SIENA. Dall’associazione Pietraserena riceviamo e pubblichiamo.
“Secondo gli accordi intercorsi nel 2017 fra lo Stato Italiano e la Commissione Europea per la ricapitalizzazione precauzionale della Banca Monte dei Paschi di Siena, la quota di partecipazione azionaria, che fa capo al nostro Ministero delle Finanze e che è pari a quasi il 70% del capitale sociale, dovrà essere dismessa obbligatoriamente entro il 31 Dicembre 2021.
Un importante e, a nostro avviso, determinante passaggio è previsto però entro il 31 Dicembre 2019: il MEF dovrà esplicitare alla Commissione e alla BCE, che ha compiti di vigilanza sull’attuazione dell’accordo, come vorrà attuare questa uscita del capitale pubblico.
E’ evidente che l’individuazione di quali passaggi formali porteranno a tale dismissione non sarà neutrale ed indolore per la nostra città. Quale gruppo civico fortemente impegnato nel seguire e cercare di indirizzare verso le migliori soluzioni possibili le scelte cittadine, domandiamo all’attuale Amministrazione Comunale se e come pensa e crede di interloquire con gli incaricati del Ministero delle Finanze che stanno studiando il problema, predisponendo il relativo documento, e se non sembri il caso al nostro Sindaco pro tempore di attivarsi perché, tra le varie cose, sia salvaguardata l’unità operativa e strategica della Banca senese e vincolata l’attuale sede della Direzione Generale, che così importanti ricadute economiche e occupazionali comporta sul nostro territorio. Cosa già chiesta in passato, peraltro, ma mai esplicitata in modo formale.
Ci permettiamo di suggerire anche, eventualmente, un’azione sul Parlamento (comprese le Commissioni competenti) che, ricordiamo, ha potere di indirizzo verso il Governo tramite mozioni e risoluzioni che impegnano l’esecutivo su determinate questioni.
Infine, sempre al nostro primo cittadino, in questo momento in cui sta legittimamente valutando i nominativi per il nuovo consigliere in Fondazione Monte dei Paschi, chiediamo se non gli parrebbe il caso di indirizzare tale scelta verso chi da anni sta combattendo una battaglia per l’accertamento di verità e responsabilità sul disastro Antonveneta e si è esplicitamente espresso perché la stessa Fondazione si costituisse parte civile nei vari procedimenti giudiziari in corso, che tra l’altro, oltre ad un doveroso risarcimento morale, potrebbero portare ad un importante risarcimento economico proprio nei confronti dello stesso Ente”.