Il partito ne viene fuori spaccato, anche nelle dichiarazioni del candidato renziano alle regionali
di Augusto Mattioli
SIENA. Noi e loro. Noi , i renziani che vogliono cambiare , loro la Ditta ferma nelle sue posizioni di potere. E’questo il succo dell’intervento del sindaco di Chiusi Stefano Scaramelli alla manifestazione elettorale svoltasi questa sera (26 maggio) all’Hotel degli Ulivi, organizzata dall’associazione Confronti di Alberto Monaci, presente l’ex ministro Giuseppe Fioroni.
L’intervento di Scaramelli è sembrato tutto rivolto dunque agli avversari interni. Perché i risultati elettorali regionali in priovincia di Siena potrebbero chiarire molte cose nel divisissimo Partito Democratico senese. Un successo pieno di Scaramelli,(“unico sindaco toscano ad essere presente nella direzione nazionale del Pd” ha tenuto a sottolineare ricordando che in ogni caso questo incarico non gli apre le porte del partito) potrebbe rimescolare le carte e dare il via ad uno scontro interno forte da cui potrebbe arrivare un cambiamento reale in provincia di Siena. “Dove occorre cambiare politica”.
Scaramelli, che ha ignorato la vicende del sindaco di Siena Bruno Valentini, ha però detto chiaramente di essere “contro la ditta che governa la provincia” , “che noi non siamo come loro”, che “noi siamo il Pd, un partito di cui oggi non sento il calore”. E nell’intervento di fronte ad una platea le cui radici affondano nella vecchia Dc dell’area di sinistra, Scaramelli ha accennato anche al fatto di essere minacciato” da mattina a sera”. Senza aggiungere altro. Ma potrebbero essere “ i loro”? Non l’ha detto chiaramente ma dal tono del suo intervento di capisce abbastanza da che parte arrivano le”minacce”.
In sostanza un intervento tutto in chiave interna al Partito Democratico, appunto, contro quelli della Ditta. Il che fa pensare ai separati in casa che stanno insieme soltanto per convenienza. Per le altre forze politiche nemmeno una parola. Una battuta su ciò che ha detto Fioroni sulle vicende montepaschine. “Bisognerà un giorno fare la storia di ciò che è accaduto”. Gli basterà non andare tanto lontano. Chiedendo a Gabriello Mancini o allo stesso Alberto Monaci che alle questioni montepaschine ha dedicato non poco tempo.