Sul declassamento italiano si gioca una partita politica fondamentale

di Red
SIENA. Standard & Poor’s boccia definitivamente il governo italiano e (quasi) una intera classe politica. Mentre attendiamo la (quasi) certa dichiarazione di default della Grecia, sempre causata dall’imbelle e inconcludente politica, l’agenzia di rating americana, presto seguita dalle altre due, declassa il rating sul debito italiano da “A+” ad “A”, con tutte le conseguenze del caso che i cittadini subiranno presto. Miliardi di euro iniettati da banche e governi, miliardi di euro presi dalle tasche degli italiani non servono a niente, se il mondo finanziario crede che il “buco” del debito sia incolmabile. La possibilità che in qualche modo la dichiarazione di fallimento si estenda in breve all’Italia NON è remota: questa bocciatura è la bocciatura della credibilità dell’attuale governo e in questo c’è una forte similitudine con le stanze di Rocca Salimbeni. Emblematica la prima dichiarazione di Palazzo Chigi: “il declassamento è frutto della lettura dei retroscena dei quotidiani e appaiono viziate da considerazioni politiche”, come se a Standard & Poor’s fossero comunisti e Obama dovesse applicare la censura maccartista alle agenzie di rating. Gli sviluppi, a questo punto, sono imprevedibili. E infatti Moody’s si è presa un mese di tempo prima di seguire l’esempio di S&P proprio per la fluidità della situazione politica italiana. Ma i bookmakers (scommettitori) sentono il risultato come scontato al ribasso piuttosto che vedere la maggioranza andare a casa.
Gli avvenimenti di borsa del lunedì hanno preceduto e non causato le decisioni di S&P, che aveva pubblicamente messo sotto osservazione il debito italiano già da tempo: il Ftse Mib ha chiuso le contrattazioni con -3,17%, mentre il Ftse All-Share ha ceduto il 2,66%. Naturalmente va dato per scontato che S&P ha rimesso sotto osservazione il debito pubblico italiano, quindi entro tre mesi ci potrebbe scappare un altro downgrade. Peggiore azione all’interno del paniere principale è stata Finmeccanica, sospesa per eccesso di ribasso durante la seduta. Sul titolo ha pesato lo scandalo intercettazioni che ha portato alle dimissioni di due dirigenti Pozzessere e Metrangolo. Il titolo Mps è in rosso a 0.3973 euro -2,62%.
Le piazze europee hanno concluso la giornata all’insegna di pesanti cali, penalizzate ancora una volta dalla crisi greca che porterà alla nazionalizzazione di banche francesi e tedesche. Di buono c’è che le elezioni locali a Berlino hanno dato fiato alla componente europeista della Germania e la Merkel ne ha approfittato per lanciare il grido d’allarme: “Se salta l’euro, salta l’Europa”. Invece l’Ecofin di fine settimana è stato onestamente deludente e privo di novità significative e questo ha pesato sul giudizio di mercato; la teleconferenza tra il ministro delle Finanze greco Evangelos Venizelos e i funzionari del Fondo monetario internazionale e della Ue, originariamente prevista alle 14h00, è stata rimandata poi alle 18… poi si è svolta nella notte senza arrivare ad alcun risultato e riprenderà stasera, sperando che non sia troppo tardi per la Grecia. La politica scherza col fuoco, e la sagoma del Titanic che naviga verso l’iceberg mentre l’orchestra suona l’ultimo valzer si staglia all’orizzonte dei mercati azionari.
Commentare le piccole cose di casa nostra, come la decisione di Sansedoni Spa di costruire case in Brasile, paese emergente economicamente, ci sembra superfluo oggi. Il calo dei prezzi delle materie prime mette in evidenza il piano di Barack Obama, in presentazione oggi, di tassazione dei ricchi, tagli a difesa e sanità, stimolo all’economia per creare nuovi posti di lavoro come speranza di superare la giornata odierna (meglio di niente). Che non siano solo annunci, però. E’ sempre un discorso di credibilità, e la componente repubblicana del Congresso USA sembra votata al tanto peggio, tanto meglio. Girando lo sguardo all’inizio di seduta di martedì, spicca lo spread con il Bund che si porta a 400 punti, ma si sa, la borsa è un ascensore sempre in movimento e le considerazioni si fanno a fine giornata e non con le sensazioni del momento. La certezza è che dopo il declassamento dell’Italia le borse asiatiche hanno svoltato e chiuso in rosso…