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di Augusto Mattioli
SIENA. Luigi De Mossi, avvocato penalista, in gioventù giocatore di pallacanestro, cultore delle magiche avventure di Corto Maltese – protagonista di un evento storico: aver mandato all’opposizione il centrosinistra, da decenni al governo a Siena – pensa che occorra un cambio di mentalità in una città che si era abituata a non avere alternativa di governo. Concretizzatasi lo scorso 24 giugno quando, al ballottaggio, la coalizione che lo sosteneva ha superato per una manciata di voti il sindaco uscente Bruno Valentini, poco convintamente sostenuto dal suo partito, il Pd, che si era diviso sulla sua candidatura.
“In questa citta’ prima di tutto è necessario un cambio di mentalità. Questa è la città del Palio – fa presente il sindaco, contradaiolo del Nicchio – si vince anche di un incollatura. Resta il fatto che è stata una vittoria che ha cambiato la storia della città”. Ora divisa nettamente, tanto che non mancano tensioni e nervosismo. “La tensione – taglia corto De Mossi – c’è solo in alcuni nostalgici che non si adattano alla normale dialettica democratica dell’alternanza”.
“Un sentimento generale volto al cambiamento si avvertiva – sottolinea il sindaco – ma certo il risultato non era scontato. La decisione di candidarmi l’ho presa nell’estate 2017. Già qualche offerta mi era arrivata nel tempo ma ho sempre declinato”. Questa volta però ha deciso di lanciarsi, fiutando l’aria che da tempo tirava in una città stanca di un Partito democratico che ha pagato la crisi di Banca Mps e la sua mancanza di reale autocritica su quanto è accaduto, essendo il partito al governo della città. In sostanza l’avvocato e’ riuscito a mettere insieme alla sua lista civica (lui ha sempre sottolineato di essere un “candidato civico”), i partiti del centrodestra, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia e nel ballottaggio anche le liste che sostenevano Massimo Sportelli e David Chiti due dei dieci candidati sindaco.
L’appoggio dei partiti del centrodestra è stato molto forte, soprattutto da parte di Matteo Salvini il cui effetto-traino è stato rilevante, ma con il rischio concreto di essere condizionato nelle scelte. “Ho avuto l’appoggio di tutta la coalizione unita ed è logico che in tutti gli aspetti della vita, compresa l’amministrazione di una città, è necessario elaborare e condividere le idee in comune con tutte le componenti. Ma da questo a farsi condizionare pesantemente ce ne vuole”.
Proprio il giorno del suo giuramento nel primo consiglio comunale si e’ dimessa l’assessora al decoro urbano Nicoletta Cardin, in quota Lega ‘impallinata’, da alcune lettere anonime arrivate al sindaco, agli ex sindaci Valentini e Pier Luigi Piccini e anche, pare, a membri del governo. Il sindaco non ha ancora deciso la sostituta mentre la Lega, che a Siena ha un commissario, non sembra avere fretta. “Le dimissioni dell’assessora Cardin – sottolinea il sindaco – sono state una sua scelta personale, che rispetto e accetto, ma la politica del gossip e delle lettere anonime le lascio a chi ci è abituato”.
La nuova amministrazione cittadina si dovrà occupare di uscire dallo choc dovuto alla crisi della Banca e dalla conseguente diminuzione del patrimonio della Fondazione, che nei tempi della floridezza dei bilanci aveva dalla Banca (di cui deteneva la maggioranza della azioni) milioni di euro a disposizione per la sua attività istituzionale. “Mps – prende atto De Mossi – non è più dei senesi. In ogni caso bisogna cercare di fare in modo che la Banca rimanga nelle disponibilità dello Stato il tempo necessario alla sua messa in sicurezza mantenendo la sede operativa e direzione generale a Siena. Cioòper fare in modo che la città possa sviluppare nel frattempo altre risorse imprenditoriali alternative. La Fondazione Mps (il cui patrimonio è di oggi di circa 400 milioni rispetto ai 5 miliardi dei tempi d’oro – ndr) deve principalmente ricapitalizzarsi e per la parte residua degli utili sviluppare pochi ma grandi progetti e non più la sciagurata distribuzione a pioggia dei denari della passata gestione. Le responsabilità maggiori – connclude De Mossi – sono della passata politica dirigente del Pd che non ha avuto una visione generale strategica della città all’altezza delle sue tradizioni”.