SIENA. Da una recente uscita de “Il sole 24 ore” trapela l’indiscrezione che il presidente Profumo possa rimanere in BMPS fino a dopo l’aumento di capitale, per poi lasciare per altri progetti, mentre l’AD Viola sia destinato a restare al suo posto anche nel periodo successivo. Pur consapevoli che i pareri importanti vengano da Roma e da Francoforte (e magari da Palazzo Sansedoni?) riteniamo opportuno e doveroso esprimere la nostra opinione sull’attuale management. Un’interminabile sequela di trimestrali in rosso (spesso profondo) ha tracciato il solco della gestione Profumo-Viola, caratterizzata dalla strategia “lacrime e sangue” e dalle più banali preghiere a “san spread” : secondo Viola infatti un valore inferiore ai 160 punti di tale parametro avrebbe risolto notevoli problemi, previsione puntualmente smentita visto che attualmente lo spread è sotto ai 100 punti e che i problemi sono ancora da risolvere. La gestione dell’attuale dirigenza è pertanto da giudicarsi negativa, nonostante la BCE stessa faccia notare che la stragrande maggioranza delle sofferenze siano di derivazione precedente, ovvero da quella Mussari-Vigni (a proposito, ma l’azione di responsabilità a che punto è?). Le sofferenze precedenti ed i crediti deteriorati (ah, ma che bravi i banchieri che prestano con leggerezza! A chi, poi?!) hanno inoltre reso necessari aumenti di capitale molto onerosi, caldeggiati anche da Bankit e BCE. Sul numero e sequenza di questi aumenti dobbiamo, inoltre, annoverare la poca chiarezza da parte del management: ogni aumento era, infatti, descritto come irrinunciabile, essenziale e risolutivo. Salvo passare qualche mese per doverne paventare un altro anch’esso essenziale e risolutivo. Così come è da annoverare come negativo l’atteggiamento da sempre autoreferenziale ed autoassolutorio del management, distaccato ed irrispettoso verso un territorio intero. Rimane quindi il rammarico da parte di una città, legatissima alla banca, di aver avuto una verità parziale e contingentata, perché non vogliamo credere che i nostri non si siano accorti rapidamente di quali fossero le reali condizioni dell’istituto! Non convince nemmeno la sicurezza (o sicumera?) di Clarich che, circondato da soggetti interni ed esterni armati di non meglio precisate finalità (ma non dovevano essere il contraltare degli interessi ed i paladini del cambiamento?), dichiara di non voler sostituire timoniere con la nave in tempesta, mentre saremmo ben più lieti di rimuovere lo Schettino di turno nel bel mezzo di qualunque uragano. Un ciclone nell’occhio del quale la Fondazione e Siena stessa sembrano bloccate, alla stregua di soggetti indegni e meritevoli di un infinito purgatorio per le colpe del passato. Troppi vorrebbero affossarle definitivamente, da dentro e da fuori, e al contempo anche coloro che si presentavano fino a poco tempo fa alfieri di rottura e apparenti bastian contrari del vertice della Fondazione, le usano e cavalcano come trampolino di lancio per le loro future carriere, senza rispetto verso nulla e nessuno. Alla fine, però, vogliamo chiudere con una riflessione, ben più importante: adesso il nodo non è sul management che porterà la banca verso l’aumento di capitale, bensì sul nuovo contesto proprietario e, soprattutto, verso quale parternariato, fusione o quant’altro questo nuovo assetto voglia portare la BMPS. Viste le lacune di un confronto più ampio e concreto esprimiamo quantomeno l’auspicio di avere una banca sana e redditizia, a prescindere dalle dimensioni, mantenendo la direzione generale nella nostra città e tornando finalmente ad essere uno dei fulcri finanziari di un meritato e sofferto rilancio territoriale.