MPS è solo una piccola speculazione di fondi di investimento, agenzie di rating e cattivi politici
di Red
SIENA. Il cittadino senese legge su tutta la stampa nazionale che “la Fondazione MPS ha agito da sempre contro la legge che non voleva che possedesse il controllo dell’istituto bancario che l’aveva generata”, prima col presidente Mussari poi con il successore Mancini. Né conferme, né smentite da Rocca Salimbeni, ma nemmeno comunicazioni del tribunale che ci informino di querele contro il Corriere della Sera, o quei “giornali della sinistra” come la Repubblica o l’Espresso che osano sostenere simili tesi. Contro di loro si sono levati gli strali del PD locale, tutto teso a trovare fuori casa un nemico per ricompattare la città, come solo la Brambilla e gli animalisti sono riusciti a fare negli ultimi anni.
In fondo al polverone mediatico rimangono debiti e potere. Perché esiste un potere anche nella gestione dei debiti, e chi ce l’ha sicuramente non lo vuole lasciare, forte anche del consenso popolare delle passate elezioni. E domani? Partiamo dal presupposto che a Rocca Salimbeni conviene chiudere il bilancio 2011 in perdita. Tecnicamente è molto semplice, basta svalutare gli asset immateriali come l’avviamento Antonveneta, e si risparmiano pure i 160 milioni di interessi che si dovrebbero tirar fuori di tasca per i Tremonti bond. Conveniente, ma a zero dividendi per la Fondazione. Che tuttavia si deve liberare del covenant e levarsi di torno Credit Suisse. Gli svizzeri, memori del detto “pochi debiti sono un problema del debitore, molti debiti sono un problema del creditore”, vogliono uscire dal prestito concesso senza rimetterci un euro, per cui occorre liquidare tutto il pool finanziatore. Ma, sorpresa, una parte dei componenti del pool, capeggiati da Mediobanca (di cui la Fondazione è ancora socia), vuole gestire la situazione. Sono coinvolti, in un nuovo megaprestito a Palazzo Sansedoni, Unicredit e Intesa, che vedono il pericolo che arrivi un investitore bancario straniero sul mercato domestico ad occupare una forte posizione (MPS è comunque la terza banca del paese), senza colpo ferire. Un operazione che sarà presentata come “utile all’Italia”, ma il cui conto ricadrà sulle spalle della città di Siena.
Ma così la Fondazione rimane controllore della banca, dove sono stati invitati, non a caso, tre fondi di investimento a prendere il posto di Caltagirone, che è stato a sua volta ricompensato degli anni trascorsi a puntellare il “Sistema Siena” con l’ingresso dal portone principale di Piazza Cordusio, altro che mesto ritiro. Fidelity, Vanguard, Rothschild: fondi che fanno abitualmente buoni affari con Mediobanca e che solo dal riapprezzamento del titolo senese potrebbero ricavare utili importanti per i loro investitori e garantire alla nomenklatura del PD senese la facciata della discontinuità.
Forse le misteriose “discontinuità importanti” che il sindaco Ceccuzzi vantava nell’intervista a Radiocor il 30 gennaio hanno nome e cognome e fanno riferimento alla crema della finanza mondiale. In fin dei conti Fidelity sarebbe per il quotidiano inglese The Independent “secondo azionista di Moody’s” e Vanguard, guarda caso, sarebbe ritenuta il “terzo azionista di Moody’s dopo Warren Buffet” (le proporzioni sono soggette sempre a mutamenti nel tempo, potremmo già ora non essere precisi). Moody’s: proprio l’agenzia di rating che – due giorni dopo gli acquisti dei fondi di investimenti – ha pontificato col risultato di mantenere basso il valore dell’azione MPS. Forse lo shopping ai saldi in Piazza Affari di Fidelity e Co. non era ancora terminato, e non si doveva far sborsare più soldi di quanto pianificato negli USA.
Perciò ci attendiamo che nel medio termine il titolo MPS in Borsa faccia delle buone performances, ed è evidente che Viola ha già il primo ok di Banca d’Italia al piano di ricapitalizzazione. E che l’Eba cederà su tutta la linea, essendo evidente che l’analisi dell’ente era completamente illogica, sballata e di chiara matrice politica: se i titoli di stato italiano indeboliscono il portafoglio di Monte dei Paschi, perché il paese Italia (che li ha emessi) è affidabile? Una domanda a cui non si è riusciti a dare una risposta, perché la risposta non esiste, è “blowin’ in the wind” come cantava Bob Dylan.