L'ipotesi del maggiore azionista sotto il 50% non piace comunque

di Augusto Mattioli
SIENA. Il tema Banca e Fondazione è stato oggetto ieri sera a palazzo Patrizi del dibattito organizzato dal circolo Città domani e da Sinistra per Siena. Da cui sono emerse nei vari interventi, sia dei relatori, il consigliere comunale Laura Vigni, Alessandro Vigni, Antonella Buscalferri, il professor Luigi Bosco, docente di economia all’università di Siena, sia dei presenti di un pubblico abbastanza numeroso, forti preoccupazioni sul futuro della Fondazione,che si è indebitata per far fronte all’aumento di capitale della Banca sia di quest’ultima. Un dibattito dal quale non sono uscite proposte concrete se non quella di Romolo Semplici di dare vita ad un gruppo trasversale dei preoccupati, indipendentemente dalla collocazione politica dei singoli. Certo non è facile fare proposte, in questo momento, che possano contribuire al cambiamento di una situazione difficile che impedisce di poter usufruire delle erogazioni della fondazione, cosa che avviene, secondo quanto ha detto Laura Vigni in altre fondazioni italiane. Nel corso del dibattito si è parlato anche dell’ipotesi, ma per il momento per escluderla, che la Fondazione possa scendere ampiamente sotto il 50% nella proprietà delle azioni della Banca. Oggi vendere, con l’aria che tira in borsa, non sarebbe certo conveniente. Non sono mancate critiche anche per il ruolo della politica nella gestione della banca e nella fondazione.”La politica deve uscire” ha sottolineato Bosco ripetutamente. Ma bisogna dire che la politica si è sempre interessata alla banca e alla fondazione. Basti ricordare quando La Repubblica di Scalfari definì molti anni fa le nomine una grande spartizione che vedeva insieme comunisti, socialisti e democristiani. Il problema semmai oggi è la qualità anche tecnica di chi è destinato ad un incarico nei cda della Banca e delle controllate e nella fondazione.