di Pierluigi Piccini
SIENA. Cosa è successo all’assemblea del Microcredito di solidarietà convocata per il rinnovo delle cariche societarie? È accaduto che la proposta di presidenza fatta dal Comune di Siena nella persona di Vittorio Stelo ha ottenuto il 55% dei voti, con la Consulta del volontariato che si è astenuta e ha presentato una lettera di contestazione per le procedure organizzative messe in atto. L’iter, per la prima volta, ha escluso proprio il volontariato dalla concertazione fra le parti che gestiscono il Microcredito. È stata estromessa la componente essenziale del volontariato che assicura il “raccordo fondamentale fra la Società in oggetto e il territorio senese e che quotidianamente ne manda avanti la struttura”.
Nei fatti cosa è accaduto? Il Comune di Siena e il Monte dei Paschi hanno trovato un accordo fra di loro per imporre il nome del presidente del Microcredito escludendo gli altri soci dalla concertazione. Tale comportamento ha fatto registrare anche l’astensione della Curia di Siena e quella di Montepulciano. Divisioni che sono apparse evidenti quando l’assemblea ha proceduto alla votazione del vicepresidente, che ha ottenuto il 100% dei voti. Per la gestione di una società come quella del Microcredito di solidarietà, nata proprio per volere del volontariato, è indispensabile che le varie componenti istituzionali e sociali trovino un accordo che accontenti tutte le parti coinvolte. La decisione di procedere con accordi separati crea una situazione di grave preoccupazione perché dimostra la volontà di superare e mortificare i cosiddetti organi intermedi, indispensabili per società complesse come quella senese. Smaschera una gestione amministrativa falsamente popolare, intenta solo a occupare spazi di potere con persone che hanno assicurato fedeltà elettorale. Ignora le competenze, e questo del Microcredito non è l’unico caso a cui abbiamo assistito. L’Amministrazione comunale, inoltre, mette in atto dei bandi-burla dove si sa chi sarà nominato ancor prima del loro svolgimento. Insomma nulla di nuovo, e il ritornello che “prima avveniva la stessa cosa” non ci consola: avremmo sperato in una vera discontinuità, un vero cambiamento. Non è che se prima qualcuno ha sbagliato, il fatto che si continui nell’errore ci rincuori. Ciò dimostra solo che la gestione del potere è rimasta uguale, così come il lento deperimento della nostra società.