TOSCANA. Le “Vittime del Salva-Banche”, con lʼaiuto di tecnici ed esperti in economia e finanza, hanno redatto 10 domande da porre a Bankitalia sulle questioni che hanno determinato la sorte dei propri risparmi investiti e azzerati in obbligazioni subordinate ed azioni, con il Decreto “Salva-Banche”. Ecco le domande:
1. Le obbligazioni vendute allo sportello, ora azzerate, sono obbligazioni LT2 “old style”. Cioè obbligazioni che prevedono, in caso di liquidazione della banca, di venir pagate dopo i crediti chirografari/privilegiati e dopo le obbligazioni senior. In pratica, per un paio di punti percentuali di rendimento in più, si accetta una recovery minore rispetto ad altri strumenti. Questo non significa che non si abbia, in base al contratto stipulato, diritto alla recovery, ma semplicemente si viene dopo qualcuno. Non pensate che tale contratto, stipulato molti anni fa, quando il “Bail-in” e la direttiva BRRD non esistevano, non verrà rispettato se il decreto “Salva-Banche” avrà luogo?
2. Lʼazzeramento parifica il livello di subordinazione delle LT2, piazzate ai risparmiatori, a strumenti ben più rischiosi quali le UT2 e le T1. Questa parificazione non è naturalmente prevista dal contratto. Perché, invece, sono stati parificati?
3. Per Carife ed Etruria il FITD aveva diramato la notizia dellʼimpegno alla sottoscrizione di AUC dedicati rispettivamente per 300 e 400 mln €. Non pensate che queste notizie siano state diramate pubblicamente distorcendo lʼinformativa di mercato e dando confidenza agli investitori rispetto a quanto accaduto poi con lʼemissione del decreto? Secondo fonti Governative “l’azzeramento del valore delle obbligazioni subordinate – come tali parte del capitale di rischio – costituisce un vincolo non eludibile, imposto dalla Direzione Generale Competitività per approvare gli interventi del fondo di risoluzione.”
4) Essendo il salvataggio dei quattro istituti, almeno a detta degli esponenti apicali del MEF e di Banca d’Italia, effettuato con i fondi volontari di natura privata e senza toccare i risparmi dei contribuenti, si ritiene che il coinvolgimento degli azionisti/obbligazionisti (burden sharing) non possa essere assolutamente una misura obbligatoria imposta dalla Direzione Generale Competitività, che interviene solo nei casi in cui si possano configurare aiuti di stato che ovviamente non ricorrono in caso di intervento privato. Perché questa misura è stata imposta dalla Direzione Generale Competitività?
5) Dov’è l’atto con cui la Direzione Generale Competitività obbliga l’ente di risoluzione ad azzerare azioni ed obbligazioni dei 4 istituti?46) Pur presupponendo un’imposizione da parte della Direzione Generale Competitività in merito al coinvolgimento degli azionisti/obbligazionisti nella risoluzione degli istituti, si ritiene come non sia credibile che la direzione ne abbia imposto l’azzeramento, in quanto le forme di burden sharing prevedono misure di riduzione / conversione dei crediti, che sono del tutto discrezionali in capo all’ente di risoluzione. Dobbiamo quindi dedurre che la scelta di azzerare tutto è interamente imputabile all’organo di risoluzione? A conferma di quanto detto si ricorda che, ai sensi del D.L. 183/2015, la risoluzione non prevede necessariamente la misura di conversione/riduzione di azioni ed obbligazioni, il che lascia dedurre che sia sempre una scelta discrezionale dell’organo di risoluzione e non predeterminato dalla legge agire in tal senso. Abbiamo esempi recenti di salvataggi bancari (perfino in Grecia), approvati dalla stessa Direzione Competitività, in cui gli obbligazionisti hanno volontariamente convertito il proprio credito in azioni pur di salvare le banche.
7) La necessità di chiedere il contributo degli obbligazionisti è causata dall’eccessiva svalutazione dei crediti deteriorati (svalutati al 17% quando nei bilanci bancari non sono svalutati a meno del 45%) e dal fatto che con la cessazione delle attività delle vecchie banche si siano persi centinaia di milioni di anticipi (crediti) d’imposta, per cui il deficit da ripianare è aumentato esponenzialmente. Non pensate basterebbe quindi rivalutare i crediti in sofferenza finiti nella bad bank riportandoli ad una svalutazione congruente a quelle comuni ai bilanci degli istituti di credito italiani e riportare (con decreto legge) nelle nuove banche i crediti d’imposta per scongiurare l’intervento degli obbligazionisti nel salvataggio?
8) Gli azionisti delle 4 banche erano pronti a sottoscrivere un aumento di capitale; perché attraverso il commissariamento e il decreto non l’avete permesso?
9. Non vi sembra che vi sia stata un’assoluta mancanza di trasparenza nella procedura di risoluzione?
10. Il decreto prevede che le nuove banche ed i crediti deteriorati debbano essere venduti in fretta entro gennaio. La mancanza di tempo, non si scontra con la necessità di rimborsare al meglio i risparmiatori?
Le “Vittime del Salva-Banche” ringraziano i tecnici ed esperti in economia e finanza, che volontariamente si sono offerti di contribuire alla redazione di questo documento.
Vittime del Salva-Banche