Sul bilancio del Comune osservazioni poco lusinghiere

SIENA. (di R. Z. R-) Più che le scaramucce politiche, la macchina mediatica del fango e compagnia cantante, potè la Corte dei Conti.
A Siena, ormai, ci si affida a questo organo di controllo – e pure alla Procura – per conoscere la verità delle cose. Non ci sono altri mezzi, al momento. Inutile sperare in un bagno nelle sacre acque della sincerità da parte dei politici locali. E’ tempo perso.
Invece, sul Bilancio comunale, qualcosa si viene a sapere. La relazione depositata il 27 novembre scorso, dalla Corte dei Conti, riguarda il preventivo 2012. Ma ci sono comunicazioni da parte dello stesso organo, sullo stesso tono di quella appena depositata, già lo scorso maggio ed ancora prima! Della serie: non c’è più sordo di chi non vuol sentire…
Di “alienazioni immobiliari” neanche a parlarne, di questi tempi. A parte svendere, s’intende, andando ad intaccare il patrimonio pubblico. Questo fare cassa vendendo i “gioielli di famiglia” è un “giochino” che abbiamo visto mettere in atto prima dalla banca, poi dalla Fondazione e, ultima ma non ultima, anche dall’Università e che, inevitabilmente, oggi, viene associato ad una incapacità gestionale a cui mettere forzatamente una “pezza”. Pena: la bacarotta.
Proprio di queste ore la notizia della vendita dell’ostello della gioventù. Due milioni di euro. Una boccata d’ossisgeno per le casse comunali… e pure per il Commissario che, fino ad oggi, si era visto costretto ad operare tagli – soprattutto al sociale e alla cultura, con disappunto delle fasce più deboli della popolazione – e ad aumentare la pressione fiscale… Se non fosse (e il diavolo non si smentisce nel fare le pentole e non i coperchi!), che il Tar si è espresso sulla vicenda “stadio a Taverne d’Arbia”: oltre un milione di euro che il Comune dovrà sborsare per risarcire l’azienda agricola Il Poderuccio! Poteva andare peggio di così?!? In questo caso vogliamo dare colpa alla “sfiga”? Perchè la crisi (come accaduto per il Monte) proprio non c’entra!
“Pur prendendo atto delle misure di salvaguardia finora adottate dall’Ente – si legge ancora nella delibera della Corte dei Conti – occorre però sottolineare che la situazione di sostanziale disavanzo era già emersa in occasione del controllo monitoraggio sul rendiconto della gestione 2009 (deliberazione n. 136/2011/PRSP). In sede di contraddittorio, l’Ente allora dichiarava che con deliberazione consiliare n. 229 del 29/9/2009 aveva preso atto del potenziale rischio per la tenuta dell’equilibrio dell’esercizio finanziario 2009, individuando a presidio dello stesso quota parte dei proventi derivanti dal piano di dismissioni immobiliari approvato dal Consiglio Comunale. Tuttavia, le misure di salvaguardia complessivamente adottate non hanno però consentito di superare la grave irregolarità riscontrata nell’esercizio 2009, in quanto nel successivo rendiconto 2010, veniva nuovamente riscontrata tale grave irregolarità, ulteriormente aggravata dal fatto che i fondi vincolati da ricostituire risultavano di entità superiore rispetto al precedente esercizio (deliberazione della Sezione n. 111/2012)”.
In poche parole: la crisi del Comune ha radici nel 2009. Dichiarare disavanzi per tre anni di seguito avrebbe automaticamente messo a rischio default il Comune. Le segnalazioni da parte dell’organo di vigilanza non erano mancate: più volte si era richiesto di tenere sotto controllo le spese e di cercare mezzi per puntare al pareggio di bilancio. Ma, dal Comune, le risposte avevano riguardato solo le alienazioni immobiliari e poco più. Una strada che, al 27 settembre 2011 non aveva portato a nulla. Una serie di delibere relative alle dismissioni immobiliari si sono susseguite dal 2010 al 2012, solo per “rimandare” il confronto sui numeri passivi. Un confronto che, prima o poi, sarebbe arrivato. E, infatti: “I contenuti sopra enunciati, inducono quindi la Sezione ad una valutazione del bilancio di previsione 2012 che non può ritenersi positiva – scrive la CdC – in ordine alla programmazione, all’attendibilità degli equilibri e delle previsioni nonché in ordine al rispetto del patto di stabilità, riservandosi le valutazioni sull’effettività delle misure complessivamente intraprese dall’Ente nell’esercizio a seguiti dell’esame del rendiconto 2012”.
In merito alla capacità di indebitamento il responso della Corte dei Conti è a dir poco laconico: “Il superamento del limite percentuale previsto dall’art. 204 del TUEL nel bilancio pluriennale (che ha carattere autorizzatorio), costituisce grave irregolarità contabile in considerazione soprattutto che le percentuali previste dalla norma sono da ritenersi quali limiti massimi propedeutici all’attivazione di una procedura di indebitamento e rispondono al conseguimento della sana gestione e della regolarità del procedimento di costruzione del bilancio. Tuttavia appare rispettato il vincolo previsto dall’art. 119, ultimo comma, della Costituzione”.
“Valutazione non positiva” sul bilancio di previsione anche dal punto di vista del rispetto del Patto di Stabilità interno, sostanzialmente “in ordine all’attendibilità della verifica sulla coerenza del bilancio annuale con gli obiettivi del patto di stabilità”. Ma c’è di più: “viene inoltre evidenziato che i dati forniti nel questionario, e nella successiva documentazione integrativa inviata in istruttoria, non risultano corretti. In particolare, nell’ambito della determinazione del saldo obiettivo annuale e pluriennale, l’ammontare della riduzione dei trasferimenti erariali non è rispondente a quanto presente nella banca dati MEF”.
I numeri non conoscono i sottili giochi della politica. E, di conseguenza, non parlano il politichese. La verità è che l’Amministrazione comunale di Siena ha vissuto per anni al di sopra delle sue possibilità. Che pure erano tantissime, se si tiene conto che, come partner, aveva il colosso “Fondazione Monte dei Paschi di Siena”.
Scarsa lungimiranza degli amministratori? Voglia di grandezza più che voglia di stabilità ed equità sociale? Restano domande senza una risposta per coloro che proprio non possono o non vogliono mettersi a spulciare, voce per voce, una serie di bilanci comunali a tratti illegibili e a tratti noiosissimi.
La cosa certa è che, alla luce di queste nuove carte, la posizione dei “consiglieri dissidenti” appare legittima. Se la questione bilancio di previsione è “non positiva” dopo la certezza dell’erogazione degli stanziamenti della Fondazione Mps, figuriamoci cosa poteva apparire prima che questi fossero cosa certa! E la domanda che sorge spontanea è: perchè tanta fretta nell’approvare il documento? perchè non aspettare la conferma degli impegni della Fondazione? Perchè le repentine e inattese (anche all’interno del consesso cittadino) dimissioni dell’allora sindaco Ceccuzzi? Era davvero questa l’unica strada – politica e amministrativa – aperta all’allora primo cittadino? O ci sono state altre ragioni, altri “disegni”, sconosciuti ai più, dietro l’abdicazione alla scomoda ed improvvisamente infuocata poltrona?
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