6 settembre: in piazza le donne del 13 febbraio
L’assenza di una seria progettualità suscita in noi una grande preoccupazione in particolare perché questa manovra che cambia continuamente aspetto, fa presagire un futuro di precarietà, solitudini, forti disuguaglianze sociali. In questo quadro già di per sé allarmante, sappiamo che le donne pagheranno il prezzo più alto.
I tagli alla spesa pubblica e agli Enti Locali si tradurranno inevitabilmente nella riduzione drastica di servizi, già di per sé insufficienti a garantire un reale sostegno alle famiglie, in un paese dove culturalmente il lavoro di cura è affidato esclusivamente alle donne. Per le giovani donne tutto questo si traduce nel rinvio o nella rinuncia definitiva alla maternità.
In Italia meno della metà delle donne lavora e la maggior parte di queste sono precarie; nonostante ciò, questa manovra non lascia intravedere nessuna riforma strutturale che modifichi lo stato delle cose.
I dati ci dicono anche che è crescente il numero di donne che non cerca più lavoro: non cercare più lavoro significa arrendersi alla propria condizione di subordinazione, chiudersi all’interno della famiglia che non sempre si rivela così protettiva, mettere una forte ipoteca sul proprio futuro rinunciando alla sicurezza della pensione. Inoltre i continui balletti intorno alla riforma del sistema pensionistico, non tengono conto del doppio lavoro svolto dalle donne dentro e fuori casa.
Le conseguenze di tutto questo influiscono negativamente sul percorso di emancipazione e di autodeterminazione delle donne, riducendo gli spazi di libertà e di scelta che ognuna ha faticosamente conquistato.
Le donne del tredici febbraio di Siena, il 6 settembre scenderanno in piazza a fianco della CGIL per affermare i valori della partecipazione politica, della libertà, della responsabilità, dell’equità, della dignità del lavoro.