Varie paure alimentano i mercati al ribasso
di Red
SIENA. 160 miliardi di euro bruciati dalle borse europee in un lunedì che ha concentrato molte notizie negative per i mercati. L’Olanda sta seriamente rischiando di perdere al tripla A del rating, e il premier Mark Rutte ha annunciato le dimissioni dopo che l’attuale Governo non è riuscito a trovare un accordo sulle misure di austerità.
In Francia il candidato all’Eliseo Hollande ha vinto il primo turno elettorale su Sarkozy e si pensa che l’asse franco-tedesco con la Merkel si possa dissolvere al sole nel giro di poche settimane: non un gran bene per la speculazione, forse meglio per indurre il cancelliere tedesco a cambiare i termini del suo approccio al problema della crisi economica, non più Deutschland über alles ma Europa über alles. Così, Angela Merkel potrebbe completare quel personale cammino di identizzazione che, da incompiuta partecipante del comunismo della Germania Est alla scoperta del fatto di essere tedesca in una nazione tedesca, possa completare il cammino di europeizzazione che esponenti politici come Adenauer ed Helmut Kohl, nel suo paese, avevano propugnato. Se si favorisse anche la crescita economica sarebbe un successo imprevisto ma necessario perfino alla rielezione di Obama negli USA, presidente che guarda con preoccupazione gli avvenimenti da questa parte dell’Atlantico. Infine ha impattato negativamente il calo della domanda di petrolio, che si rifletterà sul calo della crescita mondiale: anche la Cina rivede le stime al ribasso, e un ribasso cinese equivale a un rosso in Europa.
In questo scenario i bancari hanno fatto l’ennesimo tonfo: Unicredit -6,42%, Intesa Sanpaolo -6,29%, B.P.Milano -5,59%, Mediobanca -1,96%, Ubi B. -5,12%, B.MPS -5,3%, B.Popolare -5,79%, B.P.E.Romagna -4,3%. L’azione Monte dei Paschi vale 0,2341 euro, e lo scenario prefigurato appena quattro giorni fa con il titolo a scivolare agli 0,19 di inizio gennaio non sembra più una chimera. Perché?
Anche all’interno della Direzione Generale in Rocca Salimbeni ci sono dirigenti che “scommettono” sulla prima mossa di Profumo e Viola, che provvederanno all’aumento di capitale. Rimane forse da stabilire l’entità: chiedere ai mercati oggi 4 miliardi non è facile. Era meglio averlo fatto all’epoca in cui fu Banca Intesa ad agire: pochi mesi ma molto più favorevoli per chi offriva, rispetto a oggi. Attendere gli eventi è stato un altro errore negativo. Ma 4 miliardi oggi significano ridurre a un misero 17-18% la povera Fondazione, altro che “controllo” come azionista leader per gli inquilini dei due palazzi che giganteggiano su Piazza del Campo. La prospettiva che MPS diventi solo un marchio commerciale di discreto appeal è più reale che mai.
Intanto storie di mattone si celerebbero dietro la fuga di Francesco Gaetano Caltagirone verso Unicredit, di cui è diventato socio uscendo con gravi perdite da banca MPS. Infatti il fallimento tecnico dei Ligresti – che ha lasciato all’istituto di credito senese e alla Sansedoni Spa il fardello della speculazione Eurocity – ha provocato la nascita di un fondo immobiliare di Unicredit, in cui sarebbero finite le aree, per centinaia di migliaia di metri cubi, del progetto Roma 2, molto più succoso ed intrigante per il costruttore/editore romano. In Eurocity dovrebbe essere cointeressato in qualche misura Massimo Mezzaroma, che deve trovare nuovi affari visto che lo stadio a Siena non si farà più. E così, lasciando al presidente della Robur l’onore di completare la performance in zona Talenti, Caltagirone si sarebbe spostano poco più in là sulla Nomentana.
Se dovesse tuttavia saltare, come i comitati di quartiere romani sperano, l’affare Eurocity ci potrebbero essere ripercussioni negative sulla squadra di calcio toscana, peraltro già minata dall’ultima edizione del calcio scommesse.