I valori di mercato del titolo MPS certificano il fallimento della Deputazione
di Red
SIENA. Giovedì di passione in Rocca Salimbeni: il Consiglio di Amministrazione vaglierà le proposte del Direttore Generale Viola per rispondere alle domande che domani verranno da Banca d’Italia sul tema urgente della ricapitalizzazione. Al di là delle difficoltà mondiali che certamente non aiutano la dirigenza del Monte, il titolo in borsa ha perduto un altro 2,79%, che è frutto proprio dell’incertezza sulle misure che verranno messe in atto dal CdA e dall’esito della vicenda che riguarda la maggioranza del capitale che, almeno formalmente, è ancora in mano alla Fondazione. E’ indubbio che la novità della contendibilità del Monte attirerebbe gli investimenti degli operatori finanziari e il titolo schizzerebbe verso l’alt,o perché in generale la banca è sana, specialmente nel caso che il mondo riconosca credibili i titoli di stato italiani.
Tito Boeri e Luigi Guiso sul sito www.lavoce.info hanno trattato proprio il tema della presa delle fondazioni sulle banche che le hanno originate. E hanno fatto a pezzi il “Sistema Siena” e la cattiva gestione che ne hanno fatto tutti gli attori che hanno sempre messo il controllo della banca sopra qualsiasi considerazione economica, giuridica e sociale: “Un bell’esempio è offerto dalla fondazione Mps. Ha un patrimonio di 5,4 miliardi di euro al valore di carico, investiti all’89 per cento nel Monte Paschi di Siena, di cui detiene il 45 per cento delle azioni ordinarie e quasi il totale di quelle di risparmio e privilegiate. Nei due anni passati, stante la crisi del settore, ha smesso di fare accantonamenti e avuto un rendimento del patrimonio dell’1,87 per cento nel 2009 e dello 0,68 per cento nel 2010. Nel 2011 andrà peggio. Ai prezzi di mercato di oggi, il valore del patrimonio è tuttavia intorno ai 300 milioni. Se nel 2007 avesse investito l’intero patrimonio nell’indice Mib oggi il valore degli asset della fondazione sarebbero intorno a 1,6 miliardi di euro – cinque volte tanto il valore corrente. Ovviamente, questo minaccia di compromettere la possibilità per la fondazione di raggiungere i suoi obiettivi statutari”.
La miopia della dirigenza della Fondazione e della classe politica comunale e nazionale (se, come si vocifera a voce sempre più alta in città, certe decisioni sul futuro della banca dei senesi non sono state prese in passato a Siena ma a Roma in ambienti legati al PD), ha avuto come conseguenza il depauperamento totale del capitale e l’azzeramento delle rendite. Non ne facciamo un fatto personale o di equilibri politici: è bene procedere immediatamente alla sostituzione dell’intera Deputazione a partire dal presidente. L’inadeguatezza dei suoi componenti a gestire il motore della città è certificata a tutti i livelli, mancava solo la televisione ed è arrivata pure quella. Vedremo se i sindacati faranno capannello in piazza Salimbeni – mentre il CdA è riunito – per fare pressione o se ritengono di aver raggiunto il loro obiettivo mediatico con la manifestazione della scorsa settimana.
“Fondazione Mps si è indebitata pur di non diluire la sua quota nella banca conferita ria – prosegue l’articolo di Boeri e Guiso – e questo ha aggiunto ai problemi di patrimonializzazione della banca senese quelli di un piano di rientro del debito della fondazione che si annuncia molto complesso e di difficile attuazione, tant’è che la scadenza per la sua presentazione è stata recentemente prorogata, prendendo atto dell’impossibilità di definirlo entro gennaio come inizialmente previsto” confermando quanto andiamo raccontando da molti mesi a questa parte. Le considerazioni sulla Fondazione si concludono con un amaro: “La resistenza della fondazione a diluire la propria quota e la ferma intenzione di non scendere al di sotto del 33 per cento che le garantisce la possibilità di esercitare il controllo sulle assemblee straordinarie ostacolano la ricapitalizzazione della banca e, al tempo stesso, impediscono alla Fondazione di varare un serio e credibile piano di rientro del debito. Insomma, l’abbraccio fra banca e fondazione è di quelli mortali”. I due giornalisti non fanno solo l’esempio di Sieena, ma c’è comunque poco da stare allegri.
(Foto di Corrado De Serio)