Preoccupazione dei sindacati per la competitività dell'azienda
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di Augusto Mattioli
SIENA. La crisi non risparmia la Sclavo Diagnostic, azienda nella quale sono previsti sette interventi di mobilità. Significa che un dipendente su quatro dovrà vedersela con lo spettro della disoccupazione. I lavoratori hanno un’età compresa tra i 35/40 anni. L’azienda di proprietà della milanese D Group ha deciso di chiudere il reparto della batteriologia (chiamato anche reparto Piastre), perché non sarebbe redditizio, puntando invece su quelli della Chimica clinica e Sierologia, comparti nei quali sarebbe più agevole far fronte alla concorrenza soprattutto delle multinazionali. L’azienda nella quale si producono strumenti diagnostici viene da una storia prestigiosa nel settore. Quella della vecchia Sclavo che fino ad una forte crisi negli anni novanta, operava con successo nei settori dei vaccini, degli emoderivati e appunto dei diagnostici. La crisi portò allo smembramento dell’azienda. Oggi i vaccini sono prodotti dalla multinazionale Novartis che si è insediata nella sede della vecchia Sclavo mentre Bayer che aveva rilevato gli emoderivati ha lasciato Siena. Per cui il marchio Sclavo che ha ancora un suo prestigio era rimasto nei diagnostici.
Un segnale preoccupante il ricorso alla mobilità come ricorda Thomas Borromeo segretario provinciale della Filctem Cgil. “Siamo preoccupati per le prospettive soprattutto per quanto riguarda la competitività dell’azienda nei confronti di altre più grandi. Per cui – aggiunge – è necessario confrontarsi sia con l’azienda sia con le istituzioni locali”. L’azienda ha fatto sapere di non essere più in grado di sostenere il reparto nel quale lavorano le sette persone destinate alla mobilità. “Abbiamo 45 giorni per trovare un accordo – precisa Borromeo che pone alcuni paletti.”Non siamo disponibili alla mobilità forzata, ma semmai a quella volontaria. Per noi la priorità è una soluzione occupazionale magari interna essendo difficile una ricollocazione con la crisi che c’è”.