"Sulle scelte concrete servono segnali precisi già a livello locale"
SIENA. Da Sinistra Civica Ecologista di Siena riceviamo e pubblichiamo.
Il Centrosinistra deve trovare il coraggio e la determinazione per tornare a rappresentare il mondo del lavoro, il disagio e la sete di giustizia sociale che per troppi anni sono stati disattesi. Le dichiarazioni scontate, i buoni propositi da soli non bastano a costruire un Paese giusto. Occorrono scelte concrete e politiche coerenti.
La piazza di giovedì parlava, innanzitutto, al Pd del sorpreso segretario Letta, agli esponenti di Leu che sono al governo, alla cosiddetta Sinistra radicale (sempre impegnata a dividersi), al Movimento Cinquestelle che non è più solo una forza di protesta. Lo sciopero ha dato voce al disagio sociale che c’è, e che ha bisogno di prendere la parola. Per questo è un dovere del Parlamento, e soprattutto di tutte le forze progressiste del Centrosinistra, prenderne atto e dare risposte concrete.
In tanti sono disponibili a lavorare per la costruzione di una coalizione progressista che si candidi a governare il Paese, abbandonando le politiche liberiste. Ma questo è un processo da iniziare dal basso, partendo dalle realtà dove si voterà nei prossimi mesi per eleggere il sindaco e le nuove amministrazioni comunali.
Occorre una risposta vera, una politica coerente fin dal livello locale. Altrimenti, quando saremo vicino alle elezioni nazionali questo popolo che protesta probabilmente non lo ritroveremo più.
La pandemia ha fatto pensare che nulla potrà essere come prima. Ma piano piano sembra che tutto stia tornando come prima. La manovra del Governo e diversi provvedimenti che stanno per essere adottati continuando ad avere il tratto distintivo del liberismo e della deregulation, delle privatizzazioni dei beni pubblici, a cominciare dalla Sanità. L’evasione fiscale non è più neanche un tema.
Sulle delocalizzazioni si balbetta ancora. Allo stesso tempo, sugli incentivi al lavoro e per il lavoro regolare, sulla questione salariale così come sugli investimenti ed il progresso tecnologico è necessario dare un segnale forte a chi soffre e paga il prezzo sociale più altro in questo Paese, e a chi tira la carretta della contribuzione Irpef: ovvero, lavoro dipendente e pensionati. L’occasione del Recovery Fund rischia di non essere la leva per voltare pagina sul piano degli equilibri e delle diseguaglianze sociali.
Con la rimodulazione dell’Irpef, le tasse scendono solo per coloro che guadagnano di più, mentre per i redditi più bassi rimangono solo le briciole. In quel provvedimento vi è una lettura distorta delle condizioni stesse del cosiddetto “ceto medio”. È necessario fare molto meglio e molto di più per ridistribuire la ricchezza e per ridurre le disuguaglianze.
Sulle pensioni vediamo solo una corsa ad innalzare nuovamente l’età pensionabile. Vedremo se le promesse di affrontare il nodo delle pensioni per i più giovani con la “pensione di garanzia” diventerà realtà. Soprattutto, serve che questa non sia un sussidio indiscriminato: non deve andare a tutti, ma solo a chi ne ha bisogno. Serve a incentivare chi lavora a stare in regola, per dargli un domani dignitoso.
Con l’articolo 6 del Ddl Concorrenza si costringeranno i Comuni a privatizzare ancora. Il Governo in sostanza dice ai sindaci che non sono capaci a gestire i servizi pubblici e quindi devono farlo fare al privato. Se propri vogliono gestirli in proprio dovono riempire una montagna di carta, documenti, atti per dimostrare l’efficacia del Pubblico, mentre i privati non dovranno dimostrare nulla, se non redigere poche carte sulla qualità del servizio che essi stessi gestiranno. In più, gli amministratori pubblici avranno anche la beffa perché per il controllo dei servizi che devono affidare al mercato e di cui dovono rispondere ai cittadini, non avranno né uno strumento, né un euro in più.
Tutto questo sarà un ulteriore modo per trasferire la ricchezza dai cittadini alle grandi aziende e alle multinazionali perché naturalmente gestiranno i servizi remunerativi: per quelli dove il guadagno è inesistente ci dovranno pensare i Comuni. Nei prossimi giorni in molti Consigli comunali sarà presentato un ordine del giorno per chiedere al Governo di stralciare almeno l’articolo 6 del Ddl Concorrenza: vedremo se il Centrosinistra troverà il coraggio per votarlo.
Insomma, è giunto il momento di dire al Paese se le nuove risorse europee saranno utilizzate per modernizzare l’Italia e renderla più giusta, per ridare dignità al lavoro, risanare l’ambiente, migliorare la sanità e la scuola pubblica o se, ancora una volta, finiranno ai soliti potentati e nelle tasche di quella parte di ceto che ha meno bisogno e che in questi anni di crisi economiche e pandemiche si è arricchito, creando le enormi disuguaglianze che tutti vedono nelle statistiche, ma non nella realtà.
Per fare questo a Sinistra e nel campo dei progressisti serve una novità. Continuare a tentennare aiuterà soltanto le destre e gli interessi privati. Noi pensiamo che la costruzione di questa novità debba avvenire sulle cose, sulle proposte e sugli atti di governo nazionale, locale ed europeo. È ora di dare risposte chiare a milioni di cittadini”.