Cork e le promesse disattese. O tradite...
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di Silvana Biasutti
SIENA. Proprio poco tempo fa segnalavo a quelli del Cittadinoonline la Dichiarazione di Cork. La segnalazione scaturiva dall’estremo interesse che i suoi contenuti hanno (avrebbero) non solo per questa terra senese, ma anche per ciò che resta dell’Italia rurale – quella delle tradizioni (spesso tradite), dei mille campanili (uno più bello dell’altro), ma anche della cementificazione che disconosce i paesaggi e li costella di casette e capannoncini (da condonare), infrastrutture qualche volta superflue che stanno al posto delle infrastrutture manchevoli (banda larga dove sei?) – .
Ognuno di voi se la può scaricare, quella dichiarazione piena di promesse che mi sarebbe piaciuto vedere realizzate qui, per dimostrare al mondo, a tutti, quanto un binomio fatto di sentimenti e cultura toscani (Toscana Felix avevo in mente) uniti all’europeismo possono significare per i giovani (ma anche per gli adulti e per i vecchi) nati qui, o immigrati da altrove.
La dichiarazione di Cork promette(va) un’Europa che oggi mi pare svanire nelle nebbie in cui si annidano finanzieri, lobbisti e speculatori: figure ben diverse dai cittadini europei a cui si raccontano le (allora) imminenti linee guida per fare della ruralità europea il luogo delle opportunità per chi sceglie la vita in campagna come alternativa alla vita metropolitana; non una vita bucolica e contemplativa, ma un vivere attivo però più vicino alla natura e alla naturalità, con le specifiche caratteristiche.
Sembra che siano passati decenni, perché invece questo quadro così pieno di speranze e di intenti scanditi in dieci comandamenti, ora, alla vigilia di elezioni in cui qui in Italia si è gridato tanto (soprattutto di soldi e soprattutto di soldi rubati, di disillusioni, di corruzione e di manette), mi appare come remoto, obsoleto, dismesso.
Invece della promozione di “uno sviluppo rurale che tuteli la qualità e l’amenità dei paesaggi rurali europei” (sic), possiamo leggere delle avance americane in cambio del gas che Putin sta promettendo ai neo-fidanzati cinesi.
Invece di “arginare l’esodo rurale, e rispondere alle crescenti richieste di qualità, sicurezza, salute, sviluppo personale … e preservare e migliorare la qualità dell’ambiente rurale…”, sentiamo e leggiamo proposte di trivellazioni ovunque alla febbrile ricerca di risorse energetiche, senza qualcuno che apra bocca per raccomandare il risparmio energetico, senza una politica responsabile che raccomandi di consumare con oculatezza (forse perché altrimenti i fatturati rischiano di diminuire?); eppure un paese così fragile come il nostro – questo aggettivo lo si trova in molte relazioni di sismologhi, vulcanologi, geologi – richiederebbe prevenzione.
Invece il “fracking” da parola vagamente esotica incomincia ad acquisire corpo e sostanza, e un certo giornalismo sta mettendo le mani avanti, incominciando a scrivere della necessità di uno sguardo più possibilista, del realismo che serve per “lo sviluppo”, indispensabile, altrimenti … Altrimenti?
Chi guarda all’Europa come a un unicum dalle mille preziose sfaccettature – cultura, modi di essere, cibo, colture, boschi, fiumi, e cittadine dove non si è dimenticato che cosa vuol dire patire l’invasione di un esercito nemico – non può non essere sospettoso leggendo qua e là accenni o poco più di un misterioso accordo commerciale con gli Usa (Ttip), che prevede l’abolizione di diritti dei lavoratori, abbattimento di norme ambientali, deregulation su Ogm e libero mercato per acqua e sanità (e altri servizi basilari); si sussurra di un trattato discusso soprattutto da lobbisti pagati da aziende, tenuto nascosto ai cittadini europei per evitare le proteste messe in atto per il Wto. Qualcuno lo chiama un po’ ottimisticamente ‘partenariato transatlantico’, ma nessuno ne ha parlato in questa campagna elettorale, nessuno ci ha spiegato quale partito – o quali partiti – sono favorevoli a questo accordo fatto sulle nostre teste di cittadini europei e chi e quale voto potrebbe metterci al sicuro da questo disegno oscuro. Voglio l’Europa, ma non quella degli accordi sottobanco; voglio l’Europa promessa, quella con i sentimenti e i connotati luminosi e trasparenti di cui mi hanno parlato i padri fondatori.