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SIENA. Sono bastate poche note. Note di un sax, suonato in un mattino di sole come ce ne sono tanti in piazza Salimbeni. Le rovine e il fiore. Le rovine di una banca (della Banca), il fiore generato dal piacere di una musica donata, offerta, elargita ai passanti. Non era John Coltrane. E neppure Charlie Parker. Non era neppure Sonny Rollins a suonare quel sax. Eppure è bastato. E’ bastato quel suono a confermarmi nell’idea che non è in quelle macerie che si nasconde e si compie il destino di Siena.
Io so bene (noi di 53100 sappiamo bene) che le risorse finanziarie della città sono poche (ancora per molto tempo saranno poche) e che, come dicevano i nostri padri, maiora premunt. Penso (pensiamo) in primo luogo ai servizi sociali e alla sanità: scuole materne, potenziamento dell’offerta ambulatoriale per prestazioni specialistiche, assistenza domiciliare, attraverso una maggiore integrazione col/del volontariato, per i nuclei familiari bisognosi, creazione di un hospice, di un “luogo di solidarietà”, perché da come una comunità cittadina accompagna a morire un suo membro, malato e senza speranza alcuna di guarigione, si può giudicare (si deve giudicare) come quella stessa comunità si prende cura, ha cura dei vivi.
Tuttavia, grazie alla collaborazione tra soggetti privati e con l’aiuto economico (minimo) del Comune, Siena potrebbe tornare ad essere fin da ora una città dove i giovani (penso ai tanti studenti universitari, italiani e stranieri) e, più in generale, tutti coloro che amano la cultura, si sentono a casa loro, come mi sono sentito io ascoltando quelle note di musica jazz in piazza Salimbeni. Ma per fare ciò, occorre creare una rete di stabili legami che coinvolga librerie, ristoranti, negozi di dischi, caffè, ambienti posti all’interno di palazzi pubblici (ad esempio, la sala San Pio del Santa Maria della Scala), nei quali attori, musicisti, poeti, scrittori, pittori, scultori, possano presentare le loro opere, leggere e commentare testi, offrire una guida all’ascolto musicale o suonare, e che, per mezzo della creazione di un portale web, sia resa disponibile quotidianamente, e sul sito del Comune e in sportelli informativi appositamente posti e predisposti, quella che è l’offerta culturale di quel giorno. Mettere a disposizione gratuitamente, ad artisti e persone di cultura, lo spazio di una libreria o di un caffè per interventi, lezioni, concerti, non solo comporterebbe per i titolari di quegli stessi negozi, comunque, un ritorno economiche, grazie alle vendite di libri e CD e alle consumazioni, ma mostrerebbe concretamente a tutti che se in questo momento storico non pare ancora illusorio o vano continuare a credere che i fiori possono nascere anche all’ombra delle rovine, ciò avviene perché singolo e comunità non sono diventati oramai dei mondi opposti o paralleli.
Questo è il momento di avvicinare la cultura alla gente, di portare la cultura tra la gente, per le strade e nelle piazze, nelle cantine che sanno di vino e parlano il linguaggio dell’entusiasmo e della passione. Poi verrà anche il tempo di tornare ad avvicinare la gente alla cultura e sarà quello il tempo di teatri, di un auditorium, magari (noi di 53100 ci crediamo) di un museo dedicato al contemporaneo. Ma non ora. Affermare il contrario rischia di essere l’ennesima bugia da pagare a caro prezzo.
Francesco Ricci, 53100