"Proviamo a mettere sul piatto alcune idee"
SIENA. Da Pietra Serena riceviamo e pubblichiamo.
“Consumo ZERO del territorio. La nuova novella dei politici alla ricerca del consenso. Sarebbe anche una bella cosa se fosse credibile, fatta nello spirito giusto, con trasparenza e soprattutto nell’ambito di una precisa idea di città e del territorio. Purtroppo però eccessi ed integralismi non vanno mai bene, né in un senso né in un altro.
Questo “refrain” appare quindi un’ennesima furbata, soprattutto se ripetuto da soggetti e forze politiche che negli ultimi anni hanno consentito, nei territori dagli stessi amministrati, edificazioni “monstre”, sciattando i luoghi anche con continui condoni e permessi “misteriosi”, e che oggi si affannano per recuperare una credibilità perduta, o per favorire eventuali speculazioni del passato.
Guardando a Siena vediamo un territorio comunale, e limitrofo, infarcito di “troiai” per dimensioni, stile architettonico e collocazione, costruiti spesso senza una logica urbanistica seria, senza una preventiva analisi dei fabbisogni abitativi, in parte invenduti o non conclusi, alcuni sotto la lente della Magistratura.
Ma perché violare così il proprio territorio? A quale fine? Più che prestare attenzione alla tutela dell’ambiente e del territorio, e affrontare con serietà e competenza il problema del diritto alla casa dei cittadini, sembrerebbe aver imperversato la logica dell’improvvisazione e delle toppe provvisorie, fino ad indurre il dubbio che si sia cercato di favorire certi soggetti. Per contro risulterebbe un’eccessiva severità nei confronti di alcuni professionisti e cittadini comuni, anche per attività molto limitate
Allora, per tentare un’impossibile riabilitazione, Regione Toscana e Comuni Toscani, provano con questo escamotage del “ZERO consumo di territorio”, rispolverando “alla bisogna” classificazioni e vincoli vari, a volte obsoleti, incoerenti alla realtà e mai aggiornati, ancora una volta senza uno studio, senza un’analisi e una pianificazione correlate alle effettive esigenze delle Comunità.
Ma se queste classificazioni e questi vincoli sono tuttora vigenti, non dovrebbero avere lo stesso valore per tutti, anche per soggetti, imprese, cooperative e privati vicini a chi decide? L’eventuale disparità di trattamento tra cittadini, fonte di possibile corruttela e in pieno contrasto con i princìpi fondanti della “buona amministrazione” può essere tollerata o giustificata?.
Quindi, ben venga un’effettiva forma di consumo limitato del territorio, ma applicato in modo intelligente, equo e nell’interesse dell’intera collettività e del suo futuro.
Proviamo a mettere sul piatto alcune idee, visto il probabile avvio dei lavori per il nuovo piano urbanistico:
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Sviluppare un’idea di Città, con momenti di partecipazione e ascolto di tutte le articolazioni sociali cittadine, condividendo i principi fondanti, partendo dalla tutela del patrimonio cittadino, da una analisi professionale e pubblica delle reali esigenze abitative,e aprendo all’innovazione.
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Programmare giornate di studio pubbliche (sorta di stati generali), anche per la revisione di vincoli e classificazioni urbanistiche, in relazione alla nuova realtà dei territori e ai cambiamenti avvenuti.
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Mappare i contenitori vuoti nel centro storico e le aree da riqualificare in periferia
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Individuare gli edifici da riqualificare o recuperare, e pensare a demolire gli “obbrobri”, anche tramite dei bandi per la presentazione di progetti da mettere a confronto e valutare
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Prevedere possibilità di costruire strutture di dimensioni contenute, meglio se per esigenze familiari, con interventi di completamento in zone morfologicamente sicure, già densamente abitate, meglio se vicine o limitrofe al centro, privilegiando pareri oggettivi e motivati e non la discutibile soggettività.
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Favorire la nuova modesta edificazione vincolandola all’adozione delle nuove norme antisismiche, del rischio idrogeologico, e dei nuovi strumenti per la riduzione del consumo energetico.
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Pretendere dagli uffici tecnici comunali un comportamento imparziale, con risposte rapide e precise.
Condividere questi punti rappresenterebbe un atteggiamento molto più serio, responsabile e lungimirante, di spot e slogan ingannevoli e assurdi come il consumo ZERO del territorio “tout court”. Non solo favorirebbe il rilancio del settore in grave crisi, ma rappresenterebbe anche un momento di chiarimento su quanto successo in passato, e un percorso chiaro, serio e partecipato per quanto riguarda il nuovo Piano Operativo che sembra proceda con una fretta sospetta, modalità che ricorda il disastro fatto dalla giunta Cenni, (e dagli uffici tecnici?), guarda caso anch’esso in prossimità delle elezioni amministrative?”.