Il dg spera di evitare la "preoccupazione oggettiva degli esuberi"
di Red
SIENA. Nel Roadshow privo di Fornero e Mussari, non sono mancate le parole di Fabrizio Viola a tenere desta l’attenzione sul futuro prossimo di banca MPS. Protagonista suo malgrado, a proposito del piano presentato all’Eba ha detto: “In queste settimane – ha detto Viola – abbiamo avuto modo di discutere i contenuti del piano e attendiamo di conoscere se le nostre argomentazioni sono considerate sufficientemente solide da poter essere considerate un piano di lavoro operativo che ci vedrà impegnati da qui al 30 giugno”.
Il piano presentato dal Monte non prevede un ricorso ad aumenti di capitale e secondo la nostra opinione, con spread sotto i 300 punti base non esistono nemmeno i presupposti matematici per la discussione. Figuriamoci per i presupposti finanziari, a parte il tarlo dei Tremonti Bond da restituire allo Stato, ma che potrebbero sempre essere oggetto di rinegoziazione. Perciò questo nuovo piano industriale di MPS sarà tarato sul “nuovo scenario” economico e finanziario: occorrerà trovare “soluzioni praticabili”.
Ai giornalisti Fabrizio Viola, direttore generale da appena due mesi, ha spiegato che “Le linee guida del piano industriale che stiamo rivedendo sono le medesime del piano industriale in essere, bisogna tararle in funzione del nuovo scenario e vedere se, sia sul lato della produttività commerciale che dell’efficienza operativa, ci sono spazi per miglioramenti che vanno a compensare situazioni che sono venute meno in questo periodo. La linea è abbastanza chiara, si tratta di trovare delle soluzioni che siano praticabili”. Nelle intenzioni di Viola c’è anche la volontà di evitare la riduzione degli impieghi (proprio la critica più feroce che in questo momento viene rivolta alle banche in genere). “Il mestiere della banca è quello di fare impieghi – ha chiosato Viola – fare deleveraging è come per un’azienda industriale auto-ridursi il fatturato. Cerchiamo evidentemente di non farlo e soprattutto cerchiamo di fare in modo che ci sia una domanda dei beni e servizi che offriamo. Poi la situazione congiunturale la conoscete anche voi e non sempre il deleveraging è il risultato di una volontà ma spesso è combinazione di una dinamica sia della domanda, che è debole, che dell’offerta che ha qualche vincolo”.
Non è mancata una considerazione sui timori manifestati dai sindacati su eventuali tagli al personale: “Farò di tutto per evitare che questo timore si trasformi in una preoccupazione oggettiva”. Pur atteso dallo sciopero indetto il prossimo 16 marzo (sarà il primo negli ultimi 14 anni) e dalla trattativa che seguirà sul piano di riduzione dei costi varato dal CdA, Viola ha detto: “Attendiamo i tempi tecnici per poterci sedere al tavolo e in modo sereno affrontare i problemi e trovare soluzioni condivise”. Potrebbe essere che s’è scherzato col fuoco, ma grazie alla nuova congiuntura finanziaria mondiale e allo scemare del bisogno di un “buffer temporaneo” (o estemporaneo?), complice la resa di creditori e debitori dell’ agonizzante Grecia non è detto che sciopero non sciopero sia veramente indispensabile licenziare 1500 dipendenti.
In fondo 50 piccoli sportelli sono stati eliminati, qualcuno in pensione andrà comunque, i dirigenti centrali faranno qualche sacrificio economico. Sempre che il dottor Viola abbia un piano B se le sue speranze di trasformare un timore in preoccupazione oggettiva dovessero essere vane.
(Foto Corrado De Serio)