"La banca avrebbe iniziato un percorso di alienazione senza nessuno ostacolo, se non ci fosse stata una sollevazione generale"
SIENA. Dal Circolo Sena Civitas riceviamo e pubblichiamo.
“Mentre a Siena si celebra la mirabile mostra su Lorenzetti, la notizia della vendita della collezione della Banca MPS appare sempre più inquietante, anche alla luce della mancata risposta della Soprintendenza alla nostra lettera aperta inviata anche al Ministero.
Che tale collezione sia imprescindibilmente legata a Siena lo prova la storia stessa del Monte dei Paschi ed emerge ripercorrendo le tappe della sua formazione. Scopriamo infatti che l’ingente patrimonio artistico si è venuto a formare secondo un progetto organico e una stratificazione di committenze e di acquisti mirati, nel corso dei secoli.
Benvenuto di Giovanni, Madonna della Misericordia, 1481
Già nel 1481 a pochi anni dalla sua fondazione, i conservatori del Monte Pio, nome con il quale nacque il Monte dei Pasci, commissionarono a Benvenuto di Giovanni del Guasta una grande pittura murale raffigurante la Madonna della Misericordia. L’affresco, oggi staccato e conservato nel salone della Rocca, voleva essere una chiara illusione all’aiuto misericordioso che il Monte svolgeva a favore della componente più bisognosa della società senese, nei confronti della quale si impegnava a garantire prestiti con tassi di interesse particolarmente agevolati. A provare la specificità tutta senese e la stretta connessione con la Banca, il dipinto fu affiancato dalle immagini di santi (Antonio da Padova e Maria Maddalena su un lato e Bernardino e Caterina sull’altro) e dalle imprese del Popolo di Siena (il leone rampante) e della città di Siena (scudo bianco e nero) sovrastanti la Lupa.
Altre committenze mirate seguirono nei secoli successivi, e solo per ricordare, il Cristo in Pietà di Lorenzo Rustici nel 1572 per celebrare la riforma del Monte decisa da Cosimo I dei Medici, o il Cristo deposto dalla croce realizzato da Arcangelo Salimbeni nel 1576 per la Sala delle Udienze, o ancora le Storie di Giuseppe l’ebreo di Francesco Vanni del 1596 ed ancora il dipinto di Raffaello Vanni raffigurante la Vergine col Bambino commissionato per arredare l’ingresso della Cancelleria.
A questo primo nucleo si sono aggiunte numerosissime operea a partire dagli anni ‘80 del secolo scorso, quando la banca ha dato avvio in maniera sistematica, all’incremento della collezione mediante l’acquisizione di capolavori dell’arte senese che per vari motivi erano emigrati fuori dai confini della città. Oggi essa comprende una rappresentanza della scuola senese dal XIV al XIX secolo, da Pietro Lorenzetti a Tino di Camaino, al Sassetta, a Iacopo della Quercia, a Francesco di Giorgio Martini, a Beccafumi, Salimbeni, Casolani, e Francesco Rustici, e poi Francesco Vanni, Rutilio Manetti e Bernardino Mei fino ai pittori dell’Ottocento tra i quali Mussini, Cassioli, Franchi e Maccari.
Come non riconoscere quindi che la collezione della Banca, composta oltre che da dipinti e da sculture, anche di arazzi e arredi di vario genere, sia da considerarsi patrimonio della città perché è proprio questo lo spirito che ha guidato la Banca nel suo costante impegno, quasi una missione orientata verso il recupero e la valorizzazione dell’arte senese?
E’ inquietante constatare che se non vi fosse stata una sollevazione di scudi sulla stampa, la Banca avrebbe iniziato un percorso di alienazione senza nessuno ostacolo.
Appare sorprendente che solo il nostro Circolo abbia evidenziato, oltre alle proposte formulate nel 2015 (Museo, diritto di prelazione a favore della Fondazione MPS), che oggi occorra un decreto che dichiari l’intera collezione della Banca – composta da 30.000 opere – di “particolare interesse storico artistico” con successivo “vincolo di collezione”. Norma che doveva essere già fatta sin dal 1995, in modo da impedire che questo patrimonio possa migrare verso nuove destinazioni e venga quindi sottratto alla città.
Queste domande aspettano una chiara risposta e un’azione altrettanto decisa delle autorità cittadine e degli organi di tutela”.