I quattro punti cardine del rilancio dell'Università

SIENA.Da più parti sono arrivati rimproveri a chi, come il professor Giovanni Grasso, alcuni blog, “Siena si muove”, Laura Vigni e altri (pochi) candidati alle prossime elezioni comunali, ha sottoposto alla pubblica attenzione un’aspra critica alla gestione dell’Ateneo senese, passata e presente. A parte coloro, come Valentini e i numerosi membri della lobby universitaria che lo appoggiano, impegnati soprattutto a minimizzare la reale portata del dissesto (non soltanto finanziario, sia chiaro), altri argomentano che non siano state presentate proposte costruttive. È venuto dunque il momento di avanzarle, queste proposte, pur premesso che se non verranno individuate e adeguatamente sanzionate le responsabilità, l’Ateneo non avrà alcuna possibilità di salvarsi, perché troppi sono ancora coloro, inclusi gli attuali vertici, che hanno contribuito a gestire in modo dissennato la massima istituzione culturale cittadina.
Le proposte
- È fondamentale chiudere tutte le sedi distaccate e richiamare i dipendenti – docenti e no – a Siena. La didattica e la ricerca sono state gravemente danneggiate dalla mancata sostituzione nell’organico dei docenti nel frattempo andati in pensione (o prepensionati e poi premiati con cospicui contratti). L’Ateneo ha bisogno di tutti a Siena. Se Arezzo, Grosseto, Colle, San Giovanni vogliono l’università sotto casa devono investire risorse proprie. Il Comune di Siena non si ritenga estraneo a questa dinamica, perché il dialogo con gli altri comuni interessati è cosa di evidente pubblica utilità.
- È necessario che il Comune di Siena si costituisca parte civile nei processi che hanno a oggetto l’Ateneo, in particolar modo quello sul dissesto. Tutta la retorica sulla cittadinanza studentesca, l’attrattività per gli studenti, rimane priva di senso se non si riesce a capire che l’Ateneo è attrattivo solo quando ha i conti in ordine e riesce a dispiegare la propria funzione di produrre cultura ed educazione, evitando di alimentare – con mosse infelici come il taglio del salario accessorio e la riduzione dei servizi – la macelleria sociale effettuata sui Collaboratori Esperti Linguistici e sulla Cooperativa Solidarietà e dando un’idea di armonia e concordia in cui tutti collaborino: docenti, personale TA e studenti. Finora, come è evidente, non è stato così, si è anzi alimentato un incomprensibile conflitto tra poveri. Soprattutto, si deve avere la consapevolezza della portata del danno causato al Comune e a tutti i cittadini, danno anche economico, oltre che sociale e culturale.
- Chi rappresenta gli enti locali nel Consiglio di amministrazione deve in tutti i modi perorare l’applicazione della legge. Legge pessima (n. 240/2010, la famigerata Legge Gelmini), ma che, come tutte le leggi dello Stato, deve essere rispettata ed applicata nella sua interezza. Se Siena non ce la facesse a mantenere la propria autonomia, andrebbe avanzata la proposta (anche a salvaguardia del personale docente e tecnico amministrativo) di federazione di atenei contigui prevista dall’art. 3 della legge. In questo modo si potrebbero ridistribuire le risorse con Firenze e Pisa, con proficuo vantaggio di tutti. Meglio un po’ di pendolarismo tra città vicine che essere mobilitati a forza (nel caso del personale TA), oppure rimanere senza strutture didattiche e scientifiche per mancanza di requisiti minimi. Sarebbe più equo, onesto e trasparente per tutti. Non ne risentirebbe, almeno sul piano della ricerca e della didattica, neppure l’indipendenza dell’Ateneo, la cui autonomia semmai è stata finora più volte compromessa dalla pesante mano della politica.
- Un’applicazione troppo rigida della succitata (e pessima) legge Gelmini, ha consentito di trasformare la Direzione amministrativa dell’Ateneo in una sorta di burocratica satrapia orientale. A cascata, vi è stata un’enfatizzazione dei ruoli amministrativi a danno di didattica e ricerca, un tempo autentiche ragioni sociali e pubbliche di una università, ora umiliate sotto una coltre di regolamenti spesso ai limiti, talvolta oltre il grottesco.
È tempo che studenti, docenti e lavoratori tornino al centro della vita dell’Ateneo senese.
Siena si muove