Dal giorno dopo sarà importante ripartire dalle idee, non da una persona
Il PD che nascerà dal 9 di dicembre dovrà essere un soggetto politico rinnovato, in grado di rappresentare le tante anime della sinistra e del centrosinistra italiano, non un collage malriuscito di correnti personalistiche. Che incida sul governo, ma sia leale con il presidente Enrico Letta.
Concentrarci solo sulla scelta delle persone, dove contano solo l’immagine e i tempi televisivi piuttosto che la forza delle idee, non appartiene al bagaglio storico della sinistra italiana. Per questo sostengo Gianni Cuperlo, non tanto per la mia storia personale di donna di sinistra, di amministratrice più interessata ai contenuti che all’immagine, ma perché credo possa rappresentare al meglio quella figura di segretario generoso, appassionato e totalmente concentrato sulla ricostruzione del partito, di cui abbiamo bisogno. In grado di portare avanti idee nette e forti, e di fare una battaglia vera alla povertà e alla disuguaglianza.
Le primarie sono uno strumento importante, ma stiamo attenti a non logorarlo. Chiamare ai nostri seggi iscritti ed elettori per scegliere la classe dirigente è un segno di apertura che va difeso con orgoglio, visto che siamo gli unici a farlo, ma ricordiamoci che le primarie sono un mezzo della politica, non un fine. Per questo bisogna passare alla svelta dalla scelta delle persone, alla scelte delle migliori idee.
La flessione degli iscritti al Pd degli ultimi mesi è preoccupante. Certo, paghiamo le nostre indecisioni e la sfiducia generale nella politica, ma quanto pesano le divisioni quotidiane e i personalismi? Se ci fermiamo nella sola Toscana non possiamo non notare un saldo negativo tra qualche nuovo iscritto, magari attratto da un singolo candidato, e il numero ben più consistente di quelli che ci hanno abbandonato, non rinnovando l’iscrizione al Pd. Queste persone ci dicono di essere stanche di divisioni, di un partito che insegue solo le persone e dicute poco di come migliorare la vita dei cittadini.
Abbiamo davanti un grande lavoro. Domenica il PD non incorona un re, ma colui che dal giorno dopo dovrà lavorare più di tutti per tenere unito il Partito Democratico, facendo sentire “a casa” tutta la comunità delle democratiche e dei democratici e di rimettere al centro non sé stesso, ma le idee della buona politica.