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SIENA. Da Sena Civitas riceviamo e pubblichiamo una nota firmata da “Puntaspilli”.
“In ogni elezione c’è sempre un vincente e un secondo arrivato, come sono sempre presenti candidati che hanno solo partecipato, che hanno fatto testimonianza, si sono misurati, hanno promosso un simbolo, un nuovo partito.
Naturalmente può succedere che dalle dichiarazioni dei diretti interessati i vincitori sembrino più di uno.
Questa sensazione la registriamo anche per le suppletive.
Se l’importante era partecipare allora vincono in tanti. Certo, votare è importante perchè è sul voto che si regge la democrazia; sui voti espressi si eleggono i rappresentanti.
Già, però, qualche ragione l’ha anche ci dice: conta anche come si vince!
Prima di fare tanti discorsi bisogna guardare i numeri.
E i numeri delle suppletive parlano a tutti. Si è passati nel collegio dal 78,8% al 35,6 % dei votanti ( al 44% in città).
Partiamo da qui. A Siena e provincia si registra l’affluenza più bassa d’Italia nonostante la presenza fra i candidati del Segretario Nazionale del PD; di un candidato del centrodestra sostenuto da Salvini e dal Sindaco del capoluogo; la presenza di altre cinque liste che avrebbero dovuto stimolare al voto contro i due schieramenti.
Di più: con in gioco la questione MPS a cui sono legati i destini economici di migliaia di cittadini e attività.
Neppure le promesse dei candidati o Ministri venuti a Siena, che hanno spaziato dalle infrastrutture, al polo per la scienza della vita e della ricerca, alle garanzie su MPS hanno avuto effetto e convinto alla partecipazione.
Disaffezione dalla politica? Sfiducia nei Partiti? Sicuramente! Ma non solo. Le orecchie dovrebbero fischiare anche al sindaco De Mossi!
Se nell’astensionismo magari non possono trovare i segnali che noi vediamo, non altrettanto nel voto.
Secondo noi c’è un segnale chiaro: cambi metodi, mentalità, anche qualche assessore, rinunci al ricciarello magico, a nominare uomini della sinistra o della vecchia nomenclatura di cui si è circondato.
Altrimenti? Altrimenti al prossimo giro del 2023 è meglio che non si presenti. In altre parole se vuole competere nuovamente ha 18 mesi per un rinnovamento vero e fare fatti al posto dei titoli nei giornali.
Se Letta dovrebbe essere più cauto, su nuovi corsi, visto che Siena è tutt’ora la città del groviglio armonioso, i partiti di centrodestra qualche autocritica dovrebbero pur farla e non caricare tutta la responsabilità su Marrocchesi.
Davvero hanno tutti dato il massimo? La Meloni a Siena non è venuta e neppure i personaggi più noti di Forza Italia. Certo gli impegni erano molti, ma Letta era candidato a Siena e forse mezz’ora potevano trovarla.
Anche nel centrosinistra e nel PD c’è poco da brindare.
In termini reali, rovesciando i dati, l’83,3% dei cittadini non ha votato per Letta e l’87,3% non ha votato per Marrocchesi (nel Comune di Siena rispettivamente circa il 80% e l’82%). Numeri che parlano da soli. E nessuno pensi che 80.000 votanti in meno non siano composti da persone che in buona parte “hanno scelto di non votare”. Un non voto consapevole che ha coinvolto anche chi ha riconsegnato “schede bianche o nulle “. Segnali chiari per chi vuol capire.
E pensare che c’era stata la corsa a candidarsi da parte di ben altri 5 partiti per fare passerella e promozione grazie alle attenzioni nazionali per la candidatura del segretario PD, alla cui elezione erano legati anche possibili scossoni nel Governo Draghi.
Ma allora hanno perso tutti? Formalmente tutti no. Moralmente hanno vinto i cittadini che hanno scelto di non votare. Che sono i più. Certo, non sono unificati da un partito che non esiste. Giusto o sbagliato che sia – a questo giro nessuno rappresentava la protesta. Stare a casa era il solo modo per far capire che i partiti così non vanno, che non si governano così i territori.
Solo una minoranza ha votato i partiti. Per questo alle prossime comunali ci sarà la corsa a fare i finti civici o le finte coalizioni di partiti con civici di riempimento.
Ma i cittadini hanno capito che solo se si uniscono e si danno forza reciproca, senza ordini e direttive romane o fiorentine, senza grovigli armoniosi e senza i soliti noti, le cose possono cambiare, almeno a livello locale”.