![](https://www.ilcittadinoonline.it/wp-content/uploads/originali/1415828063720.jpg)
SIENA. Pur aspettandolo con rassegnazione, il risultato degli “Stress Test” della BCE è addirittura peggiore di quello che ci aspettavamo, ed assegna alla (ex) banca senese il disonorevole ultimo posto, con l’unico dato in negativo. Dalla più solida e liquida alla più “povera” e dissestata.
Non sappiamo se prevale in noi l’umiliazione o la rabbia, nel vedere certificata la fine di una gloriosa storia secolare, ovvero il rapporto tra Siena e la sua Banca, fondata nel 1472 e distrutta in pochi anni da nominati dalla partitocrazia, evidentemente incapaci, e da personaggi, spregiudicati, che sembrano aver portato a termine un compito ben preciso. Per questo dubbio non resta che sperare in una pronta conclusione dei processi in corso, con urgenza ancora maggiore, che escludano la possibilità di inaccettabili prescrizioni, forse da qualcuno cercate, per quello che è senza dubbio il maggior scandalo finanziario europeo del dopoguerra.
Quello che ci indigna fortemente è l’atteggiamento tenuto in questi anni sia dai vari Governi sia dagli Enti di controllo – Consob, Banca d’Italia e BCE -. Dopo evidenti errori nella vicenda Antonveneta, hanno preferito ignorare il problema perseverando nel non fare luce su tutte le operazioni discutibili, nascondendo le criticità – bilanci falsi, operazioni irregolari su titoli e derivati, carenti controlli sui crediti deteriorati -, e lanciando messaggi ingannevoli – ricordiamo l’invito di Renzi nel gennaio 2016 a comprare azioni di una banca “risanata”, o i ripetuti proclami su “banche italiane solide e senza problemi” -. Era invece opportuno fare una profonda autocritica, affrontare con serietà la situazione, e mettere in atto specifici provvedimenti, cosa che molto probabilmente avrebbe potuto bloccare quella specie di “virus” che si è poi propagato anche ad altre banche, causando importanti danni e disagi a tanti cittadini e risparmiatori italiani.
Inutile commentare l’azione dei vari CDA di Banca e Fondazione degli ultimi anni. Dopo i disastri dell’era Mussari-Mancini, la prima necessità era quella di fare chiarezza, mettere alla luce tutte le criticità da loro create e agire con metodi e persone nuove. Nonostante i vari auspici, inclusi i nostri inviti in assemblea MPS, anche le seguenti governance hanno continuato sulla stessa strada, non facendo niente, tenendo tutto coperto e facendo illusori proclami sulla “banca salvata” e “sulla luce in fondo al tunnel”. Facciamo solo presente che se fosse stato messo in atto il commissariamento della Banca MPS, con i conseguenti provvedimenti tecnici e giudiziari, oppure si fosse studiata nel 2012 un’operazione simile a quella attuale, probabilmente il MPS sarebbe già in sicurezza, dipendenti e filiali non avrebbero subito importanti riduzioni e mortificazioni, e la Fondazione MPS, quindi il territorio, avrebbe ancora un certo controllo sulla Banca. Avere rimandato queste cose vuole dire aver gettato nel secchio almeno gli 8 miliardi di Euro degli ultimi due aumenti di capitale e aver estromesso i piccoli azionisti dall’azionariato con pesanti perdite, oltre, come detto, la mancata ricerca della verità.
Per questo, pur auspicando che la soluzione sia finalmente positiva e definitiva, non possiamo accettare i commenti di vari politicanti e di alcuni media quando parlano di “sospiro di sollievo”, di “ottimismo”, di “soddisfazione”, o salutano plaudenti – più o meno come fecero per Antonveneta -, una soluzione tanto ovvia, pur ancora senza certezze assolute, quanto fuori tempo e comunque dolorosa per il territorio.
Ci auguriamo che, oltre la Magistratura, anche la politica, almeno nella parte non coinvolta, partendo della relazione della Commissione d’Inchiesta Regionale su Banca e Fondazione MPS, senta finalmente la responsabilità di fare chiarezza e individuare tutte le responsabilità tecniche e politiche di questo disastro.
Associazione Pietraserena