La situazione delle banche è molto grave, occorre uno scatto in avanti
di Red – foto di Corrado De Serio
SIENA. Si avvicina veloce la data del 7 giugno, prima importante verifica dell’attuale governance di Monte dei Paschi. Non a caso Alessandro Profumo ha parlato nei giorni scorsi dei 26 miliardi di titoli di stato in portafoglio a MPS, che hanno generato i 3,267 miliardi di “buffer temporaneo”, che l’Eba ha chiesto con insistenza, temendo minusvalenze se la banca dovesse disfarsene prima della loro naturale scadenza. Il 7 giugno il presidente di Rocca Salimbeni dovrà incontrare i rappresentanti dell’istituto europeo e comunicare loro i progressi fatti per raggiungere la somma di ricapitalizzazione richiesta, e nel portafoglio della banca il loro numero non è calato certamente.
Una parte dei quattrini necessari sono stati già trovati, per il resto si aspetta la scelta finale tra Vicenza e Asti per la cessione di Biverbanca, le offerte per 200 filiali Antonveneta e, novità, la cessione delle attività di leasing e factoring in luogo della vendita del Consorzio operativo, improvvisamente divenuto strategico per Profumo e per Viola, tranne che per lavorazioni marginali da riservare forse al partner Ibm (seguendo l’esempio di Unicredit con HP). Sullo sfondo dell’eventuale diniego dell’Eba rimangono Co.Co.Bond e il famigerato aumento di capitale, extrema ratio. Fondazione e Comune (con la Provincia a seguire a ruota), non sono più in grado di tentare di condizionare le mosse che i due manager dovranno fare per tenere dritto il timone della nave senese. E nonostante ciò la sfiducia verso il titolo della banca senese continua incrollabile. 0,198 è il valore in euro dell’azione alla fine delle contrattazioni dello scorso venerdì 1 giugno, come se nuovo Cda a Siena e governo Monti in Italia non avessero avuto nessun risultato in questi durissimi mesi.
L’altro ieri a Trento Profumo ha parlato anche del pericolo di dissolvimento dell’area euro, con tutte le negative conseguenze del caso anche per il sistema bancario: “I nostri policy maker sono come un gruppo di banchieri che hanno un grande cliente e devono decidere se vale la pena di investire qualcosa per tenerlo in vita. Devono capire se c’è un piano di ristrutturazione credibile, ma per farlo non hanno molto tempo. Se ci mettono troppo, non servirà, perché l’azienda morirà prima. Se l’Italia continuerà a fare discussioni – ha chiosato poi il presidente MPS – i nostri titoli di Stato non saranno rinnovati. Le banche sono totalmente attaccate al bocchettone della Bce. Dobbiamo prendere delle decisioni rapide”.
Oggi le borse europee ripartiranno dal venerdì negativo di Wall Street, nero soprattutto per i bancari, che hanno avuto i maggiori cali per i dati negativi sulla disoccupazione e l’aggravarsi della crisi del Vecchio Continente. Gli investitori si sono spostati velocemente sui titoli di stato USA e oggi si aspetta la reazione in positivo, dopo le aperture politiche verso la creazione degli Eurobond. Nella notte l’indice Nikkei della borsa di Tokyo ha proseguito nel trend ribassista, ritornando ai minimi dello scorso novembre: le indiscrezioni sul piano Eu-Bce non hanno ancora consistenza. Stamani si attendono aperture in forte calo in avvio per tutte le borse europee, con l’esclusione di Londra e Atene, chiuse per festività.