Il deputato senese è tra i firmatari dell'interrogazione sull'azienda di Finmeccanica
SIENA. Conoscere la posizione del Governo sulle strategie che la Selex Es vuole portare avanti e che prevedono una pesante riduzione del personale su tutto il territorio nazionale e una riduzione del portafoglio di prodotti dell’azienda. È questa la richiesta avanzata in un’interrogazione urgente presentata dai parlamentari toscani, tra cui il deputato senese Pd, Luigi Dallai, in merito al piano industriale presentato da Finmeccanica per il gruppo aziendale Selex Es, che ha due punti produttivi in Amiata (ex Amtec), ad Abbadia San Salvatore e Piancastagnaio, le cui sorti, ancora non definite, destano preoccupazione.
“Il gruppo Selex Es – dice Dallai – è gestito da Finmeccanica e quindi si regge su capitali pubblici. Per questo riteniamo che il Governo non possa rimanere indifferente a una situazione incerta e poco chiara, che desta la preoccupazione dei lavoratori. Il piano industriale presentato la scorsa settimana si basa sugli esuberi da tagliare: 2529 dipendenti, di cui 1938 in Italia e gli altri nel Regno Unito, e una riduzione dei prodotti da 550 a 350. Vogliamo sapere cosa pensa il Governo di questa strategia e, soprattutto, come intende operare, in relazione al negoziato tra la controllante Finmeccanica, le organizzazioni sindacali e le istituzioni locali in merito a un piano di riorganizzazione che deve poter garantire non solo tagli, ma scelte che vadano nella direzione dello sviluppo e del rilancio produttivo di settori e stabilimenti che rappresentano un’importantissima risorsa strategica per il Paese, salvaguardando i livelli occupazionali”.
“Dai sindacati e dall’incontro avvenuto ieri con la Regione Toscana – continua Dallai – arriva lo stesso grido di allarme e lo stesso rifiuto a un piano industriale basato solo sugli esuberi da tagliare. Ogni soggetto coinvolto si sta dimostrando disponibile a trovare un compromesso, ma la tutela dei lavoratori deve rimanere la priorità. Il presidente della Regione, Enrico Rossi, si è detto favorevole a coordinarsi con gli altri presidenti delle Regioni coinvolte (11 in tutto), come richiesto dai sindacati, ed ha richiesto l’apertura di un tavolo nazionale su una vicenda che penalizza la Toscana ma che riguarda anche 1938 lavoratori in tutta Italia. I lavoratori degli stabilimenti amiatini della ex Amtec si sono resi favorevoli al concentramento su un unico sito produttivo dell’Amiata, in cambio, però del rispetto di alcuni punti, tra cui la valorizzazione delle professionalità, l’utilizzo di strumenti sociali, un’organizzazione snella ed efficiente con potere decisionale sul sito e per il sito e la garanzia di un management forte. La volontà di sbloccare la situazione e di ridare sviluppo e vitalità al gruppo aziendale c’è, ma ora serve una risposta urgente da parte del Governo, soggetto direttamente coinvolto e che non può rimanere in disparte su una questione delicata che mette a rischio il futuro dell’azienda e dei lavoratori”.