C'è una questione insormontabile: l'iper-indebitamento!
SIENA. Il Sole 24 ore di domenica riporta di un confronto a distanza fra il presidente del Monte e l’ex sindaco di Monteriggioni sul futuro della banca senese. Se non fosse che a ferragosto i giornali scarseggiano di notizie ci sarebbe da chiedersi come può un presunto dibattito, come quello riportato dal giornalista del Sole, arrivare fino alle pagine di un giornale e per di più di un quotidiano economico. La discussione verte sulla possibilità di non scendere sotto il dieci per cento da parte della Fondazione senese e di costruire, a fronte di questo, una banca regionale. Tesi quest’ultima sostenuta da Valentini e contrastata dal direttore della Fondazione Pieri, voluto da Ceccuzzi, e dallo stesso Profumo. Tutti gli interlocutori girano intorno al vero problema, che inchioda sia la Banca che la Fondazione, senza mettere in evidenza la questione insormontabile. Quella che porterà alla nazionalizzazione del Monte.
La questione insormontabile si chiama: indebitamento. Per essere più precisi dell’iper-indebitamento. Quello che è successo in questi ultimi anni ha dell’inaudito e la responsabilità è tutta sulle spalle dei responsabili del PD. Se Valentini avesse voluto una banca regionale si sarebbe dovuto svegliare prima da dirigente del PD e da sindaco di Monteriggioni. Prima dell’acquisizione dell’Antonveneta costata all’incirca venti miliardi; ormai non è più possibile fare una banca regionale. La Fondazione, dopo il rimborso dei debiti contratti dal 2008 a oggi, si assesterà intorno al sei per cento del pacchetto azionario della Banca. Sei per cento di una banca piena di debiti: una partecipazione che vale poco. Profumo dimentica di far presente qualche particolare relativo al Monte ogni volta che rilascia le interviste. Dimentica sempre di citare alcuni dati come: i crediti di dubbia esigibilità compresi quelli ristrutturati. Sarebbe bene che tenesse conto di queste voci quando parla del futuro del Monte, e del rapporto fra queste e il patrimonio. Già perché il patrimonio della banca riposa largamente sul finanziamento dello Stato, i cosiddetti Monti Bond. Quindi, ma di cosa state parlando?
Anche la possibilità di vendere la banca per parti come qualcuno sembra ipotizzare nel corpo dell’articolo del Sole ci sembra impossibile. Come si fa a vendere una asset che non è stato pensato per essere suddiviso in parti ad essere venduto per parti. Ad esempio a chi andrebbero i tremila seicento dipendenti della banca che lavorano a Siena? Siamo nel mondo delle favole! La cosa che ci preoccupa è che questa falsa discussione andrà avanti per molto tempo, occuperà le pagine dei giornali, impegnerà le forze politiche cittadine e non porterà a nulla. Il tutto scivolerà verso una nazionalizzazione che più ritarda e più danni riuscirà ad arrecare. E comunque, tale falsa discussione, non nasconderà le responsabilità.
Pierluigi Piccini