"Ma i due candidati sono in grado di affrontare il tema MPS?"
SIENA. Nei dibattiti politici tra i diversi candidati alla carica di sindaco della città, a cui ho assistito fino ad oggi, nell’affrontare l’argomento relativo alle responsabilità che hanno portato al disastro nei confronti della Banca e della Fondazione da parte delle due precedenti amministrazioni, si ricorre di frequente a termini generici e di circostanza senza un seppur minimo sforzo di analisi e di approfondimento (ormai molti dati sono conosciuti, basterebbe leggerli e trarne le logiche conseguenze. In alcuni casi poi si aggiunge un pistolotto finale in cui si esprime tutto l’apprezzamento e la fiducia nell’operato della Magistratura, auspicando che la stessa giunga nel minor tempo possibile alla verità su tale scempio, individuando i responsabili e chiarendo le modalità seguite dagli inquisiti nell’ambito dei diversi rami d’inchiesta.
Tutto questo forse in un paese normale potrebbe anche essere sufficiente, ma sappiamo tutti molto bene, almeno i cittadini consapevoli, che in Italia purtroppo le cose non vanno mai nella giusta direzione e lo sappiamo da oltre 50 anni, sin dal dopoguerra. l’Italia infatti è il paese dei disastri senza colpevoli (Vajont), delle stragi senza colpevoli (da Portella della Ginestra a piazza Fontana attraversando gli anni della strategia della tensione e gli anni di piombo), all’Itavia, dei crack finanziari (Banco ambrosiano, Ior). Un dramma nazionale, non si arriva mai alla verità e quando va bene i cittadini si devono accontentare delle mezze verità. Ecco, se guardiamo le cose da questa prospettiva e prendiamo in considerazione i tempi biblici con cui spesso la Magistratura giunge alla conclusione delle inchieste è evidente che nascondersi dietro alle suddette frasi di circostanza non avrà nessun effetto pratico ai fini del raggiungimento della verità e delle responsabilità sul disastro Monte.
Questi candidati non dimostrano, al di là di alcune dichiarazioni di principio, la volontà di affrontare un problema così complesso e articolato e di dimensioni così rilevanti. Di fatto ritengono, anche se dichiarano il contrario, che ormai la frittata sia stata fatta, la Fondazione pertanto sarà condannata all’estinzione e la Banca a finire in chissà quali mani. In sostanza per loro MPS è un assett che la città ha ormai definitivamente perduto; tuttociò, a mio avviso, significa accettare passivamente un ridimensionamento economico e sociale così drastico da far ritornare il tenore di vita dei cittadini senesi indietro a 50 anni fa. Ci dicono che occorre mettersi il cuore in pace e pensare allo sviluppo di altre attività economiche per rilanciare l’occupazione. Magari, nel caso di Valentini, riportando in auge il Cenni-pensiero a proposito della creazione della grande Siena, che se pensato esclusivamente in una logica di ottimizzazione e di potenziamento dei servizi ai cittadini può rappresentare una proposta utile per l’intera comunità. Ho il timore però che ciò sia solo un paravento per nascondere il proposito di continuare la cementificazione dissennata del territorio, alla luce di quanto è stato fatto a Monteriggioni da parte di Valentini stesso, assecondando l’ingordigia della lobby del cemento, così da distruggere anche la residua capacità di attrarre turismo di qualità su cui peraltro si punterebbe come potenziale fulcro del futuro sviluppo economico della città.
Ritornando al punto centrale del discorso, credo, e lo confermano molti giornalisti e commentatori che il caso MPS sia uno scandalo di proporzioni superiori a quello rappresentato dal caso della Banca Romana, che subito dopo l’Unità d’Italia vide coinvolti un centinaio di parlamentari di allora.
Però i candidati preferiscono non andare a fondo sul caso Monte, perché si rischia di danneggiare ulteriormente l’immagine della Banca, e di conseguenza si manifesta piena fiducia all’attuale Management, se ne condivide il piano industriale, salvo poi avere parole di circostanza nei confronti dei dipendenti che dovranno essere esternalizzati. Sono convinto invece che la Banca sia danneggiata soprattutto dalla incapacità dell’attuale Management a svolgere il primario compito di guida e indirizzo strategico della stessa attraverso il fondamentale coinvolgimento dei dipendenti, che hanno invece tutta la professionalità e le competenze e che, se correttamente sollecitate, potrebbero contribuire in modo determinante alla ripresa della Banca.
Mi chiedo se questi due candidati, sulla cui onestà personale non ho motivi di dubitare siano poi realmente in grado di affrontare, un tema così spinoso come quello della situazione attuale del Monte dei Paschi. Lo dico avendo in mente alcuni soggetti loro vicini; quanto peserà nelle loro scelte e nelle idee che oggi esprimono la presenza di certi consiglieri?
Lo scandalo Monte è oggettivamente complesso e di dimensioni stratosferiche e già questo rappresenta una difficoltà enorme per qualunque squadra di governo ben attrezzata e motivata, ma se poi questa squadra ha al suo interno soggetti riciclati che provengono direttamente dalle precedenti sciagurate esperienze di governo della città credo che le possibilità di far qualcosa di concreto per la Banca e per la Fondazione siano nulle. In fondo molti di questi personaggi appartengono a quell’area politica che ha posto Mussari a capo della Banca e poi all’ABI. E’ difficile pensare ad essi come paladini degli interessi della comunità, molto più facile pensarli come soggetti che avranno tutte le motivazioni personali e di partito affinchè l’affare Monte scompaia nelle nebbie della prescrizione.
Vorrei invece che il futuro sindaco di Siena ponesse tra i suoi compiti prioritari quello di utilizzare tutti i mezzi leciti a Sua disposizione per collaborare con la Magistratura, nell’intento di far emergere le responsabilità di chi ha operato in modo sconsiderato nei vari organi direttivi della Banca e della Fondazione, attraverso un seguimento attento e costante dell’operato della Magistratura stessa, fornendole tutto il supporto necessario, anche morale e politico, e facendo percepire ai magistrati inquirenti la partecipazione ed il reale interesse di una intera comunità al loro fondamentale operato. In sostanza questi inquirenti,che hanno dato sinora prova esemplare di abnegazione e di serietà, non dovrebbero mai sentirsi soli nel difficile adempimento delle indagini e se a Roma lobby di potere e partiti politici hanno interesse ad un rallentamento e ad un progressivo insabbiamento delle indagini, esistono in opposizione a queste forze, le comunità di dipendenti, di azionisti e di cittadini che esigono con fermezza che si faccia chiarezza e si giunga in tempi adeguati alla verità e alle responsabilità senza sconti per nessuno.
Sono convinto che se la questione venisse affrontata in questi termini, la città di fatto assumerebbe un ruolo di guida e di esempio per un movimento di opinione vasto e rappresenterebbe un esempio significativo di volontà di giustizia e di legalità per l’intero paese.
Alessandro Vigni – Sinistra per Siena