cubi su un’area di 65mila metri quadrati. Eurocity apparteneva a una società della famiglia Ligresti, la Im.Co., indebitata (80 milioni) con Mps e Intesa Sanpaolo. All’inizio del 2010, con i Ligresti già in difficoltà, Eurocity viene rilevata per 110 milioni (debito compreso) da una newco, la Casal Boccone, che si fa carico di onorare un vecchio (2007) preliminare d’acquisto della Sansedoni (braccio immobiliare di Fondazione Mps). A quel punto il finanziamento passa di mano e tutte le garanzie rinnovate: terreni ipotecati e pignorato il 100% della Casal Boccone, nuova proprietaria dell’area. Le banche, si sa, vogliono garanzie. Solo che in questo caso è un circolo vizioso. La Casal Boccone, beneficiaria del finanziamento da 80 milioni (euribor a 6 mesi +1,75%, Mps banca agente), altro non è che un veicolo controllato al 67% dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena e al 22% direttamente dalla sua banca. Resta l’11% in capo all’Unieco di Reggio Emilia. Sembrava un assetto provvisorio, ma oggi è ancora così. E in caso di inadempienza di Eurocity-Casal Boccone, ovvero di Fondazione e banca? All’articolo 12 del contratto si dice che Banca Mps può “intraprendere ogni azione giudiziaria…”. Per tutelarsi sarà inesorabile contro se stessa”. Chissà chi ha approvato tutte queste manovre…
Poi c’è la questione delle dismissioni del patrimonio immobiliare, storico e di recente acquisizione. Niente di irregolare, s’intende. Come riferisce Il Sole 24 Ore, la vendita dal 2010 è seguita da un controllata (al 100%) del Monte, la Mps Immobiliare, la quale sta cercando ora di dismettere quanto non ancora venduto in questi anni. Attualmente si tratta di un totale di 240 unità sparse in tutta Italia, con prevalenza in Toscana, Lombardia e Veneto, che in bilancio vale 360 milioni di euro. Tra non molto l’offerta sarà aumentata dalla disponibilità di 36 filiali di proprietà in via di chiusura (Nel piano industriale si parla di 400 sportelli da chiudere, ma quasi tutti sono in affitto). Man mano che gli spazi si liberano, vengono messi in vendita, come conferma Marco Baldi, direttore generale di Mps Immobiliare, che sottolinea che la vendita non dipende dalle inchieste che hanno investito la banca.
Mps Immobiliare si rivolge soprattutto al settore privato, ma ci sono anche alcune Sgr interessate allo sviluppo immobiliare. Un problema per la realizzazione del progetto di cessione è naturalmente dato dalle difficoltà del mercato in tempo di crisi e dal fatto che alcuni immobili di prestigio hanno un prezzo poco trattabile rispetto ai valori fissati da perizie interne e, per gli immobili più significativi, anche da perizie di società specializzate. L’assegnazione avviene a trattativa privata, salvo che nel caso in cui vi siano più manifestazioni d’interesse per una stessa unità. In questo caso viene effettuata una gara. Da maggio 2012 l’immobiliare si avvale del supporto di uno specifico sito on line (www.mpsimmobiliare.it), che riporta l’intera offerta con relative stime. Ad oggi sono stati ceduti 70 immobili a investitori italiani per un valore complessivo di 85 milioni. Ad essi vanno aggiunti i 130 milioni ricavati dalla vendita dell’ex esattoria di via Normanni a Roma (comprata da Mittel Real estate Sgr e di cui la Procura di Siena ha chiesto il contratto di vendita).
Ma il mattone non era considerato un “bene-rifugio”?