Il partito di maggioranza nel caos dopo l'uscita di scena di Ceccuzzi
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di Renato Lucci
SIENA. Nel comunicato con cui il PD senese annuncia nuove primarie per individuare il candidato sindaco dopo il fallimento della ricandidatura Ceccuzzi, vi sono molti elementi indicativi del caos in cui si agitano i suoi dirigenti provinciali e cittadini dopo le vicende delle ultime settimane.
Il primo sintomo di tale stato confusionale è già nell’apertura del comunicato, dove gli estensori invitano gli alleati a “costruire insieme un nuovo progetto di governo” dimenticandosi che finora, sia nelle elezioni del 2011 che in occasione delle successive rotture avvenute nella maggioranza avevano sostenuto che già il progetto di governo di Ceccuzzi rappresentava il massimo di rinnovamento politico ed amministrativo. Ceccuzzi aveva dichiarato tutta l’intenzione di riprendere il suo “progetto” scommettendo sulla propria rielezione dopo aver liquidato, dimettendosi, ogni critica interna sia al partito che alla sua coalizione; e il partito lo aveva sostenuto fino in fondo, non solo appiattendosi sulle sue tesi, ma anche incanalando le primarie su un binario tranquillo e privo di reali competitori.
Ora, gli uomini di Ceccuzzi, nel momento che restano orfani dello stesso, si propongono come artefici della “riapertura di un confronto” con un arco di forze che viene proclamato vasto, ma che si rivolge ai soliti alleati dell’ultimo decennio, o almeno a quelli che restano. Il comportamento che il Pd vuole tenere in questo confronto è chiaro: “Saldo sulle proprie posizioni, ma aperto al dialogo!”. Vale a dire: si può parlare di tutto, ma noi resteremo delle nostre idee!
Con queste premesse, non stupisce apprendere che le intenzioni del PD circa le primarie non sono affatto cambiate: vuole che siano “di coalizione” e non “di partito”, così il candidato del PD sarà soltanto uno, che verrà deciso dagli organismi dirigenti dopo aver “sentito” le proposte delle assemblee degli iscritti. Si vuole quindi un esito tranquillo e senza sorprese, senza troppi spazi per candidati “sgraditi”, ma è indispensabile che qualcuno degli alleati sia disponibile a presentare un proprio candidato “di bandiera” che non abbia i numeri per farcela davvero, come è avvenuto nelle recentissime primarie tra Ceccuzzi ed il candidato di SEL. Ma la competizione dovrà sembrare effettiva, l’altro o gli altri candidati dovranno sembrare veri e non dei semplici “sparring partner”, come si dice nella boxe, cioè qualcuno disponibile a buscarle pur di far allenare il vero pugile.
Questo “giochetto”, per i vertici del PD senese, sarebbe una dimostrazione “di rinnovamento e di trasparenza, … di massima partecipazione, … di garantire agli elettori autonomia e sovranità nella scelta dei programmi e delle persone”.
Ma il ritornello è sempre meno credibile e, oltre tutto, non è detto che si trovino facilmente altri D’Onofrio disposti a giocare solo per “perdere con onore”. I sirigenti del PD dovrebbero allora essere più cauti a sbandierare delle primarie che potrebbero imboccare strade che non hanno minimamente preventivato.