Il segretario dice "no" alle uscite obbligatorie
SIENA. Dal sito di Fabi Mps.
“La FABI contro l’ipotesi di un intervento governativo in MPS e contro l’eventualità di prepensionamenti obbligatori. Questo il messaggio lanciato dal Segretario Generale della FABI, Lando Sileoni, nel corso della conference call con l’Amministratore Delegato Fabrizio Viola a proposito del nuovo piano di ristrutturazione convalidato dall’Ue e approvato ieri dal Consiglio d’Amministrazione.
“Come dichiarato oggi, non riteniamo utile l’intervento del Governo se non per questioni ed argomenti di carattere finanziario. Siamo contrari alle ingerenze esterne di chi vuole risolvere il problema esuberi prepensionando obbligatoriamente i lavoratori del Gruppo MPS, con un assegno pari al 60% dell’ultima retribuzione. Si possono raggiungere i numeri del piano attraverso esodi volontari e incentivati economicamente, senza licenziamenti e senza forzature, che non accetteremo mai”, ha sottolineato Sileoni.
“Profumo e Viola continuino a dimostrare, attraverso una corretta gestione, di essere in grado di salvare il terzo gruppo bancario italiano. Non servono né ingerenze della politica, né eventuali forzature che saranno contrastate con ogni mezzo”.
“La disdetta del Contratto Nazionale di Lavoro, sul quale i rappresentanti del Gruppo MPS hanno, in sede ABI, espresso piena condivisione, complica ancora di più una situazione che avrebbe invece bisogno di tutt’altre condizioni di partenza”.
“Una valutazione complessiva su piano la FABI sarà in grado di darla solo nei prossimi giorni, una volta approfondito ogni singolo argomento”.
I numeri del piano. Un piano impegnativo quello varato ieri dal Montepaschi su indicazione dell’Unione Europea. Entro il 2017 è, infatti, previsto un risparmio di mezzo miliardo di euro. Tolti i 2.700 dipendenti già usciti grazie al precedente piano, la riduzione riguarderà complessivamente 5.300 dipendenti. Di questi 1.100 attraverso l’esternalizzazione delle attività di back-office per cui sono in corso le trattative con Bassilichi e Accenture; altri 700 grazie al turnover, 600 passerebbero verso enti o società e 2.900 tramite prepensionamento con ricorso al fondo di solidarietà”.