SIENA. Da Sena Civitas riceviamo e pubblichiamo.
“Sul tema del destino della Banca MPS si registrano dichiarazioni di senso opposto, a volte anche all’interno della stessa maggioranza di governo. Le ultime sono dell’On. Antonio Tajani, di Forza Italia che ha affermato “basta parlare di banche dello Stato che non servono”, mentre di segno abbastanza diverso sono le dichiarazioni del candidato piddino alla Presidenza della Regione Toscana Eugenio Giani che invece chiede “che la presenza pubblica all’interno di MPS possa rimanere anche nel medio periodo”. Su tutto incombe la chiara posizione del Ministro del Tesoro Gualtieri (che, ricordiamo, è l’azionista di maggioranza del Monte) che non più tardi di qualche giorno fa ha confermato che lo Stato rispetterà gli impegni con l’Europa e uscirà dalla Banca entro il 2021.
Come Circolo Sena Civitas, non possiamo ignorare alcuni aspetti innegabili e che ci devono fornire sempre le chiavi di lettura di questa situazione. Anzitutto, nessuno può e deve dimenticare i guasti quasi irreparabili che la responsabilità politica del PD ha causato alla nostra Banca, portandola nel giro di pochissimi anni da posizioni di assoluta solidità e redditività ad essere sull’orlo della bancarotta. Su questo fronte, Giani tocca un tema spinoso su cui dovrà misurarsi prima ancora che con Susanna Ceccardi, con la storia del proprio partito e, come detto, con il suo Ministro del Tesoro.
Allo stesso tempo, non possiamo e non dobbiamo dimenticare il peso fondamentale che la permanenza a Siena della Banca MPS ha per le famiglie e per l’economia senese e toscana. La vicenda Engineering ci sta dimostrando quanto sia importante che un’azienda di così grande impatto sociale ed economico come il Monte abbia un vero e concreto radicamento sul proprio territorio di riferimento. In questo senso, ci sentiamo di ricordare all’on Tajani che il Monte è già Banca di Stato e che pertanto in questo caso la questione non è tanto il suo ingresso (come nei casi Alitalia e Autostrade) quanto piuttosto la sua permanenza.
Alla luce di ciò, ci pare quindi che la prospettiva corretta, nell’interesse dei dipendenti, dei clienti e dei senesi, sia che il tema dell’uscita dello Stato non si metta nemmeno all’ordine del giorno fino a che la Banca non sia completamente risanata e competitiva e che, comunque, visto il peso per il territorio e per l’economia nazionale che la Banca riveste, sia garantita in qualsiasi scenario una presenza qualificata dello Stato nell’azionariato che possa esprimere una rappresentanza del territorio in grado di tutelare gli interessi locali”.