La storica esponente senese del partito di Pannella spiega quanto sarebbe importante la presenza di un radicale in Consiglio Comunale
SIENA. “Perché ho deciso di candidarmi nella lista “per Corradi sindaco” che vede come capolista Claudio Martelli?
Intanto, a Siena l’unica persona che ha cercato e ha voluto, non solo a parole, un rapporto politico costruttivo con i radicali è stato appunto Claudio Martelli, forse perché ha conosciuto e conosce il mondo radicale e numerose sono state le sue battaglie con Marco Pannella, come, ad esempio, i referendum per una “giustizia giusta”.
Siena è emblematica per comprendere il tema della partitocrazia come regime italiano. Una realtà, quella senese, storicamente di sinistra, anche se de facto la partitocrazia da sempre si divide il potere a Siena. Per decenni non è mai stato possibile, neanche per sbaglio, avere un’alternativa nel governo della città. Con la candidatura di Gabriele Corradi come sindaco per la prima volta a Siena esiste la probabilità di un’alternativa liberale, laica, cattolica, socialista e radicale per arrestare il degrado politico, culturale e economico di questa città che nonostante gli aiuti sostanziale da parte della Fondazione del Monte dei Paschi, risulta il terzo comune più indebitato d’Italia.
A di là di essere d’accordo o meno su alcune tematiche, penso bisogna dare atto, con onestà intellettuale, che i Radicali si sono da sempre battuti a difesa dei diritti civili, sociali e politici dei cittadini.
Avere un Radicale al Consiglio comunale vuol dire aver a cuore temi quali la legalità, la trasparenza amministrativa, maggiore attenzione all’informazione ormai diventato una risorsa di potere che viene utilizzata sempre di più dalla partitocrazia per cercare di nascondere ciò che non bisogna far conoscere ai cittadini.
E’ importante che i cittadini abbiano la reale possibilità di incidere sulle politiche comunali a prescindere dal momento elettorale. E’ necessario una modifica dello statuto per introdurre sia l’istituto del referendum abrogativo vincolante, come in Svizzera, e sia quello consultivo con l’obbligo del Consiglio comunale di esprimersi sul quesito referendario.
Ma la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica non deve esimere il politico da fare delle scelte nell’amministrazione della città che possono essere impopolari, ma non antipopolari e assumerne in pieno la responsabilità”.
Giulia Simi, presidente del Comitato nazionale di Radicali italiani, vicesegretaria dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica.