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di Augusto Mattioli
SIENA. La corsa per un posto nel consiglio d’amministrazione della Banca, nel quale i volti nuovi sono pochi, e non propriamente nuovi (soprattutto quelli di nomina senese) è conclusa. Se ne riparlerà tra tre anni con la speranza che la situazione economica complessiva sia migliorata e che i propositi di rilancio espressi dal neopresidente Mussari e dal direttore generale Antonio Vigni abbiano un riscontro positivo.
La corsa per i sedici posti nella deputazione generale e soprattutto per i sette della deputazione amministratrice sta per entrare (o è già entrata) nella fase più calda. Niente di nuovo, per carità. Da che Monte è Monte le nomine sono sempre state un evento che mette in fibrillazione la città. Anni fa c’erano soltanto quelle per la Banca, oggi ci sono anche quelle della Fondazione. Ma la lotta per arrivarci è sempre la stessa. Nella lunga e sfibrante assemblea dei soci della Banca di ieri la questione della composizione del nuovo cda è passata rapidamente. I giochi erano già fatti prima. Forse un dibattito più approfondito sarebbe stato utile. Invece ognuno ha votato i suoi e nessuno degli azionisti presenti in assemblea ha fatto particolari obiezioni o critiche. Che invece sono state espresse, riguardo sopratutto alla gestione della banca, in particolare dagli uomini che si richiamano alle liste civiche senesi. Da Romolo Semplici a Renato Lucci tanto per citare i più rappresentativi. L’ex-sindaco Pierluigi Piccini, presente all’assemblea ,non è intervenuto, ma le critiche espresse dai suoi uomini dovrebbero, ovviamente, rispecchiare il suo pensiero.
Ora si tratta di capire come avverranno le scelte per i nuovi componenti per la deputazione generale e la deputazione amministratrice. E soprattutto dove verranno fatte. Sappiamo chi le farà. Il sindaco di Siena, il presidente della Provincia, la Curia, l’Università, la Regione Toscana. E’ possibile che vengano decise con il bilancino. Tanti alla maggioranza, qualcuno all’opposizione. Non ci sarebbe niente di male se le scelte degli uomini chiamati a rivestire un incarico importante si facessero nelle sedi deputate e con criteri trasparenti, visto che la banca e la fondazione sono un patrimonio della città. Ma preoccupa il fatto che certe decisioni maturino al di fuori delle sedi istituzionali. La riunione di cui abbiamo fatto un resoconto qualche giorno fa, sulla base di notizie di una fonte ben informata, è preoccupante, proprio perché indica un modo di procedere non corretto. E appunto poco trasparente.
SIENA. La corsa per un posto nel consiglio d’amministrazione della Banca, nel quale i volti nuovi sono pochi, e non propriamente nuovi (soprattutto quelli di nomina senese) è conclusa. Se ne riparlerà tra tre anni con la speranza che la situazione economica complessiva sia migliorata e che i propositi di rilancio espressi dal neopresidente Mussari e dal direttore generale Antonio Vigni abbiano un riscontro positivo.
La corsa per i sedici posti nella deputazione generale e soprattutto per i sette della deputazione amministratrice sta per entrare (o è già entrata) nella fase più calda. Niente di nuovo, per carità. Da che Monte è Monte le nomine sono sempre state un evento che mette in fibrillazione la città. Anni fa c’erano soltanto quelle per la Banca, oggi ci sono anche quelle della Fondazione. Ma la lotta per arrivarci è sempre la stessa. Nella lunga e sfibrante assemblea dei soci della Banca di ieri la questione della composizione del nuovo cda è passata rapidamente. I giochi erano già fatti prima. Forse un dibattito più approfondito sarebbe stato utile. Invece ognuno ha votato i suoi e nessuno degli azionisti presenti in assemblea ha fatto particolari obiezioni o critiche. Che invece sono state espresse, riguardo sopratutto alla gestione della banca, in particolare dagli uomini che si richiamano alle liste civiche senesi. Da Romolo Semplici a Renato Lucci tanto per citare i più rappresentativi. L’ex-sindaco Pierluigi Piccini, presente all’assemblea ,non è intervenuto, ma le critiche espresse dai suoi uomini dovrebbero, ovviamente, rispecchiare il suo pensiero.
Ora si tratta di capire come avverranno le scelte per i nuovi componenti per la deputazione generale e la deputazione amministratrice. E soprattutto dove verranno fatte. Sappiamo chi le farà. Il sindaco di Siena, il presidente della Provincia, la Curia, l’Università, la Regione Toscana. E’ possibile che vengano decise con il bilancino. Tanti alla maggioranza, qualcuno all’opposizione. Non ci sarebbe niente di male se le scelte degli uomini chiamati a rivestire un incarico importante si facessero nelle sedi deputate e con criteri trasparenti, visto che la banca e la fondazione sono un patrimonio della città. Ma preoccupa il fatto che certe decisioni maturino al di fuori delle sedi istituzionali. La riunione di cui abbiamo fatto un resoconto qualche giorno fa, sulla base di notizie di una fonte ben informata, è preoccupante, proprio perché indica un modo di procedere non corretto. E appunto poco trasparente.