"Dopo i posti letto e le scuole di specializzazione, ora anche i soldi. Però aumentano le figure dirigenziali"
SIENA. Si legge, in questi giorni, di nuovi tagli alla sanità toscana e, di conseguenza, anche a quella senese: vuoi per la asl sud-est, circa 10 milioni di euro, che per l’azienda ospedaliera, circa 5 milioni di euro.
Pur comprendendo che le cifre si inquadrano in una cura dimagrante imposta da legge nazionale (del 2011), la quale prevede che la spesa per i dipendenti dei sistemi sanitari debba essere uguale a quella del 2004 ridotta dell’l,4%, da cittadini di un sistema sanitario che ha sempre meno di nazionale, siamo preoccupati ma ancor più perplessi nel leggere le reazioni scandalizzate dell’ex assessore Ferreti e dell’attuale sindaco Valentini.
Dichiarano, infatti, tutta la loro preoccupazione, confermano che la sanità non si fa senza personale e lamentano che non si sarebbe dovuti arrivare a questo punto; ma loro dov’erano e dove sono?
Forse che Valentini si è dimenticato che il sindaco è responsabile e garante della condizione di salute della popolazione del suo territorio? E che questa sua missione va inquadrata in una visione più ampia, sia del concetto di salute che, di conseguenza, come confronto e collaborazione con le altre istituzioni coinvolte (Regione, ASL, etc.)?
Abbiamo già scritto, a gennaio, sulla chiusura delle cinque scuole di specializzazione, sul pronto soccorso delle Scotte diventato, suo malgrado, il capro espiatorio di una politica scellerata che taglia i posti letto ospedalieri (da 1400 a 600), depotenzia il territorio e, parallelamente, moltiplica le poltrone pagate con denaro pubblico. Solo per promemoria, le nuove e numerose figure dirigenziali di medicina generale: direttore del dipartimento della medicina generale, responsabili di AFT, coordinatore clinico della zona distretto, coordinatore clinico della casa della salute, coordinatore clinico dell’ospedale di comunità, coordinatore clinico del modulo di continuità assistenziale.
Nel ricordare alla nostra amministrazione che la sanità pubblica e l’assistenza sociale sono individuate come prerequisiti essenziali per l’effettivo esercizio del diritto alla salute, come scritto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel documento di Ottawa del 1986, attendiamo una soluzione che riporti al centro la persona e che non possiamo individuare nel lasciare che “chi può e finché può” vada a curarsi privatamente mentre chi non può aspetti, anche per i tagli al personale ed ai posti letto, che la malattia faccia il suo corso in attesa di cure che non arrivano nei tempi dovuti.
Circolo Sena Civitas