Intervista esclusiva di Dario Tiengo con il sottosegretario del Miur
di Dario Tiengo – Intervista esclusiva
ROMA. In questi giorni Matteo Renzi è intervenuto sul tema delle scuole paritarie. In un discorso tenuto a Treviso ha dichiarato che “si aprirà un tavolo”, riferendosi in particolare alle paritarie materne. Sulla situazione dell’intervento dello Stato a favore delle paritarie ci sono molte polemiche e, spesso, pochi dati. Ne abbiamo parlato – in esclusiva per tribunapoliticaweb.it – con il sottosegretario al Miur, Gabriele Toccafondi.
Il premier Renzi in questi giorni a Treviso ha sottolineato il problema delle scuole paritarie, dichiarando l’apertura di un tavolo per analizzare le richieste che provengono da questo segmento della scuola italiana. Non è proprio un “chiedete e vi sarà dato”, ma è comunque un segnale forte. Che ne pensa?
Ho letto anch’io l’agenzia e sono in attesa della riunione sul tema, che avrà carattere nazionale. La situazione oggi è questa: dopo la legge 72 del 2000 (la legge Berlinguer), questo Paese ha la parità scolastica giuridica, ma non economica. La legge dice che la scuola è tutta pubblica e che si divide fra statale e non statale, ma per molto tempo ha rischiato di rimanere un’affermazione di principio. Noi abbiamo dato una svolta vera con segnali precisi che vanno in quella direzione. Ovviamente, ci sono sempre vari problemi e problematiche con cui confrontarsi, come ad esempio l’erogazione del contributo che lo Stato dà.
Mi pare necessario parlare di numeri, non crede?
Guardi, è la cosa che amo di più. Qui non c’è spazio per approcci ideologici, bisogna affrontare il tema con realismo e con i conti alla mano, appunto. Innanzitutto,c’è da fare un po’ di chiarezza. In questo Paese si parladi scuole private, scuole di religiosi, scuole per ricchi,scuole confessionali. La scuola paritaria per essere taledeve avere il bollino dello Stato e deve sottostare a regole e controlli. Chi si riferisce a scuole private da quattro anni in uno e diplomifici, parla di un’altra cosa.Quella non è la parità scolastica. Noi parliamo di chi sta dentro un sistema verificato e controllato. Parliamo di13.000 scuole, di 970.000 studenti, di 120-130mila fra docenti e personale non docente.
Un segmento importante anche per l’economia e i costi che lo Stato dovrebbe affrontare in mancanza delle paritarie?
La scuola paritaria è una delle due gambe del sistema. Quella statale, con 9 milioni fra bambini e ragazzi,quella paritaria, con circa 1 milione. Se cede una delle due gambe, cede il sistema. Se domani le paritarie decidessero di chiudere, è lo Stato che se ne deve far carico (parliamo di un costo globale aggiuntivo, al costo procapite, dichiarato dal sottosegretario, di circa 6 miliardi di euro. Ndr). In media, gli organismi internazionali certificano che un bambino o un ragazzo di una scuola statale costa 6.500 euro circa l’anno per ogni ordine e grado. Una media molto discutibile, me ne rendo conto, ma già dà una dimensione concreta. Il contributo che ora lo Stato dà per un bambino o un ragazzo di una scuola paritaria è di circa 500 euro l’anno.
Quindi, a fronte del 12% sul totale degli alunni, le paritarie hanno un contributo del 1,2 % sul totale della spesa dello Stato?
Sì, è così.
Ma poi lo Stato paga?
Quest’anno – ma anche gli anni precedenti – i contributi sono sempre stati a rischio; non c’era certezza su quando arrivavano e spesso per mille altre questioni non era detto che arrivassero interamente.
Infatti, ci risultano lamentele per ritardi nei pagamenti,anche di un anno…
Non è più così. In questi tre anni abbiamo lavorato molto. Innanzitutto, abbiamo stabilito che il fondo non fosse limitato a un’annualità ma che, a partire dal 2016 sia un fondo stabilmente disponibile di anno in anno. Oltre a questo,il 2016 è il primo anno in cui abbiamo aggiunto 12 milioni di euro sulla disabilità. I costi per i 12.000 ragazzi con disabilità che frequentano queste scuole finora erano lasciati alla famiglia o alla scuola stessa. Abbiamo iniziato a invertire la rotta. Oggi sono erogati 1000 euro a ragazzo con disabilità. Il fondo, quindi, è arrivato a 512 milioni.
I tempi di erogazione?
Per evitare ritardi abbiamo unificato il fondo. Prima era diviso a metà. Una parte la dava il Miur ed era abbastanza rapido, mentre l’altra parte veniva erogata dalle Regioni. In effetti, aveva ritardi, anche di un anno in alcune Regioni. Abbiamo rimesso tutto in capo al Miur. Per quanto riguarda le erogazioni di quest’anno, c’è stato un problema che non dipendeva da noi e che si è sciolto in questi giorni. Ci sono stati dei ricorsi da parte di un’Associazione di scuole paritarie che hanno bloccato il fondo fino alla scorsa settimana. In conclusione, abbiamo messo in sicurezza il fondo, la tempistica, e l’erogazione e abbiamo aumentato il fondo rispetto a un’esigenza che finora nessuno aveva toccato, quella della disabilità.
A questo punto, cosa manca?
L’effettiva parità sia economica sia normativa.
Per affrontare l’effettiva parità occorre affrontarecomplessivamente il costo del sistema. Quanto è credibile secondo lei il costo standard di sostenibilità?Alcuni studi sostengono che il costo annuo per alunno per la scuola statale è di circa 8.000 euro. Con il costo standard di sostenibilità affermano che si può arrivare a un costo di 4.500 euro. Sarebbe la soluzione per l’effettiva parità a costo zero. Cosa ne pensa?
E’ un tema di discussione e di lavoro, ma vorrei riportare tutti su un terreno di maggiore realismo. Io vorrei avere la reale parità scolastica, ci credo, credo nella leggeBerlinguer e vorrei si realizzasse. Dobbiamo, però, fare i conti con i processi democratici di questo Paese e con i numeri in Parlamento. L’anno scorso abbiamo recuperato 12 milioni di euro sulla disabilità, era chiaro il nostro progetto, ma abbiamo avuto comunque le barricate. Parlare del costo standard vorrebbe dire mettere in discussione l’intero percorso scolastico. Sono disponibile a dialogare sul tema del costo standard, ma non so come potrà affermarsi questa proposta in questo Paese in questo momento.
Chi ha fatto le barricate in Parlamento?
Mi creda, quando si parla di parità scolastica c’è un mondo trasversale che la identifica nei diplomifici e nei collegi esclusivi, nella scuola privata, nella scuola confessionale. Le barricate sono molto alte e trasversali. Sono posizioni proprie di una certa sinistra, dei 5 stelle, che non fanno mistero della contrarietà a destinare risorse. Noi facciamo fatica a far comprendere che i 500 milioni di euro non sono un regalo alla scuola privata ma sono un contributo alla parità scolastica. Pensiamo solo che se le paritarie dovessero chiudere domattina occorrerebbero altri 6 miliardi di spesa. E’ per questo che spesso richiamo tutti al realismo.
E’ possibile che continuando l’azione di governo si aumenti il contributo alle paritarie?
Mi sembra doveroso, per quanto mi riguarda e conoscendo questo mondo, tentare di fare il possibile per aumentare le risorse sia sulla disabilità, sia sulla gestione ordinaria, sia aumentare per quanto possibile le detrazioni fiscali alle famiglie, il riconoscimento alle famiglie, cosa che abbiamo inserito l’anno scorso…
Si tratta però di una detrazione minima…
Ogni famiglia può portare in detrazione Irpef 400 euro di retta, risparmiando circa 80 euro fiscalmente effettive all’anno, a bambino, fino alle scuole superiori. Convengo che si tratti di un beneficio minimo, ma è un’inversione di tendenza. Dopo 70 anni di immobilismo, lo Stato inizia a riconoscere qualcosa alla famiglia che spende per l’educazione del proprio figlio in una scuola paritaria. Per ora lo vedo come un simbolo:dobbiamo aumentare. Fosse per me, sarebbe giusto detrarre l’intera cifra.
Per togliere dal campo qualsiasi fraintendimento, mi può dire cosa state facendo sui diplomifici che pure sappiamo bene esistono?
Insieme a quanto stiamo facendo per le paritarie, stiamo anche intervenendo sui cosiddetti diplomifici. Nessuno di noi vuole difendere, salvare, nascondere le mele marce. C’è chi si nasconde dietro la parità e fa altro. Noi questo “altro” non lo vogliamo assolutamente né nascondere né difendere. Ringrazio gli uffici scolastici regionali e i nostri ispettori, a breve presenteremo il lavoro di ispezioni che stiamo terminando e che farà vedere che si può essere per la parità e contro i diplomifici.
In conclusione?
Stiamo facendo tanto, ma concordo con il presidente Renzi nel dire che questo è un momento di svolta.Questo mondo di 13mila scuole, 120mila lavoratori e quasi un milione di bambini e ragazzi ha bisogno di serietà ma soprattutto di certezze.
Gabriele Toccafondi, 44 anni, sposato con due figli, si è occupato a lungo di formazione professionale e del settore sociale. Consigliere comunale a Firenze, è diventato deputato a partire dal 2008. Dal 3 maggio 2013 è stato nominato Sottosegretario di Stato del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, con delega a: ordinamenti scolastici del secondo ciclo di istruzione e formazione, il sistema delle scuole paritarie e non paritarie, l’istruzione e la formazione tecnica e professionale e i rapporti con i sistemi formativi delle Regioni, il monitoraggio dell’attuazione delle legge n. 240/2010 in materia di organizzazione delle università, personale accademico e reclutamento, Agenda Digitale e Piano nazionale per la Scuola Digitale.