SIENA. A noi di SEL, ragionando sulla situazione del Monte dei Paschi e della Fondazione, ci sembra di assistere ad un silenzio che nasconde qualsiasi speranza sul futuro del Monte. Invece la voce dell’attuale presidente della Fondazione sgorga sinuosa e cristallina, nella sua ultima intervista rilasciata alla Nazione di Siena: “ l’auspicio è che Profumo ci ripensi e resti sino alla conclusione del processo aggregativo “.
Che senso hanno le parole del presidente della Fondazione quando è sotto gli occhi di tutti che la banca ha tentato di rendere “contendibile la banca” tentando di eliminare proprio fisicamente la presenza ingombrante della Fondazione e dei piccoli azionisti. Gli strumenti sono stati i più diversi, l’abolizione del tetto del 4%, l’accorpamento delle azioni prima dell’aumento (l’anno scorso le azioni furono divise per mille, quest’anno sembra che saranno divise per 20): così chi non partecipa all’aumento sarà destinato a sparire, visto che l’azionista più grande non supera il 5%! Un semplice conto aiuta a capire; se l’aumento avvenisse senza accorpamento e la Fondazione non partecipasse si diluirebbe all’ 1, 5%, con l’accorpamento andrebbe ad un misero 0,…….% con notevoli perdite sia rispetto all’aumento dell’anno scorso, sia rispetto alla partecipazione storica della Fondazione. Davvero non si capisce che cosa abbia la fondazione da magnificare
dei comportamenti della banca e dei suoi amministratori: è come apprezzare chi prova ad eliminarti!
Quindi la decisione di una fusione, subito dopo l’aumento di capitale, con un gruppo italiano o estero, è una scelta già decisa e il presidente della Fondazione, eletto con i voti determinanti dei consiglieri nominati dal Comune e dalla Provincia di Siena, lo dice apertamente, come l’unica strada possibile. Aggiunge anche, visto che qualcuno il lavoro sporco lo deve pur fare, che sarà difficile che la stessa Direzione della “nuova” banca resti a Siena, considerata la piccola quota di partecipazione nelle mani della Fondazione, anche se per la Fondazione il peggio è alle spalle. Come contraddirlo, visto che il patrimonio della Fondazione è sceso dai tempi pre Mussari – Mancini da 17 miliardi a 530 milioni attuali!!!
Se il governo non interverrà con la costituzione di una “Bad bank”, in caso di fusione ci chiediamo chi si prenderà in carica i 40 miliardi di crediti in sofferenza risultanti ancora nei bilanci del MPS. Forse qualche interlocutore che potrebbe acquisire a un prezzo favorevole quel che rimane del MPS ed usufruire dei vantaggi fiscali per le compensazioni utili-perdite previste dal nostro codice civile dall’istituto delle fusioni aziendali?
Di certo non sapremo mai quanti di questi crediti sono stati erogati senza nessuna garanzia reale, si vocifera che siano gran parte e che già una discreta quantità di questi crediti, siano stati presi in carica a un prezzo simbolico, da una finanziaria il cui azionista di
riferimento ha animato l’ultimo raduno della Leopolda.Solo l’analisi di quest’ultima voce, potrebbe disvelare non solo chi ha percepito crediti in maniera clientelare ma anche quali funzionari-dirigenti li hanno autorizzati. Lo diciamo come possibilità di fare trasparenza e ci chiediamo: su questi aspetti i Sindaci revisori o gli ispettori della Banca d’Italia hanno relazionato?
A fusione consolidata, l’ente risultante, acquisisce una nuova entità giuridica, con un nuovo patrimonio così come risultante dal bilancio di fusione. Se per ipotesi si accertasse, dopo la fusione, altre somme sottratte illegalmente dalla varie bande del 5% alla MPS Spa, se recuperate, quest’ultime rientrerebbero nel patrimonio del nuovo ente. Ci chiediamo anche: che fine farà l’immenso e notevole patrimonio artistico posseduto dal Monte dei Paschi?
Ma il vero motivo che ci fa gridare per richiamare oggi l’attenzione di tutti su questa operazione che sta andando avanti a fari spenti, è il sicuro effetto di riduzione dei dipendenti stimati oggi a circa 24.000 a livello nazionale. Non esiste fusione che non comporti una sostanziale riduzione di lavoratori (tra diretti ed indiretti si potrebbe arrivare ad una riduzione superiore al 50% delle unità) Una volta consolidata la fusione, la Direzione potrebbe spostarsi in qualsiasi altra città italiana o europea.
I nuovi dirigenti sconosciuti potrebbero essere più bravi di quanti si sono succeduti da Mussari in giù. La qualcosa si potrebbe dare per scontata visto i risultati degli ultimi bilanci del Monte, ma questi porterebbero a termine i tagli occupazionali e le ristrutturazioni programmate senza guardare in faccia a nessuno.
L’ultima e forse l’unica possibilità per salvaguardare il Monte dei Paschi di Siena e la sua storia longeva, è quella dell’intervento del Tesoro che, convertendo gli interessi dei Monti bond in azioni, avrebbe una quota di controllo significativo e che partecipando al prossimo aumento di capitale, potrebbe acquisire una maggioranza di controllo di tutta tranquillità che permetterebbe in alcuni anni alla banca di recuperare margini operativi e di efficienza, senza grandi sacrifici di ulteriori tagli occupazionali, fino a riportare il bilancio in utile.
Per fare questo passo, occorre una decisione del governo italiano, più o meno la stessa decisione presa per l’acciaieria di Taranto, l’ILVA. Per determinare questa decisione occorrerebbe la mobilitazione dell’intera città unità e convinta di scendere in piazza a difesa della sua banca. Solo così Renzi non potrebbe far
finta, come sta facendo ora, di non sentire, di non vedere e di non parlare.
Occorrerebbe una nuova e grande mobilitazione contro gli indirizzi che vengono annunciati dall’attuale managment, coinvolgendo tutte quelle associazioni presenti sul territorio, i sindacati e quelle forze politiche che devono liberarsi dei diretti responsabili che hanno gestito o semplicemente accompagnato – sia sbagliando in buona fede, sia in maniera strumentale o eterodiretti – gli infausti momenti decisionali che hanno determinato uno dei periodi più bui e più drammatici della classe politica-dirigenziale della nostra provincia e non solo.Se, con gli sviluppi futuri, potremo dire “noi l’avevamo detto”, per noi, come forza politica nata a fine 2010, quando i famosi buoi erano già scappati, sarà comunque una dura sconfitta, perché avremo perso tantissimi posti di lavoro con grossi problemi economici per le famiglie e la nostra provincia, perso definitivamente un Ente che ben gestito potrebbe ancora essere un importante strumento di sviluppo per l’intera economia italiana.
Sinistra, Ecologia e Libertà – Gruppo di lavoro economia e finanza