O è tutto bianco o è tutto nero. O grigio...
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di Enrico Campana
SIENA. Avendo intervistato per www.ilcittadinoonline.it i 5 candidati sindaci, per il dovuto rispetto ai protagonisti della “pugna”, l’intelligenza della gente, la serietà del momento – fattosi improvvisamente critico anche per Siena- sarebbe stolto bollare “un teatrino” questa campagna elettorale. Campagna che dovrà sostenere il rilancio una volta scongiurando il crollo, e “globalizzata” o esternalizzata richiedendo un (inusitato!) soccorso esterno a sponsor, testimonial, associazioni, operative, sindacati, think-thank, spin doctor illustri della politica nazionale. Fino all’immancabile entrata in scena finale del cavaliere.
In sintesi, questa fase di “tutti contro tutti, con due forze opposte, quella centrifuga e quella centripeta, ha confermando una Siena separata in casa, con una Maginot di Liste Civiche autentiche o mascherate mai così spessa. Una Maginot pronta all’urto iniziale contro il “partito unico” che ha gestito il Comune da 60 anni, nella speranza di trovare saggezza, coesione e nuove forze nel ballottaggio.
Un ribaltone che Franco Ceccuzzi ha già escluso, annunciando di essere già pronto fin da lunedì sera a mettere mano alle priorità del suo maxi-programma lasciando il Parlamento. Ovviamente, come sempre nella città della Balzana, emerge il contrasto fra bianco e nero. E c’è chi in questa mossa del “supercandidato” davvero un Ceccuzzi già sicuro della poltrona o che, invece, avventurandosi nell’intrico del bosco del voto l’onorevole si comporti esattamente come quel cacciatore che fischietta per la paura, secondo un detto popolare.
E’ stata una campagna a due facce, per scaldare il rapporto con i propri elettori e trasformarlo in voti. Quella “vecchio stile”, volantinaggio, porta a porta, giro delle sette chiese per mettere assieme quei 500 suffragi minimi indispensabili per entrare in Consiglio Comunale. E, per la prima volta, quella dinamica propria del web, con risultati davvero interessanti nonostante le statistiche nazionale sostengono che questa città desiderosa di assumere un primato tipo Silicon Valley, un laboratorio futurista, è fra le meno alfabetizzate per la Rete.
Le quattro liste anti-Ceccuzzi ma anche i suoi cinque alleati ( in rappresentanza del centrosinistra, anche quello cattolico, e quello dalemiano attento al dialogo col Terzo Polo), temono paradossalmente più l’astensione che il ballottaggio.
La gente dice che il film è quello di 5 anni fa, un Cenni considerato in affanno che poi tiene e si conferma. In realtà non pochi provano ad andare in profondità ringraziando innanzitutto l’opposizione arcobaleno per aver gettato nella vicenda una salutare manciata di pepe. Il loro argomentare è che a Ceccuzzi non giovi presentarsi come parlamentare perché non è più quello di Governo che aiutò le Contrade a diventare porto-franco con la 296 e oggi comanda Berlusconi, che Siena quando è presa dal panico si aggrappa alla propria senesità e alla fine un punto di convergenza si trova sempre. E che il finale di questa storia, potrebbero dire, riguarda solo noi senesi, altro che “questione nazionale” che propone sempre lo stesso refrain offerto quotidianamente dalle Tv.
Uno spaccato di costume che si è ripetuto giovedì 13 maggio quando concludendo il suo intervento, quale capogruppo Pd in Parlamento, Dario Franceschini ha che di fronte alla promessa fatta da Berlusconi di venire a Siena in caso di ballottaggio questa era una ragione in più per tenerlo lontano, e votare Ceccuzzi.
Alessandro Nannini aveva promesso, davanti a un registratore, di voler correre senza Berlusconi. Qualcosa evidentemente nelle ore successive è cambiato, e del resto basta osservare lo striscione della sua colazione. Il suo “Io amo Siena” in quanto Lista Civica viene dopo la parte politica, apre il gruppetto infatti il simbolo della Lega Nord e poi c’è quello di “Berlusconi Pdl per Nannini”. Infine, la telefonata d’incoraggiamento per Nannini e i suoi elettori, sostenuta dall’iconografia di un Berlusconi più giovane di 15 anni, la crapa non ancora vulcanizzata. Un colpo di scena che ha provocato la reazione di Franceschini, non si sa fino a che punto utile, e forse una misteriosa chiusura del cerchio.
”Adesso ho capito molte cose, ho sempre più paura per Siena, spero almeno nel ballottaggio, anche se sono un po’ stanco, a forza di correre come Forrest Gump”, ha confessato Nannini candidamente, con due occhiate che toccavano terra per lo stress, avvalorando una retromarcia per una supposta ragion di stato fra politica, prestigio e il valore strategico della banca. La stessa che ha acquistato i Tremonti-bond e quindi si è assunta un debito (ancora da onorare, mentre si esplorano le strade della ricapitalizzazione) col Governo.
Mezzo Parlamento ha sfilato a Siena, da tutto il vertice del Pd a esponenti della maggioranza e naturalmente il centro.
Per concludere questo viaggio, cerchiamo di estrapolare alcune note dall’agenda di un mese intenso, rotto da eventi piacevoli, merito delle squadre sportive, il ritorno in A del calcio e il 3° posto europeo del basket, e meno piacevoli: dall’assemblea del Monte col presidente Mussari che ammette le difficoltà annunciando che” l’anno prossimo sarà peggio”ai cortei della giornata di sciopero del 6 maggio, con i cobas e gli studenti arrabbiati.
I veri colpi di scena sono stati, ancor prima della discesa in campo di Berlusconi, il caso Lega-Battistini, la spaccatura nel Pd e la nascita di “Sinistra per Siena” riunitasi attorno a una pasionaria molto amata, Laura Vigni, prima candidata sindaco nella storia di una città dove ancora le donne sono escluse da certe istituzioni. Le contromossa di Ceccuzzi è avvenuta in extremis annunciando al Cittadino un governo comunale al 50 per cento al femminile. C’è stata, davvero innovativa nell’ottica di un dialogo a 180 gradi, l’offerta di Corradi di una lista arcobaleno con esponenti dello stesso Pd o di sinistra. Hanno stupito anche le 8 offerte di interesse per il nuovo stadio arrivate al Comune, ma senza il nome dei mittenti. E, se vogliamo, la presentazione di un manifesto europeo da parte di “Per Siena”, con Mussari in veste di conduttore e l’illustre professor Giuliano Amato, in sostegno di Ceccuzzi ufficialmente mirata alla corsa di Siena “capitale europea della cultura 2019”.
I colpi bassi sorprendenti sono stati invece quelli di una sinistra estrema tornata dal suo passato, riesumatasi più che riesumata, dopo essersi disintegrata per tentare di affossare la Sinistra civica di Laura Vigni. Salvo procurarle nuove simpatie ed energie nella battaglia per il no all’Aeroporto di Ampugnano, la cementificazione, e alla concentrazione di nomine in poche mani e in favore di nuovi posti di lavoro.
Per quanto riguarda le polemiche, il campionario è vasto e colorito. Cominciamo dalle catilinarie del prestigioso ex ministro Martelli contro la tirannia: “ci sono state dittature illuminate meglio di quella senese, di tipo burocratico e clientelare”. L’attacco alla stampa senese “coinvolta senza distinzione nella sua totalità dalla tela tessuta dal partito unico”. E infine la tonante chiusura a Piazza Salimbeni con un altro paio di siluri nei confronti di un sistema che pensa “a promuovere scambi indecenti fra favori e voto, e che rappresenta solo se stesso attraverso una catena di comando che si trasforma in autoritarismo”.
Il grande rimpianto?. Vedere abortito un confronto pubblico fra i pentacandidati , colpa della accesa discussione che ha alzano i toni del dibattito, la scelta delle modalità e l’arbitro. Ci ha riprovato Canale 3, anche se giovedì sera 13 maggio sono rimaste vuote le poltrone di Ceccuzzi e Nannini. Solo un caso?
Ceccuzzi è stato sotto un fuoco concentrico delle liste concorrenti. Se Nannini ha dichiarato che non può essere sindaco uno legato alla politica senese degli ultimi 20 anni, con l’aggravante di essere stato un deputato (“significa che a Roma non ci ha ben rappresentato”), per Laura Vigni la “la sua porta di segretario del partitosi poteva varcare solo conoscendo il codice alfanumerico”.
Michele Pinassi è stato brutale, “il suo programma .- come quello degli altri partiti – non merita di essere letto, è quello di un defunto”. L’ex esponente della Commissione Finanze da parte sua, ha prima lasciato sfogare i “pretoriani” e i “fenditori”, il punto più basso è stato un comunicato della sua lista che chiedeva a Piccini, capolista delle Liste Civiche, se aveva provveduto a mettersi non aspettativa da vice-direttore di Monte dei Paschi France.
Da parte sua, ha invece sempre tenuto un discreto fair play, salvo in chiusura della sua campagna replicare alla coalizione di Corradi che l’aveva accusato di plagio del programma (“solo 13 pagine contro un libro così”, richiamandosi al suo “Bella Meravigliosa 2.0” di bene 178 pagine) e chiudere con una battuta “oscurantista”rivolta ai grillini per loro programma: “irriguardoso, 3 sole pagine, se questo è una colazione che si richiama alle stelle, per Siena si prospetta un cielo buio”.
Di Beppe Grillo invece lo sberleffo finale, in una serata con venature di spettacolo che ha confermato l’ambizione del “Movimento 5 stelle” a conquistare un presidio in Consiglio Comunale.
Si vota domenica e lunedì, vedremo se Siena ha più paura di quello che sta accadendo o di cambiare, e quale è il confine fra promesse e realtà. O almeno stabilire una la percentuale di queste due componenti che alla fine fanno la differenza fra “vittoria e sconfitta”. Due grandi imbroglione, dalle quali è bene diffidare, sta scritto all’ingresso di Wimbledon. Umorismo inglese sottile, meglio ricordare invece la forza esplosiva del voto per il concetto di democrazia del maestro del liberismo, anche lui inglese e che a Siena ha soggiornato. “La democrazia quale esiste nei grandi stati moderni – ha scritto Bertrand Russell, Autorità e Individuo – non fornisce adeguate possibilità di successo all’iniziativa politica, se non di una piccola minoranza”.
Tradotto: nel piccolo ci può stare il grande risultato.