SIENA. La produzione e il trasporto del gas naturale dai paesi di origine ai paesi consumatori sono cresciuti nel corso dell’ultimo decennio di oltre il 28 per cento. È quanto emerge dal rapporto dell’area research di Banca Monte dei Paschi di Siena dedicato al combustibile, prima energia pulita al mondo e tema di grande attualità. La produzione e il consumo a livello mondiale sono superiori a 3 trilioni di metri cubi annui con riserve, tuttora piuttosto abbondanti, di poco meno di 190 trilioni di metri cubi.
Il gas ha certamente un ruolo centrale tra i combustibili fossili (ancora oggi questi soddisfano il 90 per cento del fabbisogno energetico mondiale) grazie al contenuto molto minore di gas serra e alla possibilità di essere trasportato mediante gasdotti e via mare dopo il processo di liquefazione a bassa temperatura. La rete complessiva dei gasdotti mondiali si estende ormai per quasi 900 mila chilometri ed il commercio di GNL a livello mondiale è ormai pari a 250 milioni di tonnellate, circa raddoppiato rispetto a 10 anni fa.
Dal 2000 in poi, il mercato ha subito una grande trasformazione, dovuta al cambiamento della posizione degli USA. Già primo paese consumatore al mondo, con la scoperta dello “shale gas” e il suo sfruttamento mediante la tecnologia del “fracking” è diventato anche il primo produttore con 687 miliardi di metri cubi di gas nel 2013.
Ciò ha generato un aumento della concorrenza tra i paesi produttori e pressioni ribassiste sul prezzo del gas soprattutto negli USA; a livello mondiale l’indice MPS-WGI (World Gas Index) denota prezzi stabili durante gli ultimi 3 anni dopo il picco del 2008 ed il crollo successivo.
Per quanto riguarda l’Italia, l’importanza relativa del consumo di gas naturale rispetto alle altre fonti di energia è ancora più rilevante perché ammonta al 34 per cento del totale ovvero a circa 70 miliardi di metri cubi.
Tuttavia, dal 2008 ad oggi, la crisi ha influito pesantemente determinando un deciso calo dei consumi di energia e quindi anche del gas naturale che ha subito una diminuzione di circa il 20% rispetto al picco di 86 miliardi di metri cubi del 2005. Le previsioni di sfondamento del fatidico tetto dei 100 miliardi di metri cubi a fine decennio formulate da importanti operatori del settore molto difficilmente dunque potranno realizzarsi. Il Gas ha subito anche un’accanita concorrenza da parte delle energie alternative nella produzione di elettricità; in questo particolare settore i consumi di gas naturale sono calati addirittura del 37% rispetto al picco del 2008.
Il rapporto spiega in maniera chiara la struttura di approvvigionamento dell’Italia dall’estero mediante i quattro importanti gasdotti Transmed, Greenstream, Trans Austria Gasleitung e Transitgas e i nuovi progetti TAP e Sothstream, sottolineando che diverranno operativi a fine decennio con evidenti implicazioni per il nostro paese.
Il gas russo riveste un ruolo estremamente importante nelle nostre forniture con il 30,5 per cento del quantitativo complessivamente importato, ma dalla sola Algeria arriva in Italia un quantitativo assai maggiore, pari al 33,8 per cento.
Dato l’attuale quadro geopolitico, viste le crescenti tensioni tra Russia e Ucraina, se si considera che le direttrici di approvvigionamento mediante “pipeline” sono molteplici e che le importazioni di GNL sono ancora molto basse, (3 per cento del totale), il nostro paese sembra in un’ottima posizione dalla quale potrebbe forse sopportare con minore difficoltà un’eventuale situazione di contingentamento delle forniture russe.