"Inutile scatenare una guerra tra poveri, ma trovare le risorse. Magari vendendo..."
SIENA. Da Siena Aperta riceviamo e pubblichiamo.
“‘Le case ai toscani’ urla Dario Nardella, sindaco PD di Firenze. E’ la parola d’ordine del nuovo PD sterzante a destra. Per altro inutilmente, se fatto a fini elettorali. Alimentare ciò che altri sostengono da anni significa solo rafforzare le proposte degli avversari. Ma il dilettantismo politico non è il solo fattore.
Dopo roboante e mediatico annuncio ecco che la montagna partorisce il topolino: portare da 5 a 7 anni il limite minimo di residenza per poter accedere al bando che assegna le case popolari: un provvedimento che non modifica in modo significativo le graduatorie. Resta quindi solo l’effetto annuncio: il nuovo Dio della politica fatta dal club delle Giovani Marmotte.
Il problema esiste, ma non può essere risolto scatenando una guerra tra poveri, ma solo incrementando l’offerta di case. Oggi in Toscana oltre 21000 famiglie, oltre agli esclusi, aspettano la casa popolare. Sono oltre 400 a Siena e di nuova edilizia popolare in qualche caso nemmeno si parla. Addirittura ci sono migliaia di abitazioni (100 solo a Siena) non assegnate per mancanza di fondi per ristrutturarle. Un gran bel risultato per chi parla di solidarietà ed integrazione evidentemente a giorni alterni.
Come Siena Aperta, da anni imploriamo che, se non ci sono risorse disponibili, l’unica possibilità è quella di vendere il patrimonio pubblico agli inquilini che hanno visto mutare in meglio la loro condizione economica. Investire poi il ricavato recuperando contenitori inutilizzati, o nella nuova edilizia popolare, oltre a rendere nuovamente disponibile il patrimonio esistente rendendolo agibile.
Il resto è demagogia allo stato puro, che lascia tutto come prima.
Favorire i toscani senza un progetto di integrazione e di crescita dell’offerta è inutile e dannoso. Suscitare aspettative, quando l’offerta di case non aumenta sensibilmente, è criminale. Intervenire invece con investimenti sui contenitori inutilizzati e con la manutenzione del costruito, migliora la qualità urbana, la vita dei residenti, consolida la coesione sociale e rilancia gli investimenti e quindi l’economia”.