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SIENA. Dal Circolo Sena Civitas riceviamo e pubblichiamo.
“Si continua a mistificare il ruolo e il significato dei defibrillatori ad accesso pubblico, cui si attribuisce la capacità di salvare vite in piena autonomia, mentre sono strumenti che servono ad anticipare una manovra salvavita rispetto all’arrivo del soccorso avanzato (quello fatto da medici e infermieri, che hanno il compito di proseguire e portare a termine gli interventi rianimatori), forse tentando di distogliere l’attenzione da quello che sta accadendo nel servizio 118 e più in generale nella nostra sanità.
Nonostante le rassicurazioni dell’assessore Ferretti infatti la “ASLona”, capitanata dall’aretino Desideri, persevera nell’imporre anche ai territori senese e grossetano il modello aretino di emergenza, quello in cui nella centrale operativa manca il medico dedicato h24 (pur previsto dalle delibere regionali), gli infermieri lavorano come medici e i volontari come infermieri; infatti a Arezzo e provincia la presenza di medici a bordo dei mezzi di emergenza è ben al di sotto di quella prevista dal più recente decreto ministeriale sugli standard minimi in sanità, che prevede un numero di medici basato sul doppio criterio del numero degli abitanti e dell’estensione territoriale. Proprio su questo si gioca la partita (non trasparente) della direzione ASL, che continua a “dimenticare” il criterio spaziale e (come ad Arezzo) vorrebbe basare la ristrutturazione del 118 senese e grossetano sul solo criterio numerico (un mezzo medicalizzato ogni 60000 abitanti), ben consapevole del fatto che in zone rurali a bassa densità di popolazione come le nostre campagne il numero di medici da impiegare sarebbe assai inferiore a quello previsto dal modello attuale. Un modello, quello senese, strutturato da oltre 20 anni di esperienza “vissuta” e contestualizzata al nostro difficile territorio, che rispetta il criterio spaziale (un medico ogni 350 Km quadrati), e garantisce anche ai cittadini residenti nelle zone più remote di essere comunque soccorsi da un medico in tempi brevi. O vogliamo sostenere che chi ha la “colpa” di abitare in campagna ha meno diritti di chi vive in città?
Nel frattempo, ad oltre un anno dalla unificazione dei tre 118 di Arezzo, Siena e Grosseto nell’unico dipartimento di emergenza urgenza, i modelli organizzativi continuano ad essere i più diversi possibile, continuano a mancare prospettive reali ed efficaci di standardizzazione del soccorso (basti pensare che alla data in cui scriviamo manca ancora un piano unico per le maxi-emergenze nel territorio delle tre province!). L’unico segnale della unificazione è dato dalla diaspora di mezzi che da Siena partono verso Arezzo e Grosseto: automediche con la scritta “Siena 118” maldestramente coperta da adesivi della USL aretina compaiono nelle foto sui quotidiani online (http://www.arezzonotizie.it/attualita/il-118-del-casentino-raddoppia-i-mezzi-per-il-soccorso/ http://www.casentinopiu.it/bibbiena-presentata-stamani-la-nuova-automedica-fotogallery/) nel corso di fastose inaugurazioni patrocinate dal direttore del dipartimento di emergenza della ASL, guarda caso il direttore del 118 di Arezzo. E sembra che oltre agli automezzi altri importanti “strumenti di lavoro” abbiano lasciato Siena per altre destinazioni. Non solo mezzi, ma anche uomini. Le condizioni lavorative dei medici 118 sono talmente deteriorate che in pochi mesi ben cinque professionisti hanno abbandonato il 118 senese per approdare ad altri lidi, molti addirittura ai servizi di emergenza di regioni limitrofe. E accadono i fatti che tutti conosciamo ma che si tende a dimenticare, come la mancanza di uno dei due medici previsti su Siena proprio la notte del 2 Luglio. E vogliamo dimenticare anche il “pasticciaccio brutto” della centrale unica della guardia medica?
Purtroppo gli effetti del malgoverno che da Rossi, a cascata, imperversa sulla sanità regionale in generale, e senese in particolare, non si vedono solo nel 118: se la ASL piange, la AOUS non ride di certo. Alle Scotte come ben sappiamo sono state “chiuse” ben cinque scuole di specializzazione, mentre la fuga di professionisti di alta specializzazione è una costante ormai negli ultimi anni; la minaccia di chiusura o drastico ridimensionamento di reparti di eccellenza e servizi indispensabili è quantomai concreta, l’emodinamica di Arezzo (e qui torna in ballo il 118) si propone come approdo di riferimento in acuzie per tutti gli infartuati della valdichiana senese, Careggi colleziona bollini da “riferimento regionale” ormai per ogni specialità, per non parlare di aspetti meno “alti” ma ben più impattanti sulla quotidianità dei cittadini e irrisolti da anni, come i parcheggi a pagamento e le interminabili liste di attesa per gli esami più banali”.