Elisa Manieri invita a partecipare alla consultazione del 3 marzo
SIENA. Sono la coerenza e l’adesione agli ideali, ai valori e ai programmi di cambiamento che nel 2012 mi mossero a sostenere Matteo Renzi che oggi mi portano a scegliere Roberto Giachetti e Anna Ascani. In questi ultimi anni i governi del Partito Democratico hanno avviato una stagione di conquiste economiche, sociali, infrastrutturali, nell’ambito della politica estera e dei diritti civili come mai si era verificato nella storia Repubblicana. Chi li concepisce come elementi da rinnegare non ne ha compreso, o forse gli fa comodo non comprenderne, l’importanza. Sfide vinte che per me restano prioritarie e sulle quali il Pd deve andare avanti rilanciando quei progetti non ancora compiuti e crearne di nuovi per realizzare le riforme capaci di rendere il Paese più semplice, più efficiente e più vicino ai cittadini tutti.
Giachetti e Ascani lo hanno detto e scritto chiaramente nel loro programma. Purtroppo ho sentito poco parlare di programmi in questo congresso. Ho sentito addirittura chi non vorrebbe parlare di differenze. I congressi servono proprio a far emergere le differenze sui programmi e non fra le persone. Abbiamo perso non solo le politiche del 2018 ma anche i giovani proprio perché non abbiamo saputo dare un’idea chiara, una collocazione precisa al PD, un futuro che non fosse altro rispetto a una lotta intestina fra correnti.
L’unità a cui dobbiamo ambire si costituisce solo condividendo gli stessi valori non lottando per la poltrona del capo corrente che tira la giacchetta al segretario di turno per ottenere qualcosa che è fine a sé stesso e allontana i nostri elettori. Quelli che sentono il centro sinistra come la propria casa. Questa casa, per essere abitata, deve essere reale, credibile. Chi oggi vorrebbe riaprire le porte a coloro che brindavano la notte del 4 dicembre del 2016, mentre il nostro popolo piangeva nelle sezioni di partito, umilia quanti ancora credono nel Pd e di fatto rinuncia al progetto riformista in cui ci riconosciamo. Per tornare ad essere attrattivi e credibilmente alternativi ai populisti serve un Pd nuovo, diverso, più civico, più aperto, più moderno.
Oggi, più di ieri, la sinistra deve pensare, costruire e mettere al centro del proprio agire le politiche sul lavoro, sulla crescita economica, sulle disuguaglianze, sulla scuola, sull’ambiente, sulla sicurezza. Sì anche la sicurezza, che è di tutti e non può restare appannaggio solo della destra. Il governo della paura di Salvini e Di Maio non solo non ha prodotto alcun avanzamento tangibile su questo tema, anzi, sta mettendo a repentaglio i buoni risultati raggiunti attraverso anni di impegno e di sforzo collettivo che in questi anni il Pd ha prodotto. Solo Giachetti e Ascani rappresentano l’argine al populismo offrendo un’idea di Pd intesa come opzione culturale nitidamente liberalsocialista. Non saremo mai con i 5 Stelle, mai con la Lega, mai con le formazioni eversive. È in questo quadro chiaro di valori e di ideali che risiede la coerenza del progetto Sempre Avanti. Una visione democratica di futuro sostenuta dalla pervicace volontà di andare avanti con il percorso del riformismo intrapreso negli ultimi anni. Un riformismo come mai c’era stato nella storia della Repubblica italiana.
L’appello è andare a scegliere un futuro migliore il 3 marzo. Domenica primarie aperte per la scelta del nuovo segretario nazionale del Partito Democratico e dei membri dell’assemblea nazionale. Abbiamo candidato sei persone rappresentative delle geografia provinciale. Perché noi ci crediamo davvero che sia possibile andare avanti senza tornare alla vecchia politica delle alleanze che per decenni ha insabbiato le politiche economiche e sociali di questo Paese.
Elisa Manieri – Partito Democratico