Unisin: "Si va verso la mobilitazione della categoria"
ROMA. Nella giornata di ieri sono proseguiti gli incontri con ABI per il rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro senza che sia stato possibile segnare alcun passo avanti. La delegazione di UNISIN ha aperto la riunione illustrando il proprio documento “Posizioni a Confronto” dove, analiticamente, si è dato risposta, punto per punto, alle posizioni declinate formalmente dai banchieri nella settimana scorsa (la documentazione è interamente pubblicata sul sito www.unisin.it).
ABI, al di là di qualche fumosa considerazione di carattere generale, ha dimostrato di non voler modificare né la provocatoria impostazione negoziale né i contenuti già espressi. Niente di nuovo, quindi, rispetto alla pretesa destrutturazione del CCNL e all’attacco all’area contrattuale, così come permane la volontà di intervenire pesantemente sul capitolo riguardante il costo del lavoro con modifiche strutturali che riguarderanno, tra gli altri, anche TFR e scatti d’anzianità.
Per UNISIN questa impostazione dell’Associazione datoriale deve essere strutturalmente rivista. ABI deve smettere di procedere in direzione ostinata e contraria rispetto a quanto contenuto nella Piattaforma Sindacale approvata dalle assemblee delle lavoratrici e dei lavoratori.
La delegazione UNIISIN ha ricordato ad ABI che, per questa Organizzazione, rimane prioritario rimettere al centro di ogni capitolo del contratto il lavoratore, per ridare dignità, eticità e prospettiva al lavoro in un ottica di sostenibilità anche rispetto alle necessità delle famiglie e delle imprese.
UNISIN ha ribadito, quindi, ancora una volta che il difficile contesto economico nel quale viviamo (e del quale le Banche stesse sono state, in parte, anche causa) impongono di adottare un modello di banca molto differente sia da quello in essere ma anche da quello che ABI prospetta; un modello di banca quello in essere – peraltro – immaginato e sostenuto da una “classe dirigente” che, nonostante i disastri di cui è stata certamente complice, continua a restare “inspiegabilmente” al proprio posto, percependo anche compensi faraonici e del tutto ingiustificati.
“L’Italia è un Paese in crisi!”, urlano i banchieri nelle varie riunioni, supportati da schiere di super esperti e consulenti, per ribadire la necessità di contenere il costo del lavoro. Evidentemente la crisi c’è ma solo per lavoratori, famiglie, disoccupati, giovani.
D’altronde, qualcuno dovrà pur sacrificarsi per poter continuare a pagare i premi e gli stipendi dorati dei grandi manager.
UNISIN auspica che il 25 novembre prossimo, quando le parti si rincontreranno a Milano, l’ABI riveda significativamente le proprie posizioni. In caso contrario, le Banche dovranno assumersi la responsabilità di gettare le basi di un percorso conflittuale che le lavoratrici ed i lavoratori del settore sapranno percorrere sino in fondo.
Roma, 14 novembre 2014
LA SEGRETERIA NAZIONALE
ABI, al di là di qualche fumosa considerazione di carattere generale, ha dimostrato di non voler modificare né la provocatoria impostazione negoziale né i contenuti già espressi. Niente di nuovo, quindi, rispetto alla pretesa destrutturazione del CCNL e all’attacco all’area contrattuale, così come permane la volontà di intervenire pesantemente sul capitolo riguardante il costo del lavoro con modifiche strutturali che riguarderanno, tra gli altri, anche TFR e scatti d’anzianità.
Per UNISIN questa impostazione dell’Associazione datoriale deve essere strutturalmente rivista. ABI deve smettere di procedere in direzione ostinata e contraria rispetto a quanto contenuto nella Piattaforma Sindacale approvata dalle assemblee delle lavoratrici e dei lavoratori.
La delegazione UNIISIN ha ricordato ad ABI che, per questa Organizzazione, rimane prioritario rimettere al centro di ogni capitolo del contratto il lavoratore, per ridare dignità, eticità e prospettiva al lavoro in un ottica di sostenibilità anche rispetto alle necessità delle famiglie e delle imprese.
UNISIN ha ribadito, quindi, ancora una volta che il difficile contesto economico nel quale viviamo (e del quale le Banche stesse sono state, in parte, anche causa) impongono di adottare un modello di banca molto differente sia da quello in essere ma anche da quello che ABI prospetta; un modello di banca quello in essere – peraltro – immaginato e sostenuto da una “classe dirigente” che, nonostante i disastri di cui è stata certamente complice, continua a restare “inspiegabilmente” al proprio posto, percependo anche compensi faraonici e del tutto ingiustificati.
“L’Italia è un Paese in crisi!”, urlano i banchieri nelle varie riunioni, supportati da schiere di super esperti e consulenti, per ribadire la necessità di contenere il costo del lavoro. Evidentemente la crisi c’è ma solo per lavoratori, famiglie, disoccupati, giovani.
D’altronde, qualcuno dovrà pur sacrificarsi per poter continuare a pagare i premi e gli stipendi dorati dei grandi manager.
UNISIN auspica che il 25 novembre prossimo, quando le parti si rincontreranno a Milano, l’ABI riveda significativamente le proprie posizioni. In caso contrario, le Banche dovranno assumersi la responsabilità di gettare le basi di un percorso conflittuale che le lavoratrici ed i lavoratori del settore sapranno percorrere sino in fondo.
Roma, 14 novembre 2014
LA SEGRETERIA NAZIONALE