Il Comitato Acqua Bene Comune ribatte a Massimo Bianchi
SIENA. Massimo Bianchi, capogruppo del PD in consiglio comunale, ha dichiarato: “Con il voto di 27 milioni di italiani, si è espressa la volontà popolare di intraprendere un percorso volto al miglioramento della tutela della risorsa idrica e al mantenimento del controllo pubblico con un grande piano di investimenti. Attualmente c’è un vuoto normativo che impedisce ai Comuni e alle AATO (Autorità di Ambito Territoriale Ottimale) di muoversi in un regime legislativo diverso da quello esistente.”
Noi rispondiamo che il capogruppo Bianchi dovrebbe sapere che i cittadini Italiani hanno chiesto, attraverso il referendum abrogativo, 2 cose:
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l’abolizione del decreto Ronchi e il ritorno a una gestione completamente pubblica dell’acqua (nel 2004 il Comune di Siena e tutti i comuni della provincia, prima che diventasse obbligatorio e in piena autonomia, hanno venduto ai privati il 40% della gestione del servizio idrico).
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la fine della remunerazione obbligatoria o profitto garantito (7%) del capitale investito.
La Corte Costituzionale, con la Sentenza N.26 del 2011, ha chiarito che l’esito referendario di queste abrogazioni è direttamente applicabile, quindi immediatamente operativo, visto che non esiste nessun vuoto normativo dopo l’abrogazione. Perciò non serve attendere alcun intervento legislativo del governo, della regione Toscana o di un “authority” nazionale in quanto la normativa post-referendum, secondo la Corte Costituzionale, è immediatamente applicabile.
L’abolizione del profitto garantito riguarda direttamente il Comune di Siena e tutti comuni del senese attraverso l’AATO 6 Ombrone; compete all’AATO, che è l’assemblea di tutti sindaci, controllare e regolare il gestore del servizio idrico (Acquedotto del Fiora SpA), e stabilire la tariffa attraverso il metodo normalizzato. Dunque è l’assemblea dell’AATO che deve applicare il secondo quesito referendario cancellando dalla tariffa il 7% di profitto garantito ai soci privati. Se questo non avviene diventa un grave problema di democrazia e di illegalità costituzionale.
Anche il primo quesito referendario riguarda direttamente il Comune di Siena attraverso l’AATO che decide la forma di gestione del servizio. Il percorso verso la ripubblicizzazione è dunque un problema meramente politico ed economico, di rispetto della democrazia e dei cittadini che hanno votato.