Il candidato capolista alle Regionali per Siena e provincia parla di eccellenze agroalimentari

SIENA. “Il mondo ha fame di Siena, della sua bellezza, della sua ricchezza enologica, alimentare, culturale, umana, artistica e paesaggistica. Questo territorio può intraprendere la sfida alla creazione di un modello di qualità da vivere in funzione esperienziale fondato sulla sua potenza originale: le eccellenze agroalimentari. Per farlo, Siena deve creare una filiera alimentare produttiva con realtà che chiudono il cerchio, dalla produzione alla trasformazione, dalla commercializzazione all’attrazione turistica. Siena può essere uno straordinario modello autonomo alimentare in cui, per fare un esempio, dalla coltivazione del grano si possa passare alla produzione della pasta delle terre di Siena, così come dagli allevamenti di bovini, ovini, suini si produca sul territorio carne, salumi, dal latte dei nostri ovini i pregiati formaggi, dagli oliveti olio, così come dai vigneti i grandi vini che sono famosi in tutto il mondo. Siena può essere un modello di qualità da vivere anche in funzione esperienziale e legata al gusto, tantissimi sono i settori nei quali possiamo offrire unicità”. Così Stefano Scaramelli, candidato al Consiglio della Regione Toscana, capolista Pd per Siena e provincia, lancia un nuovo modello di sviluppo incentrato sulla filiera agroalimentare che integra turismo, cultura e sviluppo del territorio.
“I prodotti dell’agroalimentare sono il filo rosso che unisce le terre di Siena – dice Scaramelli -. I più grandi prodotti del made in Italy al mondo, dal vino alla carne, dai prodotti da forno all’olio, dai formaggi all’ortofrutta, vengono prodotti in questo fazzoletto di terra. Il mondo ha fame di Siena, dare uno slancio a questi prodotti che, di fatto, sono le vocazioni naturali del territorio e frutto del lavoro dei tanti piccoli, medi e grandi imprenditori che qui operano, significa triplicarne le potenzialità, ottenere incrementi significativi per le aziende, i lavoratori e l’economia del territorio nel suo complesso. La sfida è diventare autonomi in termini di produzioni alimentari e di trasformazione dei prodotti di questo territorio. Vivere le terre di Siena deve significare, per un cittadino, per un consumatore e per un turista, entrare in sintonia con la nostra qualità della vita, i nostri prodotti, le nostre terme, le nostre colline e la nostra straordinaria cultura del buon vivere, buon mangiare e buon bere.
Siena non ha bisogno di ricette magiche, qui, c’è già tutto. Basta lavorare bene, credere nei nostri prodotti, portarli nel mondo con orgoglio e accompagnare i turisti che arrivano in queste terre alla loro scoperta. Serve l’impegno, anche sul fronte politico, quello delle decisioni e della creazione di strumenti, per migliorare le condizioni in cui i nostri produttori lavorano, vendono e creano forza lavoro. Primo su tutti l’ostacolo burocrazia che dall’agricoltura al commercio stritola, e costa tempo e soldi, alle nostre imprese. Se Siena punta su ciò che già sa fare bene, non ha rivali al mondo. Non basta presentarci nel mondo con i nostri tanti brand, dobbiamo essere organizzati e ripensare ad una politica economica che crede nell’agroalimentare, nelle eccellenze, alle proprie denominazioni.
Dobbiamo promuovere nel mondo il modello Siena dell’agroalimentare nel suo complesso e portare chi qui arriva alla scoperta delle meraviglie dei nostri prodotti. Affascinanti come gli Etruschi, come le opere d’arte di scuola senese, come le terme, come i paesaggi, i prodotti dell’agroalimentare sono un grande volano per tutto il territorio. Dobbiamo sempre tenere presente il valore dei nostri prodotti, tutti, la nostra unicità sta proprio nella ricchezza di ciò che le mani degli uomini, sommate al patrimonio naturale, hanno saputo costruire e mantenere. Sono i prodotti dell’agroalimentare l’espressione di un territorio straordinario che continua a produrre bellezza, ricchezza e sviluppo. Anche i dati che arrivano da Expo Milano 2015 dimostrano che questa è la via giusta da seguire. L’Esposizione Universale per nutrire il Paese, ma anche per far bene all’economia italiana, per promuovere i nostri prodotti, fare turismo, aumentare l’export e creare posti di lavoro”.