Passato, presente e futuro di una storia italiana
di Red – foto di Corrado De Serio
SIENA. Così Alessandro Profumo, a margine di un incontro organizzato dalla neonata fondazione Magna Charta NordEst a Trebaseleghe (Padova), ha detto nella sua relazione al convegno: “Questa è la mia prima uscita pubblica, dopo la nomina a presidente MPS, e questo vuol essere un segnale di attenzione verso un pezzo del paese, il Nordest, in cui abbiamo radici molto profonde”. Secondo Profumo è “fondamentale confrontarsi, seppur in modi diversi, ma senza recriminazioni reciproche e lavorare insieme tra banche, imprese e famiglie”. Nel corso dell’intervento ha aggiunto che “Dobbiamo trovare insieme delle soluzioni che non possono che passare attraverso il fatto di avere più Europa di quanto non abbiamo oggi. E’ necessario ricreare un mercato della liquidità a livello europeo, ricreare fiducia nel nostro paese. Le banche vivono di rapporti con i clienti. Quando ci sono delle difficoltà tra banche e imprese certamente hanno dei motivi profondi. Oggi dobbiamo ricordarci un aspetto fondamentale. La banca italiana, e tra queste Monte dei Paschi di Siena, hanno a fronte di 100 euro di depositi dati da famiglie e imprese, 120 euro dati di impieghi a famiglie e imprese, quindi i numeri ci dicono che stiamo facendo la nostra parte. Il tema è che questi venti euro – ha concluso Alessandro Profumo – una volta venivano finanziati dai mercati istituzionali e internazionali e che oggi per il timore legato al rischio Italia, che c’è e che dobbiamo far di tutto per far passare, e legato ai paesi dell’Europa del sud, questi mercati sono molto meno presenti nei confronti delle banche italiane”.
Si sta tratteggiando in questo modo il futuro della banca senese, anche se non si riesce a capire in che termini passeranno i contratti di solidarietà che ridurranno ulteriormente gli stipendi dei dipendenti, né perché debbano essere loro a pagare le scelte sbagliate di Mussari & C. che solo il sindaco di Siena riesce a non riconoscere, parlando sempre fumosamente di crisi economica e di “risultati” di Antonveneta che “non sono stati quelli sperati” senza puntare il dito, nemmeno politicamente su alcun colpevole, e lasciando sempre più infuriati i cittadini. Ci sembra piuttosto preoccupato di far accettare, con giuste dosi di quotidiana retorica politica, ai suoi elettori che la banca sarà Monte dei Paschi di Altrove, quando si potrà materializzare il nuovo padrone. Presentato come toccasana necessario, una conquista della buona Amministrazione comunale.
Il passato, invece, lo tratteggia sempre meglio ogni giorno che passa la Guardia di Finanza. Giunti a ritirare documenti perfino dentro il Centro Operativo, si è saputo che gli indagati sono già ben 4 (tra cui è stato inserito – e non smentito – il nome dell’ex Direttore Generale Antonio Vigni, accanto a quelli di Tommaso Di Tanno, fiscalista di fama, e Leonardo Pizzichi e Pietro Fabretti, componenti il collegio sindacale), e che presto si potrebbe giungere per logica conseguenza all’intero CdA dell’epoca.
Si parla di “contratti capestro” per la banca e di 1,5 miliardi di mazzette estero su estero che potrebbero essere volate via per ungere i cardini di una operazione che non si sarebbe dovuta aprire. Soldi che non dovevano “convincere” il venditore, che già si era pentito della scalata fatta e dello spezzatino di ABN Amro che aveva portato in dote al Santander l’istituto padovano. Vero Mr. Botin?