E’ ormai esaurita la schiera degli imprenditori laureatisi al Cepu dell’immobiliarismo con i soldi del Monte dei Paschi, ma certe cattive abitudini continuano ad allignare nell’edilizia senese. Le parole di affetto che si sono scambiati il sindaco Valentini e il presidente della Robur Ponte – compreso l’avviso che il primo cittadino non si fa ricattare sul futuro della squadra di calcio abbinato al nuovo stadio – sono il punto di partenza per un ennesimo piano di ristrutturazione del Rastrello che, a breve, riproporrà le solite discussioni e le solite obiezioni che hanno accompagnato quello abortito di Mezzaroma.
Eppure l’occasione per riscrivere decenni di distruzione coatta dell’ambiente in questa città, se qualcuno avesse un progetto, sarebbe unica e irripetibile. Solo se qualcuno avesse un’idea della città che sarà, però. Se in questa città arrivano otto milioni di turisti all’anno, come si ripete, un hub di accoglienza nel centro della città sarebbe quanto meno auspicabile. E’ l’ora di togliere le limitazioni dentro e fuori lo stadio che impediscono al pubblico di recarsi agevolmente alla partita, ai residenti di vivere in pace il fine settimana, ai contradaioli extra moenia di accedere alla loro città. Quattro motivi forti, no? E se lo stadio di Mezzaroma costava 80 milioni di euro, un impianto strategicamente posizionato altrove potrebbe costare meno della metà e rendere molto di più a parità di realizzazione. Oltretutto senza lasciare la Robur priva del suo impianto per anni. Senza riempire le strade di migliaia di camion movimento terra. Buon senso e immaginazione per un futuro collettivo porterebbero un consenso mai visto a un’operazione di questo genere. E bando alla finta nostalgia del Rastrello casa della Robur: gli inglesi hanno distrutto e ricostruito Wimbledon, e non si lamenta nessuno. Anzi ha portato sviluppo e modernità dove ce n’era bisogno.
Nell’immaginare il futuro della città ci sembra importante immaginare il futuro dello sport. Perché vivere dentro la competizione piace a tutti noi, che l’abbiamo vissuta per tanti anni ai massimi livelli. E non si può separare il futuro del calcio da quello del basket. E’ stato fatto nel recente passato agendo artatamente sul sentimento dei tifosi, perché c’erano i soldi della banca e la politica del panem et circenses accontentava tutti. Ma la guerra alla sottrazione vicendevole di risorse adesso non si può più fare. Un modello, anche innovativo, che faccia somigliare Robur e Mens Sana più a una polisportiva come il Real Madrid che al cane e gatto degli ultimi quindici anni è il futuro. D’altra parte siamo un bacino di utenza quanto mai esiguo. Dietro alle due storiche società al massimo livello ci sono altre realtà che vanno salvaguardate, storie che vanno raccontate e tramandate: manca anche questo.
Per l’imprenditore conta solo il progetto che gli rende tanti bei soldini, ma se insieme a questo – a costo zero – arrivasse anche una prospettiva per la Siena che verrà sarebbe una cosa meravigliosa.