Sinistra ecologia e Libertà con i candidati Gori Savellini e Jacoviello, torna sul tema delle politiche culturali
SIENA. La cultura non è intrattenimento e non è miele per turisti. Non è un pozzo dove si gettano denari a fondo perduto. La cultura è lavoro, è crescita, sviluppo democratico e serve ad aprire prospettive future per Siena, ed in generale per questo Paese caduto in una profonda crisi che prima che economica è culturale e sociale. Per Siena vogliamo un ritorno alla politica culturale fatta di competenza e responsabilità, capace di operare valutazioni e scelte, per salvaguardare il patrimonio materiale e immateriale della città e sostenere la progettualità delle molte attività di produzione culturale sul territorio con una cura e un’attenzione che negli ultimi anni ci sono mancate».
In chiusura della campagna elettorale Sinistra Ecologia e Libertà interviene ancora sul ruolo della cultura nel futuro politico e sociale di Siena. Giuseppe Gori Savellni e Stefano Jacoviello, candidati al consiglio comunale, propongono un programma che ha per parole chiave: spazi, progettualità, integrazione dei saperi e coinvolgimento cittadino nel percorso di candidatura per la capitale europea della cultura del 2019.
«In questa campagna elettorale tutti hanno promesso soluzioni alla fame e alla sete di spazi, proponendo metri quadri qualsiasi senza legarli alla produzione e all’offerta culturale che a quegli spazi dà un senso e una funzione necessaria. Noi di Sinistra Ecologia e Libertà abbiamo voluto fare una manifestazione pubblica, una marcia, che indicava proprio quei luoghi del centro che la cultura può rivitalizzare, animare e riempire, restituendoli alla vita cittadina. Il teatro, la musica, le arti performative sono in grado di conquistare e appropriarsi di spazi diversi. Tuttavia è necessario pensare anche a spazi specifici adeguati, gestendo meglio l’esistente e progettando con competenza ciò che manca: luoghi idonei al cinema, alla danza, ai diversi generi di musica e teatro, spazi in cui l’arte contemporanea possa dialogare con il grande passato di Siena e riportarlo al quotidiano di ogni senese».
«Con la nostra passeggiata abbiamo individuato spazi già attivi ma “a rischio” o poco frequentati, e altri luoghi chiusi ma disponibili alla luce di una riutilizzazione accurata come parte dell’ex complesso San Niccolò, dove opera la Corte dei Miracoli e dove è in corso la battaglia della Rete Spazzi per salvare il panopticon nell’edificio Conolly; oppure le Logge del Papa, il Mercatino rionale di Camollia, la Fortezza Medicea come luogo deputato alla musica, le Fonti, alcuni spazi della biblioteca degli Intronati come la saletta di via dei Pittori, il complesso del Santa Marta e quello di via Tommaso Pendola o il cortile del collegio Tolomei. Non vuole essere un elenco, ma una ricognizione veloce e non esaustiva per dire che i luoghi ci sono, e ci sono le idee. Spetta a chi farà la politica culturale del futuro dare spazio alle idee e riempire di idee gli spazi».
«Ma Siena ha soprattutto bisogno di costruire una visione a lungo termine attraverso una progettualità efficace che renda il patrimonio culturale una risorsa civile e una fonte di attività vantaggiose che l’amministrazione deve saper guidare e premiare, e di cui deve saper usufruire. Il Santa Maria della Scala, tema centrale per il rilancio della città, ha ancora le carte per garantirsi il futuro di grande istituzione museale che le spetta. Ma la parola “museo” va intesa in termini moderni: non un freddo obitorio per opere dimenticate, ma luogo dove i cittadini possano incontrare l’arte in modo vivo, dove si sostiene lo sviluppo di nuove professioni legate ai beni culturali, dove si soddisfa la domanda locale di arte e cultura integrandola in un circuito regionale capace di intercettare intelligentemente i flussi turistici».
«Per fare tutto ciò, è necessario rivedere lo statuto della Fondazione SMS per darle una governance di qualità, con un direttore qualificato e un comitato scientifico con reali poteri, che possano anche assumersi la responsabilità di una gestione sostenibile che generi crescita. Perché se è vero che la cultura costa e gli spazi costano (come recentemente si è appreso riguardo ai costi di apertura dei due teatri cittadini) è anche vero che questa genera valore sociale ed economico, in termini di impresa creativa».
«Sarà quindi compito dell’amministrazione incentivare una progettualità diffusa, investendo nella costruzione di strutture apposite che facciano da sostegno e formazione per i cittadini utenti, e che fungano da antenne di ricezione e diffusione di informazione sulle opportunità di finanziamento pubblico alle attività culturali. Questo sarà ancora più indispensabile se il percorso di Siena Capitale della Cultura continuerà. Al momento purtroppo tale percorso non è stato pienamente compreso e condiviso dalla maggior parte della popolazione, ma ha diffuso fra i soggetti che producono cultura a Siena la consapevolezza che il futuro della loro attività può essere garantito solo dalla capacità di ideare progetti, condividerli e partecipare a bandi europei e internazionali. Sarà necessario dunque andare oltre la collaborazione delle contrade e coinvolgere pienamente la grande quantità di associazioni che operano professionalmente nel settore della cultura e portano l’immagine di Siena alla ribalta delle cronache nazionali e internazionali come esempio di luogo dove passato e presente riescono a convivere, producendo ipotesi di futuro attraverso le proposte che vengono fatte in campo teatrale, musicale, cinematografico e artistico».